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Cisco: ecco come il digitale valorizzerà l’eccellenza italiana

Internet of Things o Internet of Everything sono concetti di cui il mondo dell’hitech parla da alcuni anni ma capire il significato dell’opportunità digitale legata alla Internet of Everything e avere la capacità di sfruttarla è una sfida ancora da cogliere a pieno. Un evento come l’IoE Talks organizzato da Cisco ha l’obiettivo di evidenziare quali siano i motori della trasformazione digitale in Italia e su quali elementi far leva: il colosso americano parla di un “insieme di vocazioni, territori, risorse umane ed economiche unico nel suo genere che già possediamo e che può prendere nuova vita nella creazione di nuove connessioni”. “Grazie al digitale possiamo valorizzare l’identità sociale e culturale, l’eccellenza, il talento, la capacità di innovazione facendoli diventare parte di una rete capace di mettere in movimento l’Italia e migliorare davvero la qualità della vita per ognuno di noi”, ha spiegato Agostino Santoni, Amministratore delegato di Cisco Italia.

ITALIA PAESE DELLE POSSIBILITA’

Cisco Italia è impegnata in prima linea “per far tornare l’Italia ad essere il Paese delle possibilità”, un concetto che va oltre quello di digitalizzazione del Paese, ha indicato Santoni. Cisco vuole accelerare questa trasformazione concentrandosi su alcuni fronti. Il primo è quello delle infrastrutture strategiche, dove Cisco pensa di “poter dare un contributo eccezionale, anzi già lo facciamo con tanti attori in Italia”, ha sottolineato l’AD. Bene dunque il piano ultra banda larga – Cisco vuole avere un ruolo nella banda e nella connettività – ma non basta: per consentire la crescita nel mondo digitale occorre lavorare su molteplici aspetti. Santoni ha sottolineato le collaborazioni di Cisco per agevolare il settore dello smart green, ricordando che l’Italia è il Paese che ha il numero più alto di contatori intelligenti al mondo (oltre 40 milioni) e che questo primato nella distribuzione elettrica si può replicare nella distribuzione del gas e dell’acqua.

Altra infrastruttura strategica è quella della cyber-security: Cisco ha un team di 6.000 persone che ogni giorno bloccano più di 20 miliardi di eventi nel mondo e in l’Italia, come in ogni Paese, per abilitare la rivoluzione digitale è fondamentale mettere al centro dell’infrastruttura la sicurezza, combinando sicurezza fisica e digitale. “Data everywhere” deve corrispondere a “sicurezza everywhere e innovation everywhere”, ha ammonito anche il Vice President South Europe Cisco David Bevilacqua.

LA VISIONE DELL’INDUSTRIA 4.0

Cisco in Italia vede tre industrie chiave con cui collaborare per costruire un Paese digitale: Pubblica amministrazione, agroalimentare e manifattura. Sia Santoni che Bevilacqua
 hanno ricordato le opportunità di quella che oggi viene chiamata Industry 4.0: il 19% della nostra economia è nell’industria manifatturiera e alle imprese va comunicata meglio l’importanza dell’utilizzo dei dati, dell’automazione e della connettività e come le interfacce digitali cambiano il modello di business. Nell’agroalimentre la digitalizzazione dei processi di funzionamento permette anche una tracciabilità senza precedenti, che aiuta a “trovare ricavi incrementali di almeno 60 miliardi di euro l’anno: tanto infatti gli imprenditori perdono oggi a causa della contraffazione del Made in Italy”, ha indicato Santoni. Questi temi sono così centrali per Cisco che nei programmi della sua Networking Academy, che forma ogni anno 22.000 studenti in scuole e università, sono appena state inserite nuove attività di formazione legate proprio alla cyber-security e a Industry 4.0.

