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A cosa serve Giotto di Almaviva

Si chiama Giotto l’ultimo frutto di Almaviva, questa volta in collaborazione con Cisco. Almaviva, una delle società leader dell’Ict, ha appena sfornato la piattaforma Giotto, un concentrato attivo di soluzioni cloud per migliorare e rendere efficiente la vita di tutti i giorni, presentata ieri mattina negli uffici dell’azienda a Palazzo Colonna, alla presenza di numerosi esperti, tra cui Stefano Mainetti, della School of management del Politecnico di Milano.

CHE SUCCEDE CON GIOTTO

Aziende, case, stazioni, intere città, automobili e persino accessori potranno in sostanza essere connessi alla rete, trasmettere dati e interagire reciprocamente, così da creare un’unica grande connessione. E’ il mondo del cosiddetto “internet delle cose“, ossia la possibilità di collegare alla rete molteplici oggetti e dispositivi.

LA RIVOLUZIONE VIAGGIA (ANCHE) SUL TRENO 

Tanto per dare l’idea delle potenzialità di Giotto, vale la pena fare un esempio. Immaginiamo di stare dentro una stazione affollata di gente. E di poter vedere su di un monitor quante gente è in quel momento presente nella stazione. Giotto è un po’ questo. Se ne sono accorti anche alle Ferrovie, tanto che con l’inizio del Giubileo sui monitor delle Fs montati negli scali arriveranno le misurazioni in tempo reale delle persone che si trovano all’interno della stazione. In pratica un’informazione utile per la sicurezza, per l’efficienza dei servizi, per la possibilità da parte dei singoli di trovare sullo smartphone, agganciandosi al wifi, indicazioni tempestive sull’arrivo o sulla partenza dei treni, sul percorso per raggiungere la farmacia più vicina o la sala d’attesa. E poi, la radiografia offerta da Giotto nelle stazioni, offrirà anche un valido contributo alla sicurezza, che di questi tempi non guasta.

DAI TRASPORTI ALL’EFFICIENZA ENERGETICA

Giotto però non si ferma alla stazione. Ma arriva pure in casa, o in ufficio. Facendo risparmiare un bel po’ di quattrini. Ad Almaviva lo sanno bene, tanto che l’azienda, nell’arco di cinque anni, ha ottenuto un abbattimento del 63% dei consumi energetici applicando simili tecnologie nella propria sede. Un risultato che era un po’ nell’aria, considerato il fatto che già lo scorso anno un team di ricercatori aveva utilizzato i sistemi di monitoraggio energetico di Almaviva, vincendo il Solar Deacathlon.

UNA STRUTTURA CHE CAMBIA FORMA

Come hanno spiegato da Almaviva, la piattaforma è come un insieme di mattoncini con colori e forme differenti, ovvero componenti software compatibili e collegabili, in parte già parzialmente assemblati in elementi universali, riutilizzabili più volte, con cui creare forme utili e diverse. Al punto che si possono connettere in un unico ambiente differenti dispositivi e farli interagire con le persone, le applicazioni, i servizi e con altri dispositivi, raccogliendo ed elaborando i dati generati dai sensori e dai dispositivi connessi alla rete e metterli a disposizione di utenti finali, applicazioni e ulteriori dispositivi.

COSA HA DETTO TRIPI

Alberto Tripi, presidente di Almaviva, ha una sua idea sul rapporto tra italiani e informatica: “In Italia fatichiamo a vedere le possibilità di sviluppo delle tecnologie informatiche d’avanguardia, tanto che perdiamo lo 0,8% del Pil a causa degli investimenti inferiori alla media europea in questo campo”. Eppure, continua, “abbiamo doti di capacità e fantasia che ci permetterebbero di competere sulla sfera globale. Credo che la formula sperimentata in questo caso, due grandi gruppi che si muovono con la capacità d’innovazione di una start up, sia un modulo replicabile”. Tripi, un po’ scherzando e un po’ no, ha in questo senso rivolto un appello a Matteo Renzi, affinché “faccia un po’ come noi, ricerchi sempre l’innovazione. Sono stato con lui in Sud America nei giorni scorsi e mi pare che il premier abbia capito l’importanza dell’innovazione e il sostegno ad essa”.

UN MERCATO IN CRESCITA ESPONENZIALE

Nel futuro ci saranno sempre più oggetti “intelligenti”. Oltre 30 miliardi nel mondo entro il 2020, secondo alcuni studi. “Negli ultimi anni il settore dell’internet of things”, ha spiegato Mainetti, “si è trasformato, divenendo oggi un fenomeno dirompente. Anche in Italia sono entrati in campo player globali, grandi aziende e sono raddoppiati dall’anno scorso gli investimenti ricevuti dalle startup del settore: ma quando si parla di connessione di oggetti e di sviluppo di applicazioni “smart” diventa fondamentale trovare una modalità di integrazione universale, che superi i tradizionali silos tecnologici, per garantire un’accessibilità trasversale, sicura ed affidabile per tutti gli operatori, dalle grandi aziende alle startup”.


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