Dopo i controversi bombardamenti in Siria, accusati dalla comunità internazionale di colpire i ribelli ostili al regime anziché l’Isis, ora la Russia di Vladimir Putin prova a decidere le sorti di Damasco sul versante politico. Il piano, svelato dall’agenzia Reuters, è contenuto in una bozza che funzionari di Mosca avrebbero fatto girare per le stanze dell’Onu in vista della prossima riunione internazionale sulla crisi, in programma il 14 novembre a Vienna.
LE RIVELAZIONI DELLA REUTERS
Gli otto punti del documento, pubblicati in esclusiva dall’agenzia stampa, prevedono una transizione politica di 18 mesi, la stesura di una nuova carta costituzionale, un referendum popolare ed elezioni presidenziali anticipate.
I PUNTI DELLA BOZZA
Questi gli aspetti fondamentali del piano, intitolato “Approccio per la soluzione della crisi siriana” e riassunto da Internazionale: 1) Il Consiglio di sicurezza dell’Onu deve inserire il gruppo Stato islamico nella lista delle organizzazioni terroristiche; 2) Sugli altri gruppi da iscrivere nella lista va trovato un accordo; 3) Il Consiglio di sicurezza dovrà adottare una risoluzione di sostegno agli sforzi contro lo Stato islamico e altri gruppi terroristici, fornendo le basi legali per una cooperazione di tutti quelli che partecipano ad azioni contro i jihadisti, sia tra di loro che con i rispettivi governi; 4) I canali di rifornimento dello Stato islamico e degli altri gruppi jihadisti vanno bloccati; il commercio illegale di petrolio dello Stato islamico va fermato nel rispetto della risoluzione Onu 2199; bisogna impedire che i terroristi prendano il controllo dei giacimenti petroliferi. 5) Ogni trattativa sul cessate il fuoco non riguarderà le operazioni contro i gruppi terroristici, Stato islamico compreso. 6) Andrà avviato un processo politico sotto l’egida dell’inviato speciale dell’Onu che coinvolga il governo siriano e una delegazione dei gruppi di opposizione. Il comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 servirà da linea guida. La composizione della delegazione dell’opposizione andrà concordata preventivamente in base alle posizioni dei vari gruppi su alcuni obiettivi condivisi, come la necessità di evitare l’ascesa al potere dei terroristi in Siria, di garantire la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica del paese, e la natura laica e democratica dello stato. 7) Sarà convocato un gruppo di contatto per la Siria per preparare una conferenza di pace, assistendo le parti siriane verso il raggiungimento di un accordo. Del gruppo dovrebbero far parte i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, e Stati Uniti), l’Arabia Saudita, la Turchia, l’Iran, l’Egitto, la Giordania, l’Oman, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, l’Iraq, il Libano, la Germania, l’Italia, l’inviato speciale dell’Onu, la Lega araba, l’Organizzazione della cooperazione islamica (Oci) e l’Unione europea. L’ottavo punto riguarda invece le riforme costituzionali, le elezioni del nuovo presidente (che sarà anche a capo delle Forze armate) e gli impegni che dovranno sottoscrivere “le fazioni siriane chiamate a partecipare alla conferenza di pace”, tra cui “diritti e doveri di tutti i gruppi etnici e confessionali nelle future istituzioni statali”.
IL FUTURO DI ASSAD
Il vero nodo, però, sottolinea la Reuters, rimane ancora il futuro del dittatore alawita. Gli Stati Uniti considerano la deposizione di Assad, alleato di Russia e Iran e accusato di crimini contro la popolazione civile, come un aspetto ineludibile per la pacificazione della Siria. Mentre la bozza di Mosca non vieta in alcun modo che l’attuale presidente possa ripresentarsi in future elezioni.
(foto: Syrian Freedom)