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Cavour, Cameron e Renzi

Jacob è un bambino tedesco di tre anni e mezzo. Il padre è un ingegnere italiano che, in Germania, ha trovato non solo un ottimo lavoro in una multinazionale del software (un’attività che lo porta in giro per il mondo), ma anche una moglie, cittadina tedesca. Jacob parla (come può fare un bambino della sua età) correntemente il tedesco (alla scuola materna e in famiglia) e l’italiano (lo pratica, frequentemente, attraverso i collegamenti via skype con la nonna paterna in Italia). Lo zio del padre – l’amico che mi ha parlato di queste performance – ha aggiunto che il nostro Jacob si cimenta con successo anche con l’inglese. ‘’A quell’età frequenta già un corso specifico?’’, domando io. “No – risponde il mio interlocutore – l’inglese è la lingua normalmente usata nelle conversazioni tra i suoi genitori. Si sono conosciuti parlandosi così ed hanno continuato a comunicare in questo modo, visto che ambedue se la cavano meglio con l’inglese che con la lingua madre dell’altro’’. Signori, questa è l’Europa vera: il caso del piccolo Jacob – di tanti bambini come lui – e della sua famiglia è ben più rappresentativo di un voto del Parlamento europeo.

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Nel 1855 Camillo Benso Conte di Cavour operò per inviare un corpo di spedizione in Crimea, allo scopo di schierare un piccolo Stato, come il Regno di Sardegna, a fianco delle maggiori potenze europee in guerra contro l’Impero Ottomano. In questo modo, pensava il Cavour, il suo Paese avrebbe acquistato prestigio internazionale e benemerenze a favore della causa dell’unità dell’Italia. Vien fatto di pensare che, oggi, il nostro furbesco ‘’marcare visita’’, quando si tratta di combattere il c.d. Stato Islamico, ci faccia perdere, invece, prestigio e benemerenze.

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Matteo Renzi insiste nel dire che l’Italia non parteciperà ad azioni militari in Siria (e dintorni) in mancanza di un piano strategico. Ma non fa nulla perché tale piano venga definito. E’ un po’ la solita storia dell’albero di Bertoldo….

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A Renzi potrebbe rispondere il suo coetaneo David Cameron, citando Winston Churchill: “Voi chiedete quale è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una parola. E’ la vittoria. Vittoria a tutti i costi, vittoria malgrado qualunque terrore, vittoria per quanto lunga e dura possa essere la strada, perché senza vittoria non c’è sopravvivenza’’. (dal Discorso del 13 maggio 1940).

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