Skip to main content

Sanità, tutte le partite in corso nel governo

La sanità lascia. Oppure raddoppia. Mai come in questo ultimo scampolo di 2015 il sistema sanitario italiano si gioca il tutto per tutto. Dalla sua sostenibilità finanziaria alla capacità di garantire le prestazioni base ai pazienti. Dall’esito del confronto (ancora) in atto tra governo e regioni si capirà se il sistema sarà in grado di rinnovarsi oppure rimanere vittima dei conti disastrati delle regioni. Ecco le partite in corso tra sanità e governo e dalle quali dipende la sopravvivenza della prima (e anche di tanti posti di lavoro?)

PARTITA (DOPPIA) A PALAZZO CHIGI

E’ vero che venerdì scorso il consiglio dei ministri ha varato un decreto che permette alle regioni di ammortizzare in 30 anni i propri stock di debiti. Ma, premesso che il debito viene spalmato e non certo estinto, in questi giorni nelle stanze del governo si portano avanti due confronti che viaggiano in realtà su due binari diversi ma paralleli. Vincere queste due partite, come è stato fatto notare nel corso dell’Healthcare summit organizzato dal Sole 24 Ore con il sostegno di Farmindustria, significherebbe per la sanità assicurare al servizio quel salto di qualità mai veramente fatto.

A CHI LA GOVERNANCE DELLA SPESA?

La prima questione riguarda la gestione centralizzata delle gare per la fornitura di apparecchi e farmaci. Ovvero se mettere 6-10 miliardi di gare sotto il cappello della Consip, la centrale acquisti controllata dal Tesoro, oppure lasciare la gestione degli appalti alle Asl regionali e alle altre centrali d’acquisto locali. Gli addetti ai lavori preferirebbero quest’ultima ipotesi, temendo uno scarso controllo degli enti locali sul meccanismo del cosiddetto massimo ribasso. E cioè lo Stato, pur di risparmiare, affiderebbe la gara a chi fa il prezzo più basso, con buona pace della qualità del servizio fornito. Un meccanismo che Luciano Frattini, ad di Medtronic Italia, ha bollato come “infernale, perché mette a rischio la qualità del servizio”. Per il presidente di Assobiomedica Luigi Boggio, mettere in una sola mano tutte le gare, centralizzando gli appalti, comporterebbe poi un grave danno alle piccole imprese “che verrebbero escluse per l’80% dal mercato, non essendo in grado di soddisfare una domanda a livello nazionale, ma solo locale”.

COSTI STANDARD CERCASI

L’altro nodo che deve essere sciolto, emerso dal convegno, riguarda i costi standard, ovvero la fissazione da parte del governo degli importi di spesa per le regioni. Una misura più volte ribadita dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ma che ancora deve trovare concreta attuazione nelle tabelle in fase di aggiornamento all’Agenzia del farmaco. Costi standard che le regioni almeno per il momento non hanno visto, come ricordato proprio pochi giorni fa dal governatore del Veneto Luca Zaia, dopo il confronto con il premier Matteo Renzi sulla manovra, a Palazzo Chigi. Le (due) partite sono aperte.


×

Iscriviti alla newsletter