Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Alberto Toscano uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi
Mentre al Bourget (dove Charles Lindbergh atterrò il 21 maggio del 1927 e dove ogni anno dispari si svolge il Salone dell’aeronautica) prosegue faticosamente la discussione sul clima, nel resto della Francia si comincia a pensare (un po’ tardi, per la verità) alle elezioni regionali delle due prossime domeniche. Sono elezioni importantissime per due motivi. Come prima cosa, i poteri delle regioni sono aumentati e assumerne il controllo è un rilevante elemento di forza per i tre grandi partiti: quello di destra (Les Républicains), quello di sinistra (Partito socialista, Ps) e quello d’estrema destra (Front national).
La recente riforma (voluta dal governo socialista del primo ministro Manuel Valls) ha diminuito il numero delle regioni della “Francia metropolitana” da 22 a 12 (più la Corsica, che non è stata costituita come vera e propria regione anche se ci sarà un’assemblea locale: stranezze, alchimie e malcelate paure secessioniste della politica transalpina!). C’è poi un altro grande motivo d’interesse. La tornata elettorale del 6 e del 13 dicembre costituisce l’ultima consultazione importante prima del ciclo presidenziale del 2016 (primarie) e dell’aprile-maggio-giugno 2017, quando in rapida successione verranno scelti presidente della Repubblica e membri dell’Assemblea nazionale.
È un test politico fondamentale per i tre personaggi in cerca d’avvenire: il presidente François Hollande, il leader del centrodestra Nicolas Sarkozy e la rampante Marine Le Pen, figlia del suo papà e leader (per ora) incontrastata del Front national. Tutti e tre rischiano grosso.
Le 22 amministrazioni regionali uscenti sono 21 di sinistra e una (l’Alsazia) di centrodestra. Certissimamente i socialisti ne perderanno alcune. Ma quante? Salvo sorprese, i risultati dell’imminente scrutinio vedranno tre regioni restare ai socialisti (Bretagna, dove il candidato alla presidenza è l’attuale ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, il ministro più popolare del governo Valls), Aquitania e Linguadoca (in realtà queste ultime regioni sono state molto ampliate (fino a includere nel loro insieme tutto quanto il sudovest francese) da una riforma che il governo ha concepito nell’evidente interesse del partito socialista.
Il Front national è nettamente favorito in due regioni: il Nord (Nord-Pas de Calais), dove la candidata è Marine Le Pen, e la Provenza (Paca: Provenza, Alpi, Costa Azzurra), dove la candidata è Marion Maréchal Le Pen (di cui Marine è zia e l’ormai estromesso Jean-Marie Le Pen è nonno; Jean-Marie e Marine si detestano ormai tra loro, ma la nipotina è riuscita a mantenere buoni rapporti con ambedue). Queste due regioni sono lo specchio esatto dei due volti del Fn: il disagio sociale di un nord deindustrializzato e il “distacco” di un sud agiato. Minimo comