I giornali italiani continuano a interrogare “esperti”, filosofi, psichiatri, antropologi, tuttologi su quel che sta succedendo in Francia, in Europa, e negli altri Paesi di religione islamica o anche cristiana. La mia impressione è che si pesti acqua nel mortaio. Le cose concrete si vedono e si capiscono quando raggiungono certi obiettivi. Le forze di polizia francesi, nelle ultime ore, sono state impegnate a colpire un covo di terroristi, evidentemente individuato dai servizi di intelligence. Ed è proseguita l’attività degli aerei francesi e russi che bombardano i luoghi in cui opera l’esercito dei terroristi del Califfato.
É guerra o non é guerra? L’Europa e gli Usa approvano ma non definiscono il carattere di queste operazioni in corso. C’è in corso anche una campagna giornalistica contro i bombardamenti, finalizzati ad aiutare le forze che in quel territorio combattono l’Isis, (soprattutto i curdi che non hanno una patria e sono perseguitati dal turco Erdogan e altri). Coloro che sono contro i bombardamenti (Il Fatto Quotidiano di ieri con un articolo di Massimo Fini) sostengono che queste azioni solleciterebbero i terroristi a colpire nelle città europee. Sostanzialmente, mi pare si voglia invitare a lasciare che il Califfato consolidi il suo dominio in un vasto territorio della Siria e dell’Iraq, popolato da uomini e donne che subiscono una guerra.
È bene evidente che i leader jihadisti vogliono espandere il loro dominio. Io non sono un “esperto” ma da cittadino democratico e di sinistra che nella sua vita ha lottato per la giustizia e la pace rifiuto il pacifismo impotente o indulgente mentre il terrorismo jihadista alimenta paura e viltà, con il sostegno di potentati arabi, amici degli occidentali. Si assiste al massacro di credenti e non credenti, gente di ogni religione che non si arrende al loro dominio. Piuttosto, ancora una volta, dico che l’Europa deve reagire a questa sfida con unità e determinazione.
Non basta cantare la Marsigliese. Occorre agire.