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Carta e digitale alla “grid parity”

E’ ormai chiaro che come filiera della carta, ma più in generale come cittadini e imprese, siamo a favore dell’integrazione dei diversi supporti, quali carta e digitale. Ciò detto quello che però manca è una costante attenzione alla lettura (sia essa su digitale e/o su carta), alla sua importanza per l’apprendimento e per la crescita di ognuno di noi. In Italia si legge poco e sembra che leggano poco anche i manager. Insomma, c’è poca attenzione al “fitness mentale”. Mentre, invece, tanti cercano di fare del “fitness fisico”, con la possibilità di una corrispondente detrazione nella denuncia dei redditi.

Molti cercano la compagnia di qualche animale domestico: e anche in questo caso è possibile fare una detrazione per le relative spese veterinarie. Non così per la lettura, nonostante che al pari del fitness e degli animali da compagnia, dovrebbe essere considerata un fenomeno degno di attenzione. Non solo perché ciò è importante per la formazione di ogni individuo, ma anche perché la filiera della carta, della grafica, della stampa e dell’editoria muove un fatturato di circa 31 miliardi di euro.

Vero che il Governo sta dedicando un po’ di attenzione al settore dell’editoria. Infatti, siamo ormai arrivati alla “grid parity”, prendendo a prestito un termine dal campo energetico. Infatti, la Legge di Stabilità 2015 ha portato l’IVA al 4% per i libri digitali e la stessa misura verrà approvata per i giornali e le riviste, secondo quanto previsto dalla Legge di Stabilità 2016, il cui iter è iniziato al Senato.

Non vi è più alcuna differenza sotto il profilo IVA tra edizioni su carta e quelle in digitale. Siamo ormai alla “grid parity”. Tuttavia, nonostante le proposte presentate in Parlamento, manca ancora una misura che consideri la lettura in sé un fenomeno degno di attenzione al pari della palestra e delle spese veterinarie.

Le forme possono essere diverse: quella della detrazione? Quella del bonus rivolto ai giovani? Insomma, all’art. 33, comma 33 della Legge di Stabilità 2016 (che ora prevede la riduzione al 4% per giornali e quotidiani digitali) potrebbe essere aggiunto un bel comma con l’introduzione di una misura per la promozione della lettura.

Ad esempio un “bonus” da attribuirsi a tutti i giovani di età compresa tra i 18 e 25 anni per l’acquisto libri, giornali o abbonamenti a riviste o quotidiani, pagando soltanto il 25% del prezzo di copertina. Il rimanente 75% sarebbe a carico dello Stato fino ad un livello pari a 80-100 euro per ogni giovane lettore. Gli 80 euro per la cultura. Magico numero che potrebbe spingere anche la formazione e i consumi culturali.

Ma invece di dedicarsi a obiettivi a tutto tondo, che coinvolgano tutti e i diversi supporti, si continua a promuovere un tecnologia piuttosto che un’altra. Su questo, nell’AC 3317 sull’editoria (all’esame della Commissione Cultura della Camera), troviamo almeno un paio di esempio:

1) a) all’art. 3 comma 2, lett d) punto 1) in cui si fa riferimento all’obbligatorietà dell’edizione in formato digitale per accedere ai contributi (“anche eventualmente in parallelo con l’edizione in formato cartaceo”): se obbligo vi deve essere esso non può essere discriminatorio;

2) all’art. 3, comma 2 lett m) in cui si fa riferimento a iniziative volte a promuovere la lettura dei quotidiani on line: come si scriveva in premessa la lettura va promossa in sè, utilizzando i diversi supporti e apprezzando i vantaggi che ognuno di essi può dare in termini di apprendimento e didattica.

Quasi che la “grid parity” di cui si è scritto sopra non esistesse e che il mercato ed i consumatori non siano in grado di apprezzarla!


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