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Banca Marche, Etruria, Cari Chieti e Cari Ferrara. Tutte le domande imbarazzanti

Abbiamo sempre saputo che dal primo gennaio sarebbe entrato in vigore il Bail in. Ma ecco che sulle 4 maggiori commissariate scatta in pochi giorni un’operazione di emergenza, per evitare che ricada nella piena vigenza della direttiva europea che parte da gennaio, e che Bankitalia non condivide. La sorpresa di decine di migliaia di obbligazionisti subordinati dei 4 istituti esplode, ed ecco che in poche ore la colpa viene riversata da Bankitalia e dal governo sulle spalle dell’Europa.

Ancor oggi non sappiamo molte cose essenziali dell’operazione. Chi ha davvero effettuato la scelta dei crediti deteriorati passati alla bad bank? Chi ne ha giudicato la qualità dei collaterali e delle garanzie escutibili? Le 4 banche commissariate? La vigilanza di via Nazionale? Il Fondo di Risoluzione bancario, creato a via Nazionale e che in teoria dovrebbe essere indipendente e separato dalla vigilanza? Ma come avrebbe potuto farlo, se era stato creato solo un paio di giorni prima? Chi ha deciso insomma l’abbattimento dell’83% del valore di cessione dei NPL alla bad bank rispetto a quelli di libro? Bankitalia dice che è stata Bruxelles a imporlo. Esiste un documento che lo certifichi, e che abbia dunque impedito un giudizio per classi e qualità dei crediti?

A sapere con certezza che il Bail in scatta tra pochi giorni c’era anche la politica italiana: visto che al Parlamento europeo sinistra e destra l’hanno votato, e persino la Lega si è solo astenuta. Chi l’ha votato, dovrebbe per elementare dovere spiegare perché il bail in è meglio del bail out, e perché ci siamo arrivati. E’ meglio perché nei fallimenti bancari separa i soldi pubblici dei contribuenti dal doversi far carico di sanare le banche, accollandone l’onere alle banche stesse: cioè in primis agli azionisti, e poi in gradienti diversi a chi è più vicino a vantare crediti assimilabili al capitale della banca; ergo in primis gli obbligazionisti subordinati, poi quelli ordinari, e infine quando e solo se davvero necessario fino ai depositanti, per le somme superiori ai 100mila euro. E ci siamo arrivati proprio perché, fino al 2013, molti Paesi europei hanno fatto invece massicciamente uso di finanza pubblica. Ora il ridicolo è che l’Italia è stata tra coloro che vi ha fatto meno ricorso – i tedeschi per quasi il 6% del PIL, noi per neanche mezzo punto, praticamente nel solo caso MPS – eppure oggi protesta brutalmente chiedendo di poterlo fare a propria volta, a regole cambiate: dopo aver concorso alla nuova direttiva che serve proprio a impedire quel che oggi politica e media in Italia sembrano invocare.

Estratto di un articolo più ampio pubblicato su Leoniblog

(LO SPECIALE DI FORMICHE.NET SU BANCA ETRURIA: FATTI, ANALISI E INTERVISTE)



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