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Perché sostengo l’appello del Foglio pro Israele

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

‘’In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno da cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo’’. (Dal Vangelo secondo Marco).

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È singolare che, in Francia, dei terroristi, responsabili di gesti di inaudita ferocia, si conosca tutto. Il giorno dopo, però.

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Il Foglio ha assunto un’iniziativa encomiabile: ha lanciato un appello “per boicottare i boicottatori’’. Si tratta di un’azione di solidarietà rivolta a contrastare la discriminazione antisionista acquistando merci  israeliane, specie se contrassegnate, secondo le recenti disposizioni della Commissione europea, con il bollino “prodotto israeliano delle colonie’’. In tanti hanno sottoscritto l’appello (stopalboicottaggio@ilfoglio.it). Altri lo faranno nei prossimi giorni. A scorrere i nomi dei firmatari, però, si scopre, con amarezza, che la grande maggioranza sono cittadini di religione ebraica.  Ancora una volta soli.

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Nathan Graff  è stato assalito e accoltellato per strada a Milano. Se le cose non sono cambiate, il suo aggressore è ricercato con l’imputazione di tentato omicidio, senza l’aggravante dei motivi razziali. Eppure la religione di Graff era assolutamente comprensibile per tanti aspetti: dalle sembianze del volto alla foggia degli abiti. Non sarà che gli inquirenti intendono fare distinzione tra l’essere ebreo o israeliano, come se voler uccidere un ebreo perché israeliano non sarebbe un gesto razzista?

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In un’intervista sul Corriere della Sera Andrea Galli chiede al Rabbino capo Alfonso Pedatzur Arbib: “E’ proprio impossibile prendere in considerazione la pista che porta al “privato’’ di  Graff?’’.

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Il bambino cattivo è un film per la televisione del 2013 diretto da Pupi Avati e realizzato da Rai Fiction. Racconta la storia di Brando, un ragazzino di 11 anni che viene praticamente abbandonato dalla famiglia. L’unica persona che vorrebbe occuparsi di lui è la nonna paterna, ma il Tribunale dei minori non la ritiene adatta perché, in occasione di un sopralluogo in casa sua, l’assistente sociale incaricata ha trovato parecchi simboli religiosi. Così Brando finisce in affido presso una famiglia di estranei. È davvero solo una fiction? Non si direbbe: basti pensare a quegli insegnanti fiorentini che hanno sconsigliato ai loro studenti di visitare un’esposizione di arte sacra con opere di grandissimi artisti.

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