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La guerra di Isis a Parigi. Tutti i dettagli militari

Venerdì sera una serie di attentati ha colpito Parigi, provocando la morte di oltre cento persone e il ferimento di diverse altre. Liberation ha titolato in prima pagine «Carnages a Paris», ed in effetti secondo quanto raccontato da autorità e testimoni si è trattato di una vera e propria carneficina. Quello di ieri sera è il più grande attentato subito da un Paese europeo ed ha suscitato lo sdegno internazionale: per capirci, anche la Cina, che di solito non si immischia in questo genere di questioni, ha condannato gli attacchi, e il presidente americano Barack Obama ha parlato in Tv a proposito dei fatti prima del suo omologo francese François Hollande.

I FATTI

Hollande si trovava proprio in uno dei luoghi colpiti dagli attentati, lo Stade de France (dove si stava giocando l’amichevole di calcio Francia-Germania) e successivamente si è recato in un altro dei posti attaccati, il Bataclan, storico teatro parigino davanti al quale il presidente ha tenuto una seconda conferenza stampa. L’Eliseo, che ha definito l’attacco «un atto di guerra» ha proclamato lo stato di emergenza nazionale, che conferisce poteri straordinari ai prefetti, come quello di istituire dei coprifuoco, ordinare la chiusura di luoghi pubblici di incontro e vietare assemblee e manifestazioni: nella mattinata odierna, fonti locali segnalano che molti di quei luoghi pubblici sono effettivamente interdetti e messi sotto controllo della polizia. Oltre 6000 agenti e 1500 soldati adesso pattugliano Parigi.

LE AZIONI

Il New York Times ha ricostruito l’insieme della vicenda. Gli attacchi sono cominciati poco prima delle nove e mezza di sera, ed hanno colpito il Bataclan, due ristoranti, lo stadio, e alcune sparatorie sono avvenute in strada. Il Figaro ha spiegato con un titolo emblematico la situazione «La guerre en plein Paris», perché infatti l’aerale coperto dalle azioni degli assalitori è di ampie dimensioni. Circostanza che, insieme alla contemporaneità, porta a pensare che i gesti siano stati studiati accuratamente e coordinati. Possibile che gli attentatori abbiano compiuto perlustrazioni e raccolto informazioni sui siti colpiti: altrettanto ovvio supporre la presenza di punti di appoggio in zona, e forse qualche facilitatore.

LE MODALITA’ MILITARI

L’azione è stata condotta in modo militare: Guido Olimpio, giornalista specializzato sul terrorismo, ha scritto sul Corriere della Sera che ha ricordato quella dei «ghazi», termine di radice araba con cui storicamente venivano indicati quei guerriglieri che facevano rapide incursioni nel territorio nemico (più recentemente è stato rinfrescato durante la Seconda guerra cecena, quando i ribelli proclamarono la gazawat contro la Russia). Raid precisi e rapidi, con il fine di ottenere il massimo risultato. La folla, oltre al permettere “caccia grossa”, facilita il caos: anche in questo caso difficile a non pensare alla pianificazione. Lo stadio è stato colpito durante un’importante partita amichevole a cui assisteva anche il capo di Stato Hollande; il teatro durante un affollato concerto di una rock band californiana; i ristoranti il venerdì sera, quando i clienti sono di più. Una serata macabramente perfetta per gli assalitori.

GLI ATTENTATI

Inoltre va notato che gli attacchi hanno avuto una contemporaneità non simultanea: raid distanti l’uno dall’altro sia nel tempo (anche se di pochi minuti) che nello spazio, hanno mandato in tilt le autorità, che si sono trovate costrette a coprire più eventi nello stesso momento. Come una specie di guerriglia, appunto, dietro le “linee del nemico”. Il primo kamikaze s’è fatto esplodere allo Stade de France, a Saint Denis, periferia parigina: un diversivo per portare la polizia lontana dai luoghi degli altri attacchi, avvenuti in arrondissement più centrali.

GLI ARMAMENTI

Studiati anche gli armamenti: i kamikaze hanno abbinato alle cinture esplosive i Kalashnikov e pistole. Non una novità, ma l’insieme ha una potenza devastante: finché possibile l’assalitore spara con il fucile d’assalto, arrivato all’extrema ratio si fa saltare in aria. Quello che è avvenuto, per esempio, all’interno del Bataclan. I testimoni hanno raccontato (anche live attraverso i social network) che gli attentatori sono entranti nella sala concerti e si sono messi in posizione di fuoco. Hanno sparato sulla folla a terra per dieci minuti, ricaricando più volte, con calma: soltanto all’arrivo del blitz del GIGN (Groupe d’Intervention de la Gendarmerie Nationale, l’unità d’élite dell’antiterrorismo francese), hanno attivato le loro cariche esplosive.

