Solo chi non legge e chi non guarda la tv può non essersi accorto che continua la guerra di Tito Boeri contro i pensionati e contro le pensioni.
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, pressoché con cadenza quotidiana, occupa i giornali, le televisioni e i mass media, suonando in continuazione una campana rotta. Insiste, il Boeri, nel voler tagliare le pensioni in essere. Quali? Tutte quelle superiori ai 3000 euro lordi/mese (1900 mensili netti), che lui – ricco da famiglia – afferma siano “d’oro”. Con i nostri soldi, il Boeri, vorrebbe finanziare una serie di situazioni socialmente “disagiate”: gli esodati, i disoccupati, le donne desiderose di pensione anticipata etc.
Invece che occuparsi di migliorare la gestione del pachiderma Inps, il Boeri – nominato presidente Inps da Renzi in qualità di tecnico – si è dilettato (e si diletta) a proporre a destra ed a manca una soluzione “politica” del disagio sociale, soluzione che vede come unico “bancomat economico”, le nostre pensioni. Proprio quelle pensioni che noi, ex dipendenti pubblici, abbiamo “conquistato” con lunghi decenni di lavoro e di contributi pagati alla fonte. Pensioni correttamente maturate, correttamente calcolate, pensioni largamente tassate, molto più che nel resto d’Europa. Come voi sapete, le nostre pensioni non sono più state rivalutate da parecchi anni. Come voi sapete, nonostante la sentenza primaverile della consulta, Renzi ha restituito a pochi il 20% del furto perpetrato negli anni 2012-2013, furto che continua ancora e che continuerà anche negli anni a venire.
Boeri finge di non conoscere questi tagli pensionistici e vuole combattere il disagio sociale, derubando noi e creando nuovi poveri. Il riferimento (voluto), è verso le fasce pensionistiche più basse e le pensioni di reversibilità. Boeri diffonde le sue proposte “politiche” a destra ed a manca e il governo non lo smentisce. Poche, flebili, voci, tra cui le nostre, cercano di contrastare le pericolose idee del bocconiano a capo dell’Inps. Noi pensiamo che i denari per la lotta alla povertà debbano essere trovati combattendo l’evasione fiscale, introducendo nelle norme fiscali il contrasto di interesse, riducendo gli sprechi della politica e della pubblica amministrazione. Invece si continua a derubare i pensionati che hanno lavorato per 40 anni e più, e che hanno versato fior di contributi. Perché non si chiudono le province (o le regioni)? Perché non si chiudono le partecipate in perdita? Perché non si accorpano le regioni e i comuni con pochi abitanti? Perché non si eliminano le regioni e le province autonome? Perché non si fa chiarezza nei bilanci dell’ Inps, separando l’assistenza dalla previdenza?
Basta con i furti ai pensionati, solo perché non possono difendersi. È ora che i pensionati facciano sentire la loro voce. È ora che il palazzo senta che il vento sta cambiando; è ora che senta che le “presunte pecore” sono stanche di essere tosate. Continuiamo nell’azione di autotutela. Oltre a quanto già fatto (azioni legali, lettere di protesta) e quanto faremo (nuove azioni legali) invitiamo tutti ad attivarsi, ora. In che modo? Diffondendo questa lettera a 10 amici pensionati; inviandoci indirizzi e-mail di altri pensionati; inviando copia di questa letterina anche a: matteo@governo.it
Stefano Biasoli ed Ennio Orsini