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La sfida di avvicinare la scuola al lavoro

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L’editoriale di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm, che sarà on line da giovedì 12 novembre

“Il diritto di sognare in grande”. E’ il tema dell’ennesimo convegno sul rapporto tra mondo del lavoro e scuola che la Uilm terrà a Bergamo il 18 novembre. Il titolo evocato dal confronto orobico delinea con precisione una sfida attuale. Ricordate il film “L’attimo fuggente”? “Siamo cibo per vermi” dice il professor John Keating, interpretato da Robin Williams, ai suoi studenti. Parole dure per far intendere che siamo destinati a morire e come tali dobbiamo rimanere  fedeli a quel che siamo, non rinunciando mai a diventare quel che desideriamo. Quindi, dobbiamo realizzare e far  bene quello a cui siamo destinati. Vale per tutti, ma soprattutto per i più giovani.

Siamo il secondo Paese più vecchio del mondo, ma anche la seconda potenza manifatturiera in Europa. Allo stesso tempo, nel vecchio continente siamo il fanalino di coda  per tasso di occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni. In Italia, sotto i trent’anni, ci sono più di 600mila disoccupati e quasi quattro milioni e mezzo di inattivi. Pensare a loro significa fare in modo che possano concludere un percorso formativo, migliorare le competenze professionali, diventare parte attiva nel mercato del lavoro, stimolare l’intraprendenza nel mondo che li circonda. Insomma, bisogna avvicinare i percorsi scolastici al mondo del lavoro. In che modo? Con il rilancio delle politiche attive riguardanti la “Garanzia Giovani”; rivitalizzando l’apprendistato duale; dando risorse adeguate all’alternanza scuola-lavoro; sensibilizzando scuole,a presentare i progetti, e le imprese che accettano i percorsi di alternanza a iscriversi ad un apposito registro nazionale.

E poi, occorre investire sullo sviluppo e sulla conoscenza scientifica, nel settore manifatturiero, come nell’arte e nella cultura. Diventa fondamentale fare rete e determinare sinergie nel sistema Paese, facendo leva sull’applicazione di nuove tecnologie e basandosi sull’analisi di differenti riferimenti a livello di tempo e di spazio. Mai come ora, però, lasciar spazio ai sogni vuol dire far percepire la passione dei pensieri e far emergere l’anima nei comportamenti rispetto ai tanti numeri delle statistiche, dei provvedimenti legislativi, delle parole adoperate. Come in quel lungometraggio, ambientato in un college del 1959, val la pena di cogliere l’attimo, assaporare l’insegnamento, rendere straordinaria la vita. Per riuscirci, bisogna osare, cambiare, cercare nuove strade.

Soprattutto i giovani mantengono la potenzialità di realizzare l’energia ed il futuro di tutti. “Ecco perché val la pena – spiega la scrittrice Paola Mastrocola – di reimpostare le nostre vite in modo tale che lo studio ne faccia parte”. Si può fare non solo da giovani, non solo a scuola, non solo parlandone durante i convegni. Non se ne può più di quanti esibiscono senza pudore il loro non sapere, pur risultando gli stessi che determinano lo stato delle cose. In questo tempo di cambiamento epocale c’è sempre più bisogno di persone che possano diventare quel che desiderano in piena libertà. Si tratta dell’investimento più remunerativo in cui il Paese possa sperare.

Antonello Di Mario, Direttore di “Fabbrica Società”

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