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Perché (secondo me) Boeri sbaglia sulle pensioni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Nel corso della presentazione del bilancio sociale 2014 dell’Inps il presidente Tito Boeri ha bocciato quella parte della Legge di stabilità che riguarda la previdenza: “Serviva una riforma organica, strutturale e definitiva del sistema previdenziale”, ha affermato il bocconiano.

Ma a cosa si riferisce Boeri quando parla di riforma organica, strutturale e definitiva? Certamente anche al ricalcolo  delle pensioni retributive con il metodo contributivo, mentre l’unico suo compito è di rendere efficiente il carrozzone Inps, il più grande ente previdenziale europeo, di definire la vera mission dell’istituto che è quella di amministrare con trasparenza i versamenti dei lavoratori e dei datori di lavoro e non destinarli ad altre operazioni, quali ad esempio liquidare pensioni sociali che non hanno mai pagato un centesimo di contributi,oppure occuparsi della cassa integrazione sottraendo fondi alla previdenza.

Non sto sostenendo, sia ben chiaro, che lo Stato debba abolire le pensioni sociali o la cassa integrazione o tutte le attività sociali che l’Inps eroga, voglio solamente affermare che la previdenza deve essere nettamente separata dall’assistenza, la quale deve essere completamente a carico della fiscalità generale.

Ecco qual è il suo compito precipuo Professor Boeri: rendere efficiente l’istituto che presiede e solo dopo averlo realizzato compiutamente potrà proporre all’organo politico riforme previdenziali, ma con toni meno vibrati, evitando “boatos” continui in interviste televisive e sulla carta stampata.

Sulla base delle sue numerose dichiarazioni ritengo che la ipotizzata riforma andrebbe a colpire le cosiddette pensioni d’oro a 2.500-3.000 € lordi mensili.

Con ciò non voglio dire che su oltre 18 milioni di trattamenti previdenziali erogati a circa 15,5 milioni di pensionati non esistano i privilegi. Si tratta, però, di eccezioni e non della regola, per cui colpire i privilegiati non risolverebbe i problemi dell’Inps, ma contribuirebbe solo ad offrire alla pubblica opinione uno schermo dietro cui mascherare le carenze strutturali ed organizzative dell’ente.

Il ddl Boeri (16 articoli, 2 allegati, 9 schede tecniche per una ottantina di pagine dal titolo “non per cassa ma per equità”) è stato per fortuna e per ora respinto dal governo “per motivi politici, economici, giuridici e di opportunità”.

Questi motivi scompariranno dopo le prossime elezioni amministrative?

Il ministro del Lavoro Poletti ha, da parte sua, aggiunto “si è deciso di rinviarlo perché quel piano,oltre a misure utili come la flessibilità in uscita,ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati con costi sociali non indifferenti e non equi”.

Rammentiamo, però, all’illustre ministro che dal 1992 ad oggi i vari governi che si sono succeduti nel tempo hanno già abbondantemente messo le mani nelle tasche dei pensionati, determinando un abbattimento del potere di acquisto delle nostre pensioni dal 30 al 45%.

L’ultima volta quando con la legge 109/15 il governo Renzi ha disatteso la sentenza 70/15 della Consulta rimborsando parzialmente solo una minima parte degli aventi diritto, legge contro la quale stiamo effettuando ricorsi in varie regioni nella speranza di trovare finalmente “un giudice a Berlino”.

Se insisto su questi aspetti non è a causa di una mania ossessiva da parte mia e della Federspev, ma per colpa dei vari Robin Hood da strapazzo che imperversano su tutti i media considerando “d’oro” pensionati a  2-3.000 € lordi mensili,pensionati che rappresentano una categoria benemerita che non evade e che è, in questo grave periodo di crisi economico-finanziaria (giunto forse al momento di svolta), il più importante ammortizzatore sociale italiano nei confronti di figli e nipoti disoccupati o sottoccupati.

Noi abbiamo sempre reagito:
– abbiamo manifestato con i bastoni brandendoli contro i palazzi della politica a piazza Montecitorio;
– siamo stati ricevuti dal Presidente Napolitano e più recentemente dal Presidente Mattarella;
– siamo stati sentiti da numerose commissioni parlamentari del Senato e della Camera ( commissione lavoro,sanità,affari costituzionali ecc.);
– siamo stati ricevuti dai più importanti partiti politici (da destra a sinistra passando per i grillini);
– abbiamo organizzato tavole rotonde e incontri facendo sentire la nostra voce;
– abbiamo costituito il “Patto Federativo a tutela degli anziani” che rappresenta circa 3 milioni di aderenti;
– siamo stati ricevuti da Papa Francesco;
– abbiamo incontrato il  capo gabinetto del ministro Poletti;
– abbiamo incontrato il Prof Boeri;
– abbiamo sensibilizzato sulla tematica la FNOMCeO.

Ma dobbiamo fare molto di più!

Prepariamoci a continuare la lotta, anche incrementando il numero dei nostri iscritti. Ognuno di noi è un valore aggiunto, tutti insieme siamo una cosa sola ed una forza.

Avanti Federspev, non piangiamoci addosso,parafrasando un famoso  filosofo teniamo a mente che “ la maggior forza dell’uomo a tutte le età è che gli si dia un futuro”.



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