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Saipem, Eni svela i segreti della cessione al Fondo di Cdp

Cosa si nasconde dietro alla cessione da parte di Eni del 12,5% di Saipem al Fondo strategico italiano (Fsi) della Cassa depositi e prestiti (Cdp)? L’abbattimento del debito del gruppo petrolifero guidato da Claudio Descalzi. A svelare i dettagli sono i documenti informativi dell’operazione.

I CREDITI E LE GARANZIE DI ENI VERSO SAIPEM

Per capire di cosa si tratti, bisogna partire dai rapporti finanziari al momento ancora in corso tra Eni e la società controllata al 42,9% Saipem (dopo la cessione la partecipazione scenderà al 30,5 per cento). Tra prestiti a breve e medio-lungo termine, il Cane a sei zampe ha finanziato il gruppo guidato da Stefano Cao per circa 6,5 miliardi, a cui vanno aggiunti 3,8 miliardi di garanzie, fornite “principalmente per partecipazione a gare di appalto e rispetto accordi contrattuali”.
Ebbene, con la cessione del 12,5% di Saipem, nelle casse della società guidata da Descalzi, in forma di “disponibilità liquide ed equivalenti”, entreranno ben 5,19 miliardi. Una cifra all’interno della quale i 463 milioni pagati da Saipem come corrispettivo giocano un ruolo di secondo piano. Il grosso, infatti, arriverà dall’incasso, legato agli accordi presi tra le parti, dei crediti finanziari a breve termine (2,997 miliardi) e a lungo termine (3,477 miliardi) concessi da Eni al gruppo Saipem, al netto dei debiti finanziari.

LE RISORSE IN ARRIVO DALL’AUMENTO DI CAPITALE

Ma da dove prenderà la società guidata da Cao le risorse per saldare il debito? Semplice: in prima battuta, dall’aumento di capitale fino a 3,5 miliardi che Saipem, nell’ambito del proprio piano di rafforzamento patrimoniale, conta di chiudere entro il primo trimestre del 2016; vanno poi aggiunte le risorse in arrivo dall’erogazione di nuovi finanziamenti da parte delle banche. Tra l’altro, Eni si è già impegnata a sottoscrivere la quota di propria competenza della ricapitalizzazione. In questo contesto, si capisce meglio perché, nel comunicato stampa del 27 ottobre, il gruppo guidato da Descalzi scriveva: “Considerato l’esborso ipotizzato per la sottoscrizione di quota parte dell’aumento di capitale, si stima che l’incasso netto per Eni sarà di circa 5,4 miliardi di euro, mentre la riduzione dell’indebitamento finanziario netto sarà pari a circa 5,1 miliardi”.

DEBITI IN DISCESA E UTILI IN CRESCITA PER ENI

E proprio qui arriva l’altro passaggio fondamentale: Eni, a sua volta, impiegherà gran parte delle risorse che le arriveranno dall’operazione, e quindi non tanto dalla cessione delle azioni quanto piuttosto dal rimborso dei prestiti di Saipem, per abbattere il proprio debito. La posizione finanziaria netta del gruppo Eni dei primi sei mesi del 2015, infatti, tenendo conto della complessa operazione che riguarda Saipem (dati pro-forma), migliorerebbe di quasi 5 miliardi, passando da un dato di negativo di 16,5 a uno di 11,55 miliardi. Al contrario, sempre ragionando sulla base dei dati pro-forma al 30 giugno 2015, l’utile netto consolidato di competenza degli azionisti dell’Eni salirebbe da 591 a 698 milioni. Insomma, un’operazione da cui Eni sembra avere tutto da guadagnare.



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