“Non c’è innovazione senza immaginazione”, ha sottolineato Bevilacqua; “l’era digitale non è la fine dell’umanità ma il ritorno all’umanità”. Tuttavia, i nuovi paradigmi dell’industria 4.0 richiedono alle imprese di trovare nuove leve per la loro competitività: capacità di assumersi i rischi e investire, puntare sui talenti, essere veloci. Nell’Industry 4.0 non è il più grande che vince sul più piccolo, ma il più veloce sul più lento, ha ammonito Bevilacqua. Cambiare ora è imperativo: 4 aziende su 10 falliranno o perderanno la loro posizione di leader di mercato nei prossimi 5 anni.

IL RAPPORTO CON LE START-UP

La capacità di attrarre talenti è tra i fattori determinanti per il successo delle imprese oggi. Attingere al bacino di innovazione dei centri di ricerca e delle start-up è altrettanto importante. Open innovation è un’altra parola d’ordine per Cisco che Santoni ha voluto sottolineare: “E’ vero che Cisco è nata nella Silicon Valley, ma ha l’ambizione di dimostrare che l’innovazione avviene anche in Italia e lavora con start-up e venture capital italiani, favorendo la contaminazione, mettendo a disposizione gli asset Cisco, connettendo il mondo degli incubatori e delle imprese, facendo crescere le start-up”.

NUMERI E ESSENZA DELLA INTERNET OF EVERYTHING

Se Bevilacqua ha fornito i numeri del mondo dove tutto è connesso (4,4 miliardi di zettabyte di dati nel 2013 che diventeranno 44 miliardi nel 2020; il 90% dei dati è stato creato negli ultimi due anni), a indagare la più profonda essenza della Internet of Everything è intervenuto  il filosofo Luciano Floridi 
(Professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione, Oxford University): la rete interconnessa in cui cose e persone si parlano è un sistema in cui l’informazione non è più staticamente collocata o dentro o fuori un certo perimetro, ma può fluidamente passare dall’uno all’altro, dal dentro al fuori e viceversa. In filosofia si parla di informazione diegetica (dentro il testo) o non diegetica (fuori dal testo): nella Internet di tutte le cose entriamo nell’era del transdiegetico e la novità più entusiasmante è che siamo noi a controllare questo flusso di dati dinamici grazie all’interattività. Siamo noi gli “attori protagonisti”.

DA CASABLANCA ALLE APP MOBILI

Floridi ha illustrato i concetti con esempi tratti da film e videogames: nel grande classico Casablanca diretto da Michael Curtiz, nella scena in cui Ingrid Bergman nel bar chiede a Sam di suonare al piano la canzone “As time goes by”, la musica è un elemento diegetico, un’informazione dentro il film di cui i personaggi fruiscono, la sentiamo noi ma la sentono anche loro. Non così nella scena dello struggente addio tra Humphrey Bogart e la Bergman sulla pista dove l’aereo sta per partire: la stessa musica suona in sottofondo, ma ora siamo solo noi spettatori a sentirla e non i personaggi del film (informazione non diegetica). Film successivi, videogames e altre forme d’arte hanno trovato il modo di spezzare questa barriera e la Internet of Everything è la consacrazione di questa osmosi dentro-fuori.

Non si tratta solo di speculazioni filosofiche, ha sottolineato Floridi, ma di fenomeni con applicazioni concrete: uno scambio transdiegetico è quello che avviene nelle app mobili create per combattere la diffusione del diabete (l’Oms stima che nel 2030 sarà la settima causa di morte nel mondo) che permettono di gestire dati utili alla prevenzione e alla cura e consentono una partecipazione interattiva del paziente. Che cosa ci possiamo dunque aspettare nel futuro? “Altre soluzioni per la transdiegetizzazione delle informazioni”, ha indicato Floridi, perché i dati ci sono, ma noi non li utilizziamo che in minima parte. E ancora: più gamification (applicazione di elementi del mondo dei giochi in altri campi) per favorire le interazioni dinamiche, più accordi tra grandi imprese della tecnologia, perché per la transdiegetizzazione occorrono grandi investimenti e capacità vedere futuro, e anche qualche rompicapo in più di ordine etico, legale e sociale (Elsi) con cui fare i conti.

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