Barba lunga e brizzolata, cinquantotto anni e un legame controverso con il padre delle stragi dell’11 settembre, il fondatore di al-Qaeda Osama Bin Laden. Sono alcuni dei tratti distintivi di Faraj Ahmad Najmuddin, meglio noto come il mullah Krekar. L’uomo, in passato già al centro delle cronache, è stato fermato nella notte, in Norvegia, con l’accusa di stare organizzando attentati terroristici in Europa, forse anche in Italia, e Medio Oriente.
L’OPERAZIONE
L’arresto di Krekar, racconta il Corriere della Sera, “è avvenuto nell’ambito di una vasta operazione (JWeb, ndr) che dalle prime ore di giovedì, i carabinieri del Ros, in collaborazione con le autorità giudiziarie e di polizia di numerosi stati europei (Regno Unito, Norvegia, Finlandia, Germania e Svizzera), coordinate da Eurojust, stanno eseguendo. Si trattava di un’organizzazione “terroristica internazionale”, Rawti Shax, “composta da 16 cittadini curdi e un kosovaro, radicata in modo trasversale in diversi Paesi” del Vecchio Continente. I diciassette soggetti “sono stati indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transanzionalità del reato, con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura capitolina”. Per il procuratore nazionale Franco Roberti, “le indagini nascono quando questo gruppo militare era ancora nel Kurdistan iracheno e ha subito una sconfitta (siamo tra il 2011 e il 2012). Dalla distruzione di questo gruppo è nata una nuova formazione militare estremamente pericolosa che ora si è affiliata all’Isis”.
ITALIA NEL MIRINO?
“Secondo gli inquirenti”, rimarca il quotidiano di Via Solferino, Krekar “è sospettato della pianificazione di un attentato terroristico in Italia”. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Giancarlo Capaldo hanno invece detto: “Non abbiamo tracce di attentati progettati in Italia ma di operazioni a livello europeo”.
LA CELLULA ITALIANA
“Quattro degli arrestati – riporta Repubblica – vivevano a Merano, due a Bolzano e uno in un paese vicino Bolzano”. Nella città, “Abdul Rahman Nauroz, uno degli arrestati nel blitz del Ros, è risultato particolarmente attivo nell’attività di reclutamento, “sia attraverso Internet, sia attraverso ‘lezioni’ che teneva nel proprio appartamento di Merano, luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti”. Lo scopo, “sottolineano i carabinieri, era quello di convincere i suoi allievi, e tra questi in particolare Hasan Saman Jalal (anche lui arrestato), a partecipare ad azioni armate di guerra o terroristiche pianificate come suicide”, aggiunge il quotidiano.
LA FIGURA DI KREKAR
Krekar arrivò in Norvegia nel 1991 come rifugiato per la guerra in Iraq. Ha moglie e quattro figli, e vive nella capitale Oslo. L’uomo ha fondato nel 2001 il gruppo terroristico curdo sunnita Ansar al-Islam (I fratelli dell’Islam), nato con l’intento di fondare uno stato islamico nel Kurdistan, poi smantellato, coinvolto in diverse inchieste su attentati terrostici di cui Krekar ha sempre detto di non sapere nulla.
Già noto nel Paese scandinavo per l’appoggio a un’interpretazione molto rigida della fede islamica, Krekar finì in carcere nel 2012, quando minacciò di morte Erna Solberg, l’attuale primo ministro conservatore. In precedenza, rimarca l’Independent, aveva già lanciato i suoi strali contro l’ex premier norvegese Kjell Magne Bondevik. Nel dicembre 2006, raccontano i media norvegesi VG e NRK è stato inserito nella lista dei terroristi dalle Nazioni Unite, mentre nel novembre 2007 è stato giudicata dalla Corte suprema della Norvegia come un “pericolo per la sicurezza nazionale”.
LA POSSIBILE ESPULSIONE
Da febbraio 2013 è stato emesso un ordine di espulsione nei suoi riguardi. Tuttavia il provvedimento è stato sospeso, perché il governo iracheno – come prevedono i trattati internazionali firmati dalla Norvegia – non ha ancora assicurato che, se rimpatriato, l’uomo non andrà incontro a torture o alla pena di morte.
L’AVVERTIMENTO
Nel 2003 il mullah Krekar aveva messo in guardia anche la Penisola dal rischio di operazioni jihadiste. In un’intervista a Repubblica, rilasciata dopo lo smantellamento in Italia di una cellula di kamikaze con cui era sospettato di avere a che fare, l’uomo aveva dichiarato: “Credo che attentati in Italia ci possano essere. Non tanto contro il paese o contro la sua gente, ma a causa dell’appoggio dato dal governo all’America e per l’invio dei soldati in Iraq”.