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Cosa pensa Rouhani dell’Italia

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“Sono felice che la mia prima visita all’estero dopo la firma dell’accordo nucleare sia in Italia perché è un Paese con il quale l’Iran ha da tempo ottime relazioni, sul piano economico, culturale e politico”. Sono alcune delle parole con cui il presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha descritto le relazioni con la Penisola prima del suo arrivo a Roma, in programma sabato.

IL RAPPORTO CON L’ITALIA

Con l’Iran di nuovo sulla scena internazionale, il presidente si appresta a riallacciare rapporti diplomatici e a stringere affari. Quelli con l’Italia, ha spiegato in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, sono già buoni e promettono di essere migliori. “Per un certo periodo l’Italia è stata anche il nostro primo partner commerciale”, ha rimarcato, ricordando la ragione per cui il feeling tra Roma e Teheran non è mai venuto meno, neanche in questi anni difficili. “Sulle questioni internazionali e politiche, i leader italiani hanno sempre avuto un atteggiamento moderato nei nostri confronti. Nelle nuove condizioni, l’Italia può essere per noi uno dei partner più importanti”.

L’INCONTRO CON RENZI

L’Italia, per Rouhani è considerato un Paese “amico in Europa”. “Spero”, ha detto al Corriere, “che il mio viaggio apra una nuova fase nei nostri rapporti”. Sono ancora pochi i dettagli sulla visita del presidente iraniano, che segue quella della delegazione italiana in Iran, lo scorso agosto. Si sa, ad esempio, che incontrerà il premier Matteo Renzi. I due discuteranno di intese energetiche (che coinvolgono il colosso Eni), commerciali e del complesso scenario politico e militare in teatri come la Siria.

LO SCENARIO INTERNAZIONALE

Quest’ultimo argomento è stato affrontato dal presidente iraniano anche nella conversazione con Paolo Valentino e Viviana Mazza pubblicata dal quotidiano di Via Solferino. “Quello siriano è un problema assai complesso, non possiamo aspettarci che sia risolto in una sola tornata di negoziati, ma esiste una nuova opportunità. Crediamo che il problema siriano non abbia una soluzione militare, ma ci sarà una soluzione politica. È un piccolo passo che ci offre una speranza”. Ma l’Iran accetterebbe un compromesso che preveda l’uscita di scena di Assad? “Per noi in Siria l’importante è la lotta al terrorismo. Tutti i Paesi stanno combattendo contro l’Isis. Il ritorno della pace e della stabilità dovrebbe essere la priorità numero uno, in modo che i siriani possano ritornare alle proprie case e la Siria sia un Paese sicuro. Le altre questioni sono secondarie. Qualunque decisione sul governo e sul futuro della Siria, spetta al popolo siriano. Altri Paesi e forze non dovrebbero interferire ma preparare la strada a libere elezioni. Chiunque venga eletto noi lo rispetteremo”.

L’ACCORDO NUCLEARE

Dell’accordo nucleare, Rouhani spiega i prossimi passi. “Ci siamo lasciati alle spalle una fase importante, la fase legale. Adesso cominceremo quella di applicazione dell’accordo. Non abbiamo ancora raggiunto il cosiddetto implementation day (il giorno in cui l’Iran avrà modificato il suo programma nucleare e l’Occidente inizierà a togliere le sanzioni, ndr ), quindi durante questo periodo l’Unione Europea, gli Stati Uniti e gli altri Paesi del 5+1 devono fare quello per cui si sono impegnati, in modo che, quando arriva quel giorno, tutte le sanzioni economiche, bancarie e finanziarie siano rimosse. L’Iran rispetterà i suoi obblighi, simultaneamente alle azioni dell’altro campo. Stiamo entrambi lavorando. Penso che entro fine anno arriveremo all’ implementation day . Stiamo aspettando il rapporto dell’Aiea sulle questioni ancora aperte, nel frattempo andremo avanti con la riconversione del reattore di Arak. Tutto il popolo iraniano guarda con speranza al giorno in cui le sanzioni saranno abolite”.

I RAPPORTI CON USA E ISRAELE

Meno ottimismo, invece, da parte di Rouhani, per ciò che riguarda i futuri rapporti con gli Usa e la distensione di quelli con Israele. “L’accordo nucleare è una cosa, i nostri rapporti con gli Stati Uniti un’altra. I problemi che abbiamo con loro sono di lunga data e cominciano con la vittoria della Rivoluzione islamica. I punti di frizione permangono: gli americani non rimuoveranno tutte le sanzioni, ma solo quelle collegate al programma nucleare. Quindi, il rapporto tra Iran e Stati Uniti è un’altra storia”. Un giorno, aggiunge, le ambasciate dei due Paesi “verranno riaperte, ma ciò che conta sono i comportamenti e la chiave di questo ce l’hanno in mano gli americani. Se modificano le loro politiche, correggono gli errori commessi in questi 37 anni e si scusano col popolo iraniano, la situazione cambierà e buone cose potranno accadere”. Ancora più complicate le relazioni con Gerusalemme. “Gli ebrei hanno i propri rappresentanti nel Parlamento iraniano, possono praticare la loro religione liberalmente. Ma questo è diverso dalle politiche del sionismo, che è cosa diversa dall’ebraismo. Noi condanniamo le politiche perseguite dal regime sionista nella regione, inclusa l’uccisione dei palestinesi. E condanniamo le politiche americane quando appoggiano unilateralmente questo regime”.



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