Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Domenico Cacopardo apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Se fosse vivo Carlo Marx, probabilmente, contesterebbe inorridito i suoi attuali epigoni per la sceneggiata ambientalista messa in scena a Parigi. E ricorderebbe che la questione è sempre quella dei rapporti tra capitale e lavoro e che, in fondo alla strada intravvista nella capitale francese, c’è una ulteriore perdita di potere della classe operaia a scapito del sempiterno e sempre vincente capitale. Ed è così. Come in questa direzione vanno i discorsi sulla «crescita zero» o sulla «decrescita felice», che piace, quest’ultima, ai gonzi alla Grillo e seguaci, incapaci di ragionare in termini politici e sociali sui danni che l’interrompersi dei processi di sviluppo provocherebbe nel mondo globalizzato.
Anche il papa, con la nota enciclica «Laudato si’», si attesta sulla linea dello sviluppo zero per salvaguardare i valori ambientali, dimenticando ciò ch’egli stesso dice a proposito della fame del mondo. Insomma, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca e si ci vogliono nuove risorse per la sopravvivenza degli uomini del pianeta, occorre trovarle, crearle, distribuirle, utilizzando anche gli ogm, aborriti da quei furbissimi degli italiani che stanno rimanendo indietro nella genetica, una delle scienze più innovative. Mi viene in mente un «meeting» cui partecipai negli anni ’80 alla Genentech, colosso della genetica, che vantava tra i suoi più accreditati scienziati un giovane calabrese, il dottor Crea, che poi creò una propria company. E il panorama di novità utili all’uomo soprattutto a quello in difficoltà per le condizioni ambientali e climatiche.
C’è una sottile questione che sta dietro l’ecologismo d’accatto di cui tanti si fanno paladini: in una società paralizzata dai veti ecologici, il livellamento si realizza in basso e, perciò, i mediocri e gli ignoranti possono ritenere di valere quanti i preparati e i volenterosi. Queste considerazioni, tuttavia, non intendono svalutare il lavoro che si compie nella direzione del miglioramento delle condizioni ambientali, lottando contro l’inquinamento in generale e contro quello chimico. In particolare, all’osso, la questione è la riduzione del rilascio di CO2 nell’atmosfera e riguarda specialmente Stati Uniti, Cina e, in misura minore, l’India. Basterebbe quindi un serio impegno di questi tre paesi per iniziare a ridurre l’inquinamento atmosferico. Gli interessi che presiedono, peraltro, alle iniziative tipo questa di Parigi sono, all’evidenza, interessi imprenditoriali e capitalistici: e la «Green economy» è un’eccellente occasione per fare buoni affari.
Sul tema si misura spesso il professor Franco Battaglia, dell’Università di Modena, che critica l’ambientalismo e vi si oppone perché è una ideologia fondata su convinzioni che nulla hanno a che fare con la realtà delle cose. Un esempio: «Una dozzina d’anni fa gli ambientalisti decisero che i campi magnetici dai cavi di trasmissione d’energia elettrica provocassero la leucemia ai bambini e chiedevano a gran voce che si interrassero quei cavi. La verità è che l’elettrosmog non esiste; anche se esistesse (e non esiste) esso sarebbe responsabile di 2 dei 400 casi di leucemia infantile l’anno; il grottesco è che il 90% di esposizione a quei campi è dovuto agli impianti domestici e l’interramento dei cavi di trasmissione sui tralicci non avrebbe avuto alcun effetto e i casi di leucemia attribuibili all’elettrosmog rimarrebbero 2. Orbene, la spesa che proponevano si affrontasse per quell’interramento era di 30 miliardi di euro. Con tutti quei soldi si salvano dalla leucemia tutti e 400 i bambini (e dal cancro tutti noi).»
È il caso del Muos (Mobile User Objective System), il sistema contro il quale in Sicilia combattono alcune centinaia di disinformati, utili per mettere in difficoltà in governo e per portare fieno alla cascina malsana dei 5Stelle. Il Muos è un sistema di comunicazioni satellitari ad alta frequenza e banda stretta, composto da quattro satelliti e quattro stazioni a terra, una delle quali è stabilita a Niscemi, che sostituirà tutti gli esistenti apparati di monitoraggio militare che tanto hanno contribuito sin qui al mantenimento della pace. Se è vero, come è vero che la terza Guerra mondiale è iniziata, il Muos è uno degli strumenti per non perderla.
Il professor Battaglia enuncia anche le 10 maggiori balle ambientali che circolano. Ne segnaliamo alcune: il clima è causato dall’uomo (falso); possiamo ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020 (neanche dello 0.20%); Chernobyl ha causato 100 mila morti (ne ha causati 3; il cibo biologico è il migliore (è il peggiore); l’agricoltura con Ogm (organismi geneticamente migliorati) è il male (è la migliore tecnica che abbiamo); l’energia dal sole è l’energia del futuro (l’energia dal sole è l’energia del passato, quando la schiavitù non era tabù e il pianeta era abitato da mezzo miliardo di anime); il nucleare è pericolosissimo (è la tecnologia di produzione elettrica più sicura che c’è); dobbiamo rinunciare al nucleare (impossibile: in Europa è la prima fonte d’energia elettrica; non vi abbiamo rinunciato neanche noi italiani, che ne abbiamo fatto un altro bene d’importazione, per il quale paghiamo alla Francia, ogni anno, l’equivalente di 1 reattore nucleare; uno scherzo che dura da 20 anni: 1/4 del parco nucleare francese l’abbiamo pagato noi, contribuenti italiani; dobbiamo affidarci all’eolico e al fotovoltaico (tecnologie fraudolente).
Insomma, il vero bilancio che si può trarre dalla Conferenza di Parigi sull’ambiente è che si è trattato di una grande operazione di marketing a favore di lobby interessate alla cosiddetta «Green economy» e di un colossale tentativo di distogliere l’opinione pubblica dai problemi reali del nostro mondo contemporaneo. Il primo dei quali è la crescita del terrorismo, favorito da alcuni stati canaglia, ma soprattutto da stati non sono canaglia e che consideriamo amici. E che, la questione «ambiente» indirizza ancora, nel pendolo della storia, verso il protagonismo del capitale e dei poteri finanziari a scapito della diffusione della ricchezza e della democrazia. La conclusione, perciò e per il momento, l’unica è: «diffidate», «diffidiamo» e cerchiamo di capire cosa c’è dietro o avanti a ognuna delle proposizioni che escono dal confronto parigino.