Il dipartimento di Stato americano avrebbe accettato una richiesta di vecchia data dell’Italia di poter armare i suoi due droni MQ-9 Reaper. La notizia è stata rivelata da due funzionari americani alla Reuters.
L’EQUIPAGGIAMENTO
I veicoli senza pilota dell’Aeronautica Militare saranno così equipaggiati con missili Hellfire, bombe a guida laser e altro genere di munizioni che renderanno gli Uav italiani in grado di colpire bersagli e non soltanto di condurre operazioni di monitoraggio e intelligence. Si tratta della prima decisione del genere dopo la nuova politica più restrittiva istituita dagli Stati Uniti a febbraio, basata sul “presupposto di rifiuto”. L’Italia diventerebbe così il secondo Paese a ricevere questo “trattamento di favore” da Washington, dopo il Regno Unito (i britannici hanno i droni armati dal 2007). Ora il Congresso ha 15 giorni di tempo per bloccare la vendita, ma sembra una circostanza improbabile).
L’ITALIA
La richiesta italiana era in piedi dal 2012, dopo che l’Aviazione di Roma aveva acquistato i due Reaper nel 2009, messi poi a disposizione del 32° Stormo di stanza all’aeroporto di Foggia-Amendola “L’Italia è un membro responsabile della comunità internazionale ed è stata con noi in ogni recente operazione della Nato guidata dagli Stati Uniti”, ha detto uno dei due funzionari che hanno parlato in anonimato all’agenzia stampa. Anche la Turchia ha aperto una trattativa simile, ma ancora non ha ricevuto risposta.
L’AFFARE
Si tratta di un affare da quasi 130 milioni di dollari, che vedrà la ditta Usa costruttrice dei velivoli, la General Atomics come prime contractor. La proposta comprende la fornitura di 156 missili AGM-114R2 Hellfire, costruiti dalla Lockheed Martin, 20 GBU-12, 30 GBU-38 e i Joint Direct Attack Munitions (i Jdam, sistemi in grado di trasformare queste bomba a gravità in bombe guidate).
COSA CAMBIA
I funzionari hanno avvisato che la decisione non apre la strada ad una nuova policy sulla concessione di questo genere di armamenti. I droni hanno avuto un ruolo controverso nelle attività militari americane: se da un lato sono stati molto utilizzati per i programmi di counterterrorism voluti da Barack Obama in varie parti dal mondo (Siria, Iraq, Pakistan, Afghanistan, Yemen, Somalia) per la capacità di colpire senza mettere a rischio i propri soldati, dall’altro sono stati a volte criticati per alcuni incidenti che hanno coinvolto vittime civili.
I DETTAGLI
I Reaper sono operativi dal 2007: la loro autonomia di volo a pieno carico (cioè armati) è di 14 ore. Se, come previsto da diversi osservatori internazionali, l’Italia dovesse intestarsi la guida di un’ipotetica missione in Libia contro lo Stato Islamico (subordinata alla stabilizzazione formale del Paese), i Reaper potrebbero essere lo strumento con cui sorvegliare, tracciare e colpire, gli obiettivi sensibili jihadisti. È possibile, infatti, che a questo punto Washington chieda a Roma un impegno più attivo sui fronti caldi della lotta al terrorismo, Iraq, Siria, (poi Libia), o Afghanistan.