GLI ATTENTATORI

Sette terroristi si sono fatti esplodere prima di essere catturati (alcuni allo stadio, altri nel teatro). Uno sembra sia stato ucciso dalla polizia. Probabile che ci siano altri elementi che facevano parte dell’organizzazione, e le inchieste verteranno su coloro che potrebbero aver favorito contatti e protetto i movimenti degli assalitori.

I testimoni presenti hanno sentito gli uomini armati gridare “Allahu Akbar”, motto monoteistico islamico lanciato come slogan da molti dei terroristi islamici durante le proprie azioni. Difficile pensare a qualcosa di diverso dal mondo del radicalismo musulmano per gli autori.

IL FANATISMO SUI MEDIA

I sostenitori dello Stato islamico sui social media hanno esultato davanti ai fatti di Parigi utilizzando hashtag virali come #Caliphate_State_Strikes_France” e “#Crusader_France_On_Fire”, infuocati da meme creati ad arte dai gruppi media vicini al califfato, come al Thamûd e Dabiq France. Ma per gli analisti questo non basta per intestare l’azione. Si attende infatti una rivendicazione forte e credibile, ed è probabile che ne arrivi una spettacolarizzata, magari attraverso messaggi registrati direttamente da chi ha compiuto i gesti, oppure, data la portata “dell’impresa”, si potrebbero esporre anche quadri importanti del Califfato. Abu Muhammad al Adnani, il portavoce dell’Isis, il 12 Marzo 2015 durante un discorso affermò che intenzione del gruppo era di raggiungere «Parigi e poi Roma». Ammesso, però, che l’IS sia davvero dietro ai colpi: se così fosse, tutti i dettagli portano a pensare ad un’azione coordinata direttamente dal territorio siro-iracheno califfale (oppure ad una cellula francese o europea molto forte).

L’ADDESTRAMENTO

Le circostanze delle azioni fanno pensare che chi ha insanguinato Parigi è addestrato, sa usare le armi, sa coordinarsi e organizzarsi. Dunque si può supporre che abbia ricevuto una sorta di training in qualche campo di addestramento di combattenti radicali, forse potrebbe essere un reduce di battaglie afghane, o irachene. Lontano dai “lupi solitari”, quei soggetti particolari, quelle personalità inclini alle istanze jihadiste e al proselitismo indotto dalle evocazioni del Califfo, tipici di diversi attacchi collegati all’Isis, ma compiuti dagli attentatori in autonomia, in quella che è stata definita la “self-jihad”. Quello che ha agito è un gruppo, un commando: e questo fa pensare che potrebbe esserci dietro la mano di al Qaeda, il gruppo infatti ha nel proprio dna il lancio di attacchi in grande stile come quello compiuto nella capitale francese.

ALLEANZA ISIS-AL QAEDA?

 C’è chi solleva una terza questione: la possibilità che Isis e al Qaeda abbiano deciso di superare le loro profonde divisioni ideologiche per attaccare l’Occidente, nemico comune. Tempo fa si parlava, senza conferme certe, di messi appartenenti alle due grandi fazioni del jihad che si stavano incontrando in segreto per cercare di ricucire lo strappo materiale e dottrinale tra il Califfo Baghdadi e la guida qaedista Ayman al Zawahiri. Pure supposizioni, che attendono prove e indizi nelle inchieste: ma si ricorderà che gli attentatori che colpirono, sempre a Parigi, la redazione del giornale francese Charlie Hebdo e un negozio ebraico, appartenevano a entrambi gruppi e avevano avviato una tetra joint venture del terrore per ottimizzare gli attacchi contro i francesi.

STOP DIPLOMATICI

La Francia è da tempo nel mirino del Califfato e dei gruppi jihadisti. Ultimamente diverse entità mediatiche filo-Isis hanno cominciato a diffondere materiale di condanna contro i francesi: immagini che riprendono bambini uccisi da attacchi aerei dei Mirage, secondo quello che dicono i media del Califfo, invettive, apostasie varie. La circostanza temporale lega queste attività online allo step up francese contro l’Isis, di cui pochi giorni si parlava su Formiche.

Il presidente Hollande ha annunciato che non parteciperà ai prossimi impegni politici internazionali. Oggi è in programma un altro round dei negoziati che mirano a trovare una soluzione politica alla crisi siriana, a Vienna. Domenica ci sarà un sensibilissimo vertice del G 20 in Turchia, paese che soffre la piaga del terrorismo interno. Lunedì a Parigi era attesa la visita del presidente iraniano Hassan Rouhani, che è stata rimandata per ragioni di sicurezza (oggi doveva essere pure a Roma).

Anche in questo si può leggere un’organizzazione dietro all’azione, avvenuta alla vigilia di importantissimi appuntamenti diplomatici.



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