“Non cominci a leggere perché te lo dicono, cominci a leggere imitando qualcuno che ti piace”. Bella frase che ho trovato in un altrettanto bell’articolo (“Il bello della lettura è un piacere utile”) di Mauro Covacich pubblicato dal Corriere della Sera del 19 dicembre.
Essa mi è (molto) utile per tornare sul tema della cultura e, in particolare, su quello della lettura che dev’essere considerata un vero e proprio utensile, un martello che rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi, come afferma Kafka (anche di questa espressione e della relativa citazione sono debitore a Covacich).
Per questo non ho dubitato neanche un attimo che il c.d. “Bonus Cultura” di 500 euro per i giovani che compiranno 18 anni nel 2016, approvata nella Legge di Stabilità, non comprendesse i libri e quindi anche un forte stimolo alla “lettura-utensile”.
La “misura” riprende nel titolo e nei destinatari una proposta della filiera della Carta, Grafica, Trasformazione ed Editoria presentata lo scorso 26 febbraio che riguardava i diciottenni, ma non solo, volendo includere i giovani fino ai venticinque anni.
Con circa cento euro di dote, la proposta aveva l’obiettivo di promuovere la lettura (e quindi la cultura) promuovendo l’acquisto di libri, riviste e quotidiani.
La misura approvata nella Legge di Stabilità 2016 (Commi 548-terdecies e 548-quaterdecies, “Card elettronica per le spese culturali”) ha invece una dote più ricca e cioè una card del valore di 500 euro e riguarda coloro che compiranno diciotto anni nel 2016.
Essa potrà essere utilizzata per assistere a rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’acquisto di libri nonché per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali e spettacoli dal vivo.
Molti hanno criticato la misura bollandola come “mancia” ai diciottenni che poi andranno a votare. Una critica comprensibile nell’agone politico.
Ma se una critica può essere mossa è quella di essere “una tantum” e che sarebbe necessario un approccio più strutturale in un Paese che legge sempre poco. Mi riferisco in maniera particolare a quella parte della misura che riguarda l’acquisto dei libri e, quindi, in pratica, la lettura.
Qui una considerazione – per me abbastanza ovvia – è che l’acquisto dei libri dev’essere sempre accompagnato dall’acquisto di riviste e quotidiani proprio per esasperare l’effetto della “lettura-utensile”.
Certo “’Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” dice Don Abbondio ne I Promessi Sposi e, parafrasando questa famosa espressione, si potrebbe dire “La passione per la lettura, uno, se no ce l’ha, mica se la può dare”.
Resta sempre la possibilità indicata da Mauro Covacich nel suo articolo e cioè quella della bella ragazza che si allena al campo di atletica, ma che durante le pause legge il libro che tira fuori dalla tasca del borsone (da qui l’imitazione di qualcuno che ti piace…).
Tuttavia, la leva fiscale può avere un ruolo fondamentale nell’obiettivo di promuovere la lettura, non fine a se stessa, ma come “martello per rompere il ghiaccio”. Caso strano, proprio nell’era del ”fitness”, stiamo consegnando il cervello, il nostro “muscolo” più importante e delicato, ai sistemi elettronici integrati, stiamo “appaltando” la memoria al nostro telefono mobile o un qualsiasi altro device.
La “lettura-utensile” va rilanciata in maniera strutturale, ad esempio, tramite una detrazione da poter utilizzare nella denuncia dei redditi delle persone fisiche.
Essa rilancerebbe concretamente la lettura, la conoscenza e la cultura, infrastruttura immateriale ma essenziale per la crescita, la ricerca e l’innovazione, fondamentale in un paese “trasformatore” come il nostro.
Scrivere di una “detrazione per la lettura”, mentre la Legge di Stabilità sta per essere pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e per arrivare alla Card occorrerà anche avere un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, può sembrare prematuro.
Ma chi pensava un anno fa che avremo avuto una Legge di Stabilità 2016 comprensiva di una Card per le spese culturali dei diciottenni?