“Collaborerò con la Gendarmeria vaticana per far emergere la verità. Collaborare non significa autoaccusarsi: sono estranea da tutto“. Sono le parole con cui Francesca Immacolata Chaouqui, arrestata e poi rilasciata, offre una sua prima versione dei fatti su chi l’accusa, in queste ore, di essere di uno dei “corvi” del nuovo caso Vatileaks.
Mentre sul suo profilo Facebook aggiunge: “Non sono un corvo, non ho tradito il Papa. Non ho mai dato un foglio a nessuno. Mai a nessuno. Emergerà presto ne ho la certezza e la totale fiducia negli inquirenti. Non c’è niente che abbia amato e difeso più della Chiesa e del Papa. Neanche la mia dignità. Avrei potuto stare a casa e non presentarmi in Vaticano ma come sempre Ho anteposto il Papa a qualsiasi cosa. Adesso le cose andranno a posto. Niente compatimenti per favore, io sono a testa alta, niente di cui vergognarmi“.
La trentatreenne, nata da padre marocchino e madre italiana e originaria di San Sosti (Cosenza, Calabria), era una dei componenti della disciolta Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative vaticane, istituita nel luglio 2013 su impulso di Papa Francesco per vagliare i conti di tutti i dicasteri e migliorarne la gestione complessiva. Proprio su documenti riservati provenienti dall’organismo, e non solo, si basano due libri in uscita dopodomani, realizzati dai giornalisti Gianluigi Nuzzi (autore di “Via Crucis”, Chiarelettere) ed Emiliano Fittipaldi (nelle librerie con “Avarizia”, Feltrinelli) (qui alcune anticipazioni).
LA VERSIONE DI REPUBBLICA
“È tutto e niente, la Chaouqui“, scriveva ieri Repubblica. “Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, annovera nel curriculum tre anni passati nel grosso studio legale Orrick, Herrington & Sutcliffe… Di lei qualunque cosa è stata detta: che è una lobbista, protetta di Luigi Bisignani (con cui ha lavorato davvero), infiltrata dei servizi segreti americani, massona, vicina all’Opus Dei, millantatrice. Ora corvo. Voci che nascono da una domanda senza risposta: perché il Vaticano la chiamò… a far parte della Cosea… di cui il suo ex amico monsignor Vallejo Balda era segretario? In quel momento lavorava ad Ernst & Young, ma nessuno la conosceva“. Ma lei come descrive gioie e ostacoli incontrati sul suo percorso umano e professionale?
IL RACCONTO DELL’ESPRESSO
Nel 2013, subito dopo la sua nomina nella speciale commissione, si è raccontata sull’Espresso a Denise Pardo. “Tra tweet a dir poco imprudenti ma da lei ricusati come non suoi, foto allusive anche se coniugali sottratte illegalmente, secondo lei, dalla sua pagina Facebook, la sua nomina ha accesso le congetture più ardite sulla sua nomina e sulla sua persona“, scrisse il settimanale. E lei si difese così. “Nei miei confronti è partita l’ennesima operazione di sciacallaggio“.
L’OPUS DEI
La sua vocazione di comunicatrice nasce nella sua terra natale. “La caratteristica di donna giovane ed esuberante – scrisse Formiche.net – ben si concilia con la fede che coltiva anche grazie alla devozione in San Escrivà, fondatore dell’Opus Dei. Nel suo paese d’origine, San Sosti, avrà avuto modo di partecipare ad una speciale messa celebrata dal cardinale Claudio Hommes, brasiliano e fra i principali supporter di Bergoglio“.
I PRIMI INCONTRI
Parlando dei primi passi a Roma, spiegò all’Espresso di esserci arrivata “per iscrivermi all’università. A medicina non supero il test, allora passo a Giurisprudenza… Conosco gli assistenti dell’avvocato Carlo Taormina“. Nei suoi giri romani, si imbatte “in Sabino Ricci, ora scomparso: si occupava di un giornale, “Roma in”. Ricci accetta di farmi collaborare“, disse, “e io gli chiedo di affidarmi delle interviste al Senato“. Fu allora che incontrò Giulio Andreotti. “Provo a parlargli. Lui mi ascolta incredibilmente… Alla fine gli chiedo un consiglio: voglio entrare in uno studio legale, ma non conosco nessuno. Il senatore mi suggerisce di provare con il famosissimo Pavia e Ansaldo… Così mi presento da Pavia e Ansaldo. Mi fanno un colloquio, comincio a frequentare gli uffici, conosco il grande capo l’avvocato Ernesto Irace, e alla fine mi prendono come giovane di studio: avevo solo 22 anni. In un certo senso, vengo anche un po’ adottata. Tanto che un giorno per caso, il marchese Guerrieri Gonzaga, amico di Irace, mi presenta Marisa Pinto Olori del Poggio“, che da allora avrà un ruolo cruciale nella vita di Francesca Chaouqui. “La contessa che ha immense capacità di relazioni, mi indica, in un certo senso, un metodo… Lei mi insegna tutto… Io reagisco bene a queste nuove e stimolanti sollecitazioni. Sono ambiziosa e religiosa. Il training attecchisce, imparo velocemente la capacità di gestire le relazioni e governarle. Spesso la contessa mi porta con sé ai ricevimenti delle ambasciate, in ambienti vicini al Vaticano dove è molto conosciuta e apprezzata. Anch’io comincio a crearmi una prima piccola rete di conoscenze. Infatti, piano piano, mi ritaglio uno spazio nel campo delle relazioni esterne dello studio che erano praticamente inesistenti“.
