L’editoriale di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm, che sarà on line domani mattina
“È ancora presto per una vera e propria modifica delle previsioni macroeconomiche, ma c’è il pericolo di uno scossone alla già precaria ripresa in occidente”. Così l’economista Nouriel Roubini individua gli sviluppi conseguenti dagli atti terroristici di Parigi e dallo stato di allarme che grava nei Paesi del vecchio continente.
Preoccupa, soprattutto, la decisione francese di archiviare i vincoli europei di bilancio per fare in modo che deficit e debito possano finanziare la sicurezza nazionale. Invece di far crescere la spesa pubblica per fronteggiare gli impegni militari risulterebbe più utile una politica di investimenti a favore di innovazione e sviluppo. Senza investimenti pubblici e privati non può realizzarsi una concreta politica di crescita. L’instabilità internazionale pesa come un macigno e rende sempre più difficile, per esempio, che il Pil italiano cresca a fine anno dello 0,9% come previsto dal governo.
Inoltre, dal 2008 abbiamo perso il 25 % della produzione industriale e più di un terzo degli investimenti destinati a questo settore. “Col governo Berlusconi –annota Enrico Cisnetto, giornalista economico – gli investimenti pubblici erano scesi al 3% del Pil. Poi, con Monti, Letta e adesso Renzi siamo scesi dal 2,8% nel 2011 al 2,2% nel 2014, per calare sotto al 2% quest’anno”. Se questo è lo “spaccato” riguardante l’economia reale, gli investimenti in innovazione possono risultare determinanti per la ripresa,ma occorre sostenerli con finanziamenti costanti in ricerca e sviluppo.
L’Italia è ancora debole negli investimenti in settori ad alto potenziale di sviluppo e nella registrazione di brevetti; è forte, invece, negli investimenti rivolti all’innovazione di prodotto e di processo delle piccole e medie imprese. Tra quel che non va e quello che funziona, esiste un sostanziale spazio politico per esigere a gran voce investimenti strutturali, trovando quel giusto bilanciamento tra quelli pubblici e quelli privati, a favore del manifatturiero.
E’ bene ricordare che siamo ancora il secondo Paese manifatturiero d’Europa, con una realtà produttiva presente sul territorio potenzialmente in grado di realizzare un valore aggiunto strutturale grazie ad una capacità innovativa di tutto rispetto. Ma c’è di più. Siamo riusciti a resistere ad un’enorme crisi globale, partita sette anni fa dagli Usa, ma ancor oggi, facciamo fatica a ristabilirci. Quindi, mai come ora,urge uno sforzo straordinario, perché non dobbiamo farci vincere dalla paura del terrorismo in casa nostra.
La crisi economica ha inferto ferite non ancora rimarginate, ma smettere improvvisamente di vivere la consueta esistenza quotidiana può determinare danni superiori. In questo senso, Giuliano da Empoli, che ha studiato anche allo “Institut d’études politiques” di Parigi, ha colto nel segno su come reagire : “Il dovere di ciascuno di noi – ha scritto – è di non rinunciare neppure per un momento a celebrare la vita come merita di essere celebrata. I quattro parigini che, ieri, si sono seduti a prendere un caffè al sole, accanto al Bataclan, hanno fatto di più, per sconfiggere il terrore, di quanto abbia fatto l’intero governo francese riunito in sessione d’emergenza”. La crescita di un Paese e la sicurezza di chi ci vive si salvaguardano anche così.
Antonello Di Mario, Direttore di “Fabbrica Società”