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La società civile di Salvini, Berlusconi e Meloni

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Pro-memoria per Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi: i “centomila” che hanno riempito la bolognese Piazza Maggiore (pari a 23 persone per metro quadro, ma trascuriamo pure questo piccolo dettaglio) non sono la società civile, come hanno ripetuto stancamente.

Nella sua accezione originaria, in particolare nella dottrina giusnaturalistica, l’espressione è sinonimo di società politica, contrapposta alla società naturale. In Rousseau è la società civilizzata, ma non è ancora necessariamente una società politica. Anzi è, hobbesianamente, una società naturale.

In Hegel indica il sistema dei bisogni, che comprende amministrazione della giustizia, polizia e corporazioni. In Marx, invece, designa la stretta sfera dei rapporti materiali dell’esistenza. Dal canto suo, Gramsci chiama società civile anzitutto i luoghi dell’elaborazione delle ideologie e delle tecniche del consenso.

Tra tutti questi significati, il più comune nel linguaggio politico odierno – come ha sottolineato Norberto Bobbio – è quello marxiano in senso lato. In altri termini, la società civile è il campo dei conflitti economico-sociali (ma anche religiosi) che lo Stato ha il compito di risolvere, o mediandoli o recidendone le radici.

Insomma: la società civile con Piazza Maggiore (come con qualunque altra piazza, più o meno stracolma) non “c’azzecca” niente. La verità è che, quando scarseggiano le idee e le soluzioni dei problemi, lo spazio pubblico viene occupato per solleticare i fattori emotivi e le pulsioni istintive delle masse (o, come oggi si usa dire, della “gente”).

L’appello a una mitologica e salvifica società civile diventa così il mantra non tanto dei gufi sbeffeggiati da Renzi, che sono invece animali simbolo di saggezza, di conoscenza e moderazione, ma dei predicatori e dei profeti di sventure che animano il palcoscenico del populismo domestico. Il pericolo che la democrazia italiana divenga sempre più il teatro della commedia dell’arte di Arlecchino e Pulcinella (portentosa messa in scena del nostro atavico istrionismo) c’è, e non è da sottovalutare.

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