Shenyang, nord della Cina. Inizia l’inverno e ricomincia, come tutti gli anni, la paura dell’inquinamento. Il Governo Cinese teme queste cappe di smog più delle periodiche crisi con il Giappone. L’impegno per evitare il ripetersi di queste brutte giornate è sempre maggiore, eppure ogni anno si ricomincia. La vittima più illustre delle cupe cappe di smog invernali è Pechino.
E’ un’eredità dei Mongoli, che, quando invasero il nord della Cina, stabilirono la loro capitale (Cambaluc, la città del Gran Khan, come la chiamava Marco Polo) vicino alle montagne che dividono la Cina dalla Mongolia, in una regione arida, semidesertica, al centro della parte settentrionale della North China Plain.
Shenyang (8.000.000 di abitanti), capitale della Provincia di Liaoning, è all’estremo nordest della pianura. Complessivamente stiamo parlando di un territorio di circa 750.000 km2, più del doppio dell’Italia, 16 volte la Pianura Padana. Questo territorio immenso, simile da un punto di vista morfologico alla parte lombarda della Pianura Padana, è il più densamente popolato della Cina, il più ricco ed industrializzato, soggetto a lunghi periodi di stabilità atmosferica, con scarsissime precipitazioni.
Industria, traffico, morfologia e condizioni atmosferiche formano il mix perfetto per episodi di smog anche molto gravi, che infatti si ripetono praticamente tutti gli anni ed anche più volte l’anno.
La situazione dell’inquinamento dell’aria nelle grandi città della Cina ed in particolare a Pechino, crea continui mal di testa ai governanti Cinesi.
Quando si tenne a Pechino la Riunione dell’APEC, nel novembre del 2014, il Governo fece chiudere tutti gli uffici pubblici per una settimana, impose le targhe alterne per le auto, chiuse le scuole, ritardò a dopo il vertice l’accensione degli impianti di teleriscaldamento. In questo modo in effetti riuscì ad assicurare ai delegati APEC una settimana di cieli puliti, però ovviamente questi sono provvedimenti tampone, del tutto eccezionali.
E così, visto che la morfologia e meteorologia della Cina non si possono cambiare, il Governo Cinese è costretto a prendere misure per ridurre le fonti dell’inquinamento.
E’ un cambiamento epocale, in corso dalla Presidenza di Hu Jintao, che con Xi Jinping ha incominciato a correre. Non si tratta solo di modificare questo o quello standard, ridurre questo o quello limite di emissione, si tratta di cambiare paradigma economico modificare la struttura energetica del Paese e riformare e riequilibrare la struttura di comando. Non sono slogan, ma politiche reali come si può vedere dalla outline del 13simo Piano quinquennale.
Facciamo un rapido elenco:
• La Cina era l’officina, la fabbrica del mondo, questo era lo slogan ripetuto infinite volte a partire da Deng XiaoPing.
Come risponde il Segretario del Partito Xi Jinping, nell’ultimo piano quinquennale? Il nuovo sviluppo dell’economia cinese sarà basato sui consumi interni, sull’innovazione tecnologica e l’industria high tech e sui servizi.
• Il sistema energetico Cinese era fondato sul carbone (di cui la Cina ha grandi riserve).
Di nuovo, nel piano si dice che andranno usate fonti energetiche meno inquinanti, aumentando le energie rinnovabili, il gas ed il nucleare.
• La leadership era valutata sulla base della capacità di creare sviluppo economico a qualsiasi costo.
D’ora in poi chi produrrà danni all’ambiente ne risponderà penalmente.
In pratica nel Piano ci sono sia le misure di riforma economica che servono per uno sviluppo più sostenibile ed una riduzione dell’inquinamento, sia una riforma della governance che dovrebbe cambiare l’atteggiamento dei funzionari e dei politici di fronte a questi problemi.
Ci riuscirà Xi Jinping? E’ presto per dirlo; le intenzioni sembrano serie, ma servirà tempo ed una quantità di risorse economiche quasi sterminata. Solo cambiare la struttura del sistema energetico avrà costi economici e sociali enormi.
Nel frattempo, se non pioverà e se non verrà un po’ di vento freddo dalla Mongolia, nuove giornate di smog si presenteranno e ricominceranno gli articoli sui giornali e la gente riprenderà a lamentarsi ed a mugugnare sotto la mascherina. D’altro canto la nuova classe media cinese, secondo tutti i sondaggi, mette la qualità dell’ambiente e la sicurezza sociale in cima alle sue preoccupazioni. Le giornate di smog forte sono una causa di malcontento diffuso e sono anche considerate un tangibile segno di inefficienza del Governo.
Xi Jinping non può assolutamente perdere questa scommessa.