Con la partecipazione alla manifestazione di Bologna, al traino di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi ha abbracciato le forze anti-europeiste, ponendosi fuori dal tracciato del Partito popolare europeo di cui Forza Italia fa parte. In un tale scenario, per le forze popolari e liberali di centro e centrodestra che dall’Italia guardano al Ppe, diviene inevitabile un’alleanza con il Pd del premier Matteo Renzi. Ne è convinto Rocco Buttiglione, deputato di Area Popolare, già ministro e vicepresidente della Camera con l’Udc, che in questo colloquio analizza l’evoluzione del centrodestra italiano e del suo (ex?) leader, inserendosi nel dibattito lanciato da Formiche.net cui ha risposto anche il professor Benedetto Ippolito.
L’EUROPA E’ IL VERO SPARTIACQUE
La nuova frattura che attraversa il mondo politico si chiama Europa. Anzi, Unione europea. “L’Europa – ragiona Buttiglione – ha vissuto una crisi drammatica dalla quale però sta uscendo con la vittoria di chi ha sostenuto e difeso il modello europeo. Dall’Irlanda alla Spagna fino a Portogallo e Grecia, dove comunque hanno scelto per l’Europa, c’è stato un indebolimento delle forze populiste e si è dato fiducia ai governi che hanno seguito politiche di rigore. Ora in tutti i Paesi le forze politiche si dividono su chi oggi è per l’Europa e chi contro, chi difende un modello fatto di economia sociale di mercato, stabilità monetaria con l’euro e riforme, e chi lo vuole abbattere”. Questa frattura politica attraversa anche l’Italia, dove “le divisioni tra centrodestra e centrosinistra passano in secondo piano perché prima di tutto occorre rispondere alla domanda: sei a favore dell’Europa o no?”.
LA VIA BERLUSCONIANA E IL DILEMMA DEL PPE
Di fronte a questo spartiacque, il centrodestra italiano che fa? “Con la partecipazione alla manifestazione di Bologna – risponde Buttiglione -, Berlusconi si colloca dalla parte della non Europa. Non che sia una sorpresa, però credo che a questo punto per lui sarà difficile rimanere nel Ppe trovandosi al traino di forze vicine a Marine Le Pen”. L’ex ministro udc sottolinea poi come le ultime mosse di Berlusconi stiano creando “molti problemi dentro Forza Italia, dove ci sono diversi esponenti che credono nel progetto del Ppe, a partire da Antonio Tajani che non è stato affatto un cattivo commissario europeo. Anche una buona parte degli elettori di Forza Italia è per l’Europa e per l’euro, e non per l’audace movimento di Salvini che si ispira al Marocco”.
Ma c’è stato un cambio di rotta nella politica berlusconiana? Secondo Buttiglione sì, perlomeno in parte. “In altri tempi Berlusconi non diceva di uscire dall’Europa, di stampare moneta in grande quantità e darla a tutti, e soprattutto in politica estera lasciava lavorare personalità del calibro di Franco Frattini e dello steso Tajani”.
Seppure la nuova via berlusconiana ponga seri problemi alla permanenza di Fi nel Ppe, il deputato di Ap non prevede stravolgimenti. “Non vedo in questo momento la convenienza da parte del Ppe ad avviare una procedura di esclusione di Fi, e nemmeno una convenienza di Fi a spingersi fino a farsi buttare fuori”.
IL RUOLO DI SALVINI
Chi invece punterà a “cambiare la linea di Forza Italia è Salvini”. Il motivo? “Deve distruggere Berlusconi per prendersi l suo spazio politico”. “Berlusconi infatti – continua Buttiglione – ha sempre fatto politica avendo chiaro di essere unico e insostituibile, il numero uno, e su questo ha polarizzato l’elettorato. Salvini ha quindi interesse a umiliarlo per dimostrare che l’ex Cav non è più il numero uno, e questo può avere conseguenze devastanti per un partito incentrato sul primato del leader che non ne ha nemmeno preparato la successione. Salvini ha quindi tutto l’interesse ad accentuare le posizioni anti-europee di Berlusconi”.
IL CENTRO MODERATO E RENZI
A questo punto, che fa il centro? Come si comporta quel “terzo assente” di cui ha parlato il politologo Gianfranco Pasquino. “E’ impossibile ora costruire in Italia una coalizione europea senza Renzi, che si presenta come alleato inevitabile – afferma Buttiglione -. Se Berlusconi avesse fatto altre scelte, si sarebbe potuta costruire un’alternativa popolare a Renzi, ma in queste condizioni non ci possono essere due partiti europeisti che si contendono il terreno, perderebbero le elezioni consegnando il Paese ai populisti. Per questo le forze europeiste devono unirsi”. Da un lato, quindi, il Pd renziano e dall’altro “un partito di centro che nel medio-lungo termine può ricostruire una democrazia dell’alternanza col Pd, ma nell’immediato non può che farci insieme la grande coalizione”.
“CI SERVIREBBE UN EPIFANI”
Tuttavia, se gli elettori hanno iniziato ad abbandonare Berlusconi, “non possiamo certo dire che sono venuti da noi” ammette il deputato di Area Popolare. “Dobbiamo chiederci dove abbiamo sbagliato, forse questa alleanza popolare non è mai nata per davvero, limitandosi ai soli gruppi parlamentari senza arrivare nei territori. Quando gli elettori si staccano da Berlusconi, si guardano attorno ma non ci vedono”. Guai però a discutere di leader, “una questione che adesso andrebbe messa tra parentesi”, chiosa Buttiglione. “Abbiamo bisogno di un Guglielmo Epifani (l’ex segretario dem che ha traghettato il Pd da Pierluigi Bersani a Renzi, ndr), una personalità senza particolari ambizioni personali di leadership ma capace di attivare un processo di selezione di un leader. Facciamo le nostre primarie, facciamole durare un anno, e magari ci troveremo con un sindaco oggi sconosciuto che emerge a livello nazionale”.