L’evaporazione delle vecchie sigle partitiche del fu centrodestra: FI, (Forza Italia) di Berlusconi e NCD, (Nuovo Centro Destra) di Angelino Alfano sta producendo un vero e proprio caos politico-parlamentare, che presto, almeno si spera, possa incontrare sulla propria strada la ragione, il pensiero, il logos. Si è alla ricerca di un approdo solido, più o meno sicuro: una stabilità politica e di governo che possa regalare un lungo tempo di certezze e di serenità, dopo i dolorosi e tristi affanni degli ultimi anni. Ieri a Montecitorio con tali intenti, ci auguriamo sinceri, c’è stato un appuntamento, protagonisti Gaetano Quagliariello, che con un gruppo di parlamentari ha già dato vita al nuovo organismo politico IDEA (Identità e Azione), Guglielmo Vaccaro parlamentare che ha lasciato il PD e che da oggi rappresenterà alla Camera il movimento di Corrado Passera, leader del movimento politico Italia Unica, presente anch’egli stamattina a Montecitorio con Lelio Alfonso e Pino Bicchielli coordinatori di IU. Lo scorso fine settimana a Orvieto invece si sono incontrati alcuni esponenti del Centro di ispirazione cattolica con Ettore Bonalberti, Carlo Giovanardi, Mario Mauro, Ivo Tarolli, Mario Tassone con propositi analoghi a quelli di Quagliariello e Passera.
Idea, Italia Unica, il Centro di Orvieto dovrebbero concorrere alla costruzione del moderno Centro politico, pronto ad accogliere nel suo seno cattolici, liberali, riformatori, con l’obiettivo di essere concreta e solida alternativa al populismo renziano, che molti danni sta producendo sul versante della spesa pubblica, della politica estera, della difesa, dei servizi sociali. Il progetto politico si auspica che non nasca dalla tramontata e ingiallita idea sondaggista, ma dalle esigenze reali del Paese. Le istituzioni a qualsiasi livello non possono essere contrastanti con la vita dei cittadini elettori, ne devono essere la chiara fotografia, per cui bisogna perseguire disegni politici e governativi coerenti, avendo riguardo per le attese della gente comune in primo luogo. Troppe promesse fatte e non mantenute e troppi inganni in quest’ultimo ventennio hanno creato sfiducia e disaffezione per i partiti e più in generale per la politica, bisogna riportare le giovani generazioni, soprattutto, ad interessarsi della cosa pubblica. C’è una strada praticabile da seguire, quella della partecipazione, se le forze politiche non sono espressione di una cultura vera e consolidata nel tempo, non riusciranno a ritrovare gli eserciti di elettori che sino ad oggi si sono smarriti nelle varie opzioni. Si diceva della partecipazione: la strada maestra da percorrere, aprendo le porte dei partiti ad una vera democrazia interna fatta di regole chiare e condivise. Le primarie sono esercizio per chi ancora vuole perdere tempo coi giochini. Dalla democrazia interna fatta di studi, confronti, dibattiti veri bisogna far emergere la volontà politica del partito sulle scelte di governo da proporre, in primis riforma elettorale, delle istituzioni. Non ultima la riforma fiscale, il vero problema che tocca tutti gli italiani, a cui bisogna mettere mano con coraggio, non trastullandosi con ricette corporative, parziali, clientelari e parcellizzate.
Un partito che afferma con chiarezza di puntare sulla partecipazione non può che avanzare disegni riformatori conseguenti, sia sul tema della legge elettorale che su quello delle riforme istituzionali in generale. Furono tali punti peculiari che riscossero il consenso della maggioranza degli italiani, anche non cattolici, durante l’esperienza “popolare” nelle istituzioni. E oggi sono ancora in tanti a voler testimoniare e tutelare non un patrimonio di valori religiosi, ma essenziali aspetti della coscienza umana, che hanno caratterizzato la formazione della coscienza nazionale degli italiani e sono stati fondativi di quella europea. Qualcuno dirà che non è facile. Pare scontato. Neppure il Partito Popolare Italiano nel 1919 “nacque bello e formato dalla testa di Giove”.