Il tema dei migranti non tiene banco solo nel Vecchio Continente. L’appello dell’amministrazione Obama, contro la decisione di un giudice di sospendere il decreto presidenziale sull’immigrazione, è stato rigettato, per due voti a uno, da un tribunale d’appello federale di New Orleans. Per la Casa Bianca si tratta di una nuova bocciatura legale, dopo quella seguita al ricorso del Texas e di altri 25 Stati contro il piano del capo di Stato.
IL PIANO OBAMA
La proposta del presidente democratico, varata con un ordine esecutivo a novembre scorso senza passare dal dibattito parlamentare, mirava a evitare il rimpatrio di oltre 4 milioni di immigrati irregolari, offrendo loro un permesso di lavoro (si stima, dice il Washington Post, che siano in totale 11 milioni gli immigrati che oggi vivono illegalmente negli Usa). La mossa aveva fatto esultare soprattutto la vasta comunità di latinos presente nel Paese: tra quegli immigrati ci sono infatti moltissimi casi di genitori irregolari di cittadini statunitensi e ragazzi arrivati illegalmente negli Usa da bambini, ma ormai integrati. Messicani, cubani, sudamericani che ora, racconta la stampa Usa, resteranno senza documenti in un limbo legale.
LA VALUTAZIONE DELLA CORTE
Ciò non è bastato a impedire che anche la Corte d’appello ritenesse valide le ragioni di chi si oppone al piano, ritenendolo “anticostituzionale”. A guidare la rivolta è un fronte largo, composto principalmente da Stati conservatori del Sud e del Midwest.
LA CLAUSOLA DELLA DISCORDIA
Il gruppo, rammenta BuzzFeed, sostiene che l’ordine esecutivo di Obama “pesi economicamente sugli Stati e violi la Take Care Clause, la clausola della Costituzione degli Stati Uniti che circoscrive le prerogative del potere presidenziale e obbliga la Casa bianca ad “assicurarsi che la legge sia fedelmente eseguita”. In base a un’interpretazione, il Texas ed altri Stati ritengono che solo il Congresso possa regolare un tema come l’immigrazione.
LA NUOVA BOCCIATURA
Ora, spiega il New York Times, a Obama non resta che rivolgersi alla Corte suprema, quasi alla scadenza del suo secondo mandato. La Casa Bianca si è detta profondamente contrariata per la decisione della Corte d’appello, ma temeva che i tempi si dilatassero. Invece la sentenza di New Orleans è giunta in tempo per consentire al presidente di appellarsi al massimo tribunale in modo che, questo, si occupi della questione già il prossimo anno.