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Cosa penso delle idee di Boeri sulle pensioni

Tante cose sulla storia e la normativa dell’Inps, Tito Boeri – bocconiano precario in trasferta renziana-  non le sa.  Boeri non sa (o fa finta di non sapere) che la legge 88/1989 prevedeva già che nel bilancio Inps, l’assistenza fosse separata dalla previdenza. Per questo, Tito Boeri continua a proporre bilanci Inps in cui assistenza e previdenza sono voci mescolate e opache. Per sottolineare i cronici deficit Inps (-12, -13, -16 miliardi per anno,  a seconda del tipo di bilancio esaminato), Boeri non dice la verità: il deficit Inps riguarda l’assistenza, mentre le voci previdenziali “pure” sono in attivo.

A chi giova la confusione? Prima andava bene ad Antonio Mastrapasqua (con la sua controversa gestione), ora è ottimale per Tito Boeri e per le sue velleità politiche. A chi giova la confusione? A chi lucra pensioni prive di concreti contributi. A chi giova la confusione? A Boeri, e a chi sta promuovendo a rotta di collo la previdenza integrativa. Boeri si è fatto sottrarre un compito precipuo dell’Inps: quello della vigilanza e della lotta all’evasione contributiva pensionistica.

Si sussurra che 1500 persone ex-Inps, a ciò addette, siano state dirottate sull’Inail e che ora – di fatto- spetterebbe a quest’ultimo, e non all’Inps, l’accertamento sulle evasioni dei contributi e sulle invalidità. Si aspettano smentite a questo borborigmo. Boeri fa filosofia politica, invece di fare gestione. Non gestisce nulla, tanto che – altro spiffero – gli uscieri hanno il compito di “trattare le pratiche”. Perché? Perché mancano 30.000 dipendenti e perché non si vuole mettere in atto una gestione diversa, basata sull’assunzione concorsuale di professionisti, adatti ai nuovi compiti dell’Inps, inclusi i variopinti  aspetti informatici.

A tal punto Boeri si disinteressa della gestione che – si dice- è sulla strada del ritorno il dr. Nori: il ruolo della stampa ma, per fortuna, parte di questa, si è ormai resa conto del giochetto di Boeri: da tecnico vuole trasformarsi in politico, seppur non sia stato votato da nessuno, essendo stato scelto da Renzi come capo dell’Inps, al posto di Tiziano Treu, cacciato da quella sedia, senza ringraziamenti. Treu sarà anche stato un tizio da rottamare, ma è un esperto di pensioni, un vero esperto. Non è un teorico alla Boeri o alla Fornero. Peraltro, lo ricordo, la Fornero era ministro del lavoro e- come tale- aveva tutto il diritto di realizzare una riforma delle pensioni. E l’ha fatta, ma male, purtroppo per noi e per gli esodati. Tito Boeri, no, ha un ruolo tecnico, non un ruolo politico.

Lo sa financo Renzi che – come al solito, quando è in difficoltà – sta zitto, in attesa di eventi. Marino docet. Pagherà cara la scelta di Tito Boeri all’Inps, se non lo caccerà rapidamente da quella sedia. Chi tocca le pensioni, muore. Solo uno sprovveduto può pensare che i pensionati non difendano con le unghie e con il voto il frutto di una vita di lavoro. Solo un presuntuoso (si chiami Boeri o Renzi) può pensare che i pensionati accettino passivamente il massacro pluriennale delle loro pensioni e il florilegio di proposte a una ulteriore modifica delle regole pensionistiche, a loro danno. In questo Paese, chi ci governa è incapace di attuare una vera politica fiscale basata sul conflitto di interesse, ma preferisce credere alle denunce fiscali di intere categorie, che avrebbero redditi al limite della sopravvivenza, pur esercitando floride-buone attività commerciali. A una bassa denuncia Irpef, corrisponde, ovviamente, una bassa pensione. E come sappiamo, il fisco è basato sul contrasto di interesse per scoprire gli imbroglioni e le cicale che vorrebbero passare per formiche.

Certo, in Italia esistono tanti poveri, tante famiglie povere, vere e non fasulle. Per costoro, ma non per gli altri, deve intervenire lo Stato (e non l’Inps), con una tassazione identica per uguali fasce di reddito, si tratti di reddito da lavoro o di reddito da pensione. È assistenza, non previdenza! Quindi è un  compito di Renzi (ora) e non di Boeri. Ma quest’ultimo insiste e vorrebbe fare come Robin Hood: depredare i “presunti pensionati ricchi” (solo i pensionati..) a favore dei poveri veri o falsi che siano. Boeri non è Robin Hood, ma invece incarna  il perfido sceriffo di Nottingham, quello che rubava in nome e per conto di giovanni senza terra. Fino a quando non è arrivato Re Riccardo. Per fortuna dei pensionati, la stampa ha cominciato a capire la manfrina e Boeri viene oggi ripetutamente sbertucciato. Sbertucciato da Cazzola (indiscusso esperto della materia), da Edoardo Narduzzi , da Domenico Cacopardo, da Andrea Monorchio e da Luigi Tivelli, tra gli altri. Si tratta di tecnici del settore e di giornalisti specializzati, non di persone fru-fru o polemisti innati.

Mi sia qui consentito citare anche la serie di articoli scritti da Carlo Sizia, mitico past-president cimo ed attuale membro del direttivo Federspev, che ha brillantemente ricordato i massacri pensionistici perpetrati  negli ultimi 8 anni, a completamento di quelli avvenuti nei 15 anni precedenti. Sizia è persona retta, in un mondo di improvvisati tecnici e politici.

Insomma, Boeri deve decidersi. Se vuole svolgere un ruolo politico, si dimetta dall’Inps e cerchi di farsi votare, alle prossime politiche. E Renzi decida se si è accorto che la scelta di Boeri è stata sbagliata e , nel caso, lo cacci, come ha fatto con Marino. Oppure, se le idee di Boeri sono anche le sue, lo dica al mondo. Lo dica ai pensionati, che ne trarranno le debite conseguenze.

“Al peggio non c’e’ mai fine”. (Pierina Borghetti, mia nonna).


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