Il petrolio è a un punto di svolta? Sì, secondo Bank Of America Merrill Lynch: “il peggio è alle spalle nel mercato globale del petrolio – scrivono gli analisti della banca d’affari Usa – e lo dimostra il recente movimento al rialzo del Brent a 54 dollari al barile”. Il greggio smetterà di calare, insomma e nel medio termine, sempre secondo la banca americana, potrebbe muoversi “nel range 60-80 dollari”. Non solo i broker, anche le major iniziano a crederci.
CI CREDE ANCHE L’INDUSTRIA
Lo ha raccontato il Sole: “Partecipando a un convegno a Londra, molto vicino alle orecchie dei traders, il ceo di Shell, il segretario generale dell’Opec e il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) hanno tutti descritto un mercato che inizia, sia pure lentamente, a riequilibrarsi”. A dare forza a questa idea anche i dati della Energy Information Administration, secondo cui “la produzione di greggio Usa è diminuita di 120mila barili al giorno in settembre e il declino continuerà fino ad agosto 2016. Contemporaneamente, secondo l’Eia, la domanda crescerà al ritmo più veloce da sei anni”.
UN ANNO E MEZZO PER VEDERE IL RIALZO
Ma prima di vedere questo movimento ci vorrà del tempo, forse un anno e mezzo, come indicato dal segretario generale dell’Opec Abdullah Al Badri, tempo necessario a liberarsi di “un’eccedenza di 200 milioni di barili sul mercato”.
MAJOR EUROPEE PRONTE AD ALZARE LA TESTA
In ogni caso, le major del petrolio non sono state a guardare e si preparano a raccogliere i frutti del lavoro fatto per contrastare il crollo feroce delle quotazioni del greggio. In particolare in Europa potrebbero aver toccato il minimo, “dopo aver perso il 60% anno su anno nei conti del terzo trimestre”. Lo afferma, Martijn Rats, chief analyst di Morgan Stanley. Torna l’ottimismo anche per Barclays: “Il 2015 è stato tutt’altro che un anno idea e per il settore dei servizi per il petrolio – scrivono gli analisti della banca britannica – il capex è crollato del 20% e si attende un calo ulteriore nel 2016. Tuttavia l’industria non è stata ferma. I costi sono stati tagliati e sono state progettate nuove forme di pensiero e di lavoro: anche il sentiment sono cambiati”.
RALLY ALLE PORTE
Sostanzialmente, tutti i protagonisti si sono adattati al mutato contesto di un petrolio a sconto e quindi nell’attesa di un rialzo che comunque ci sarà, utili e titoli hanno smesso di calare. Scrivono Joseph Mezrich e Adam Gould, analisti di Nomura: “Nel mercato attuale vediamo echi del 1986, in particolare nel significativo impatto sul sentiment di collasso nei prezzi del petrolio e nel conseguente pessimismo che ora è prezzato nelle previsioni di utile del consensus. E allora il rally è alle porte, nella misura del 9,6%”.