I RAPPORTI
Dopo tre-quattro anni, racconta ancora all’Espresso, “lascio Pavia Ansaldo e passo al prestigioso studio internazionale Orrick, sede romana, dove lavoro con il partner Patrizio Messina. Il mio compito è contribuire a dare più visibilità al marchio. Ho un ruolo e lo gestisco. Mi iscrivo alla Ferpi, la federazione dei professionisti delle relazioni pubbliche. Entro in contatto con tutti i megacapi delle relazioni esterne delle mega aziende: professionisti come Gianluca Comin dell’Enel, Stefano Lucchini dell’Eni, una gran persona che mi ha dato ottimi consigli. A 27 anni sono quasi l’unica donna a essere presente a Cernobbio, al forum dello Studio Ambrosetti. La spettacolare terrazza dello studio Orrick in piazza della Croce rossa a Roma diventa sede di dibattiti, eventi, presentazioni di libri, uno lo ha moderato Gianluigi Nuzzi, di cui sono amica, l’autore di “Vaticano spa” e “Sua santità”. Lo studio ha contatti anche con Vedrò, l’associazione di Enrico Letta, dove mi iscrivo. Anche lui partecipa a un incontro. Da noi passa il meglio del potere, Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli, Giampiero Massolo, Franco Bassanini, il gotha del giornalismo italiano e straniero, tutti i grandi boss delle relazioni esterne. Nel marzo del 2013 lascio Orrick”. Passerà a Ernst&Young, nella sede italiana guidata da Donato Iacovone. Con la società firmerà “un contratto di consulenza per il team comunicazione“.
QUI VATICANO
Fino al momento in cui non riceve una telefonata di monsignor Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura per gli Affari economici, spagnolo, arrestato nell’ambito di Vatileaks 2. “«Potresti essere candidata al comitato referente sui dicasteri economici della Santa Sede. Mandami il tuo curriculum». Succede così. E vengo nominata. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, apprende della commissione e dei suoi componenti solo all’ufficializzazione del chirografo, l’atto con cui papa Francesco ci nomina“, si apprende dal settimanale. In Vaticano, spiega, “mi è capitato di vedere il cardinale Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, uno dei magnifici otto che devono riformare la Curia. E anche il cardinale Farina, archivista emerito dell’archivio segreto, e il cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso e protodiacono del Collegio cardinalizio, uno dei più cari amici della contessa. Sì, l’Opus Dei“, a cui la Chaouqui si è dichiarata “spiritualmente vicina” è “potente oggi in Vaticano: sia l’argentino Carlos Maria Nannei della prelatura dell’opera e procuratore della Santa Sede sia il capo supremo Javier Echevarria sono molto amici del Santo Padre“.
LE AMICIZIE
Da allora i suoi contatti si sono moltiplicati. Si fece notare, raccontò Formiche.net, anche da giornalisti, “dal direttore di Rai Tre Andrea Vianello all’allora direttrice, oggi condirettrice, del Tempo Sarina Biraghi“. Ai primi di maggio del 2013, “ha raccontato su Twitter della gioia di aver potuto pregare accanto al cardinale Sarah, presidente del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’. Suo marito lavora per la fondazione Santa Lucia, struttura cara ai cardinali Fiorenzo Angelini e Angelo Comastri, vicario del papa per lo Stato della Città del Vaticano“. Se verso la vecchia guardia vaticana (quella che è stata mediaticamente descritta come fare riferimento al cardinal Bertone) non fa mistero della propria disistima, raccontò ancora questa testata, “spende parole particolarmente elogiative per Ettore Gotti Tedeschi, l’economista che fu scelto da Benedetto XVI per fare pulizia allo Ior e che venne poi cacciato da quel groviglio di interessi opachi su cui ora toccherà a lei provare a fare chiarezza. Fra le curiosità riscontrate in rete, non si può non segnalare una sua battuta liquidatoria su Pellegrino Capaldo, esponente della finanza vaticana in auge con Giovanni Paolo II ma mai del tutto fuori dai giochi di San Pietro. Un vaticanista di prim’ordine come Giacomo Galeazzi l’ha ribattezzata già come “la lobbista di Francesco” ma, segno degno di maggiore interesse, l’ha paragonata a Wanda Poltawaska, celebre anche se discretissima collaboratrice (“consigliera”) di Woytila“.