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Il Campidoglio scivola dalle prime pagine dei quotidiani

Finalmente il Campidoglio, con l’insediamento del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca, un siciliano arrivato dalla Prefettura di Milano, è uscito dalle prime pagine dei grandi giornali. Vi è rimasto, ma di traforo, solo sul romanissimo Messaggero, con un titolo a centro pagina di sole tre colonne, come si dice in gergo tecnico, e sul concittadino Tempo, con un’aperturina dedicata più alla ricerca dei candidati a sindaco per le elezioni di primavera che ad altro.

Sulle vicende capitoline e sulle “macerie”, come le ha chiamate l’Osservatore Romano, lasciate dall’ex sindaco Ignazio Marino, detronizzato dalla maggioranza dei consiglieri comunali dimessisi per mandarlo a casa, sono prevalse le elezioni turche, le goffe minacce della marina del governo di Tobruk contro le navi italiane, che avrebbero violato le loro acque affollate di scafisti, cioè di trafficanti di carne umana, le rovine ulteriormente dissestate del cimitero italiano di Tripoli, l’altra capitale della Libia post-gheddafiana, le gaffe del solito Carlo Tavecchio su ebrei e gay, le forbici ancora una volta minacciate dal presidente dell’Inps Tito Boeri contro i vitalizi parlamentari e le pensioni di latta, o poco più, scambiate per oro.

Persino il Fatto ha mollato il Campidoglio, preferendogli  il tribunale dove si aprirà il 5 novembre il processo di Mafia Capitale, dove sta arrivando, desecretato dal prefetto di Roma Franco Gabrielli, l’elenco dei 101 funzionari comunali sospettati di avere avuto rapporti con la malavita, allegato al rapporto d’agosto dello stesso Gabrielli inutilmente finalizzato a un più tempestivo commissariamento del Comune.

Sull’Unità, infine, le vicende romane sono rimaste in prima pagina solo per celebrare assai laicamente il primo incontro pubblico, sulle soglie del Cimitero del Verano, fra il commissario Tronca e il Papa, comprensibilmente sollevato dall’incubo dei giorni scorsi di trovarsi di nuovo di fronte, avvolto nella fascia tricolore di sindaco, il malandato Ignazio Marino. Che il Pontefice prese metaforicamente a sberle in una conferenza stampa improvvisata sull’aereo che lo riportava a Roma da Filadelfia. “Io quello non l’ho invitato. Chiaro?”, disse testualmente il Papa, poi redarguito da Marino per essersi occupato di lui, e non di Dio e dintorni.

E’ stata una celebrazione laica, quella dell’Unità, perché simpaticamente accompagnata da una vignetta nella quale Staino commenta la tempestività dell’incontro con il commissario Tronca con questa domanda preoccupata del mitico militante comunista. “Ma non è che questo Francesco sta pensando di farci uscire da Porta Pia?”.

Intanto n’è uscito in qualche modo Marino, al passo del bersagliere scolpito nella statua che sovrasta l’omonima piazza. O con la sua bicicletta d’ordinanza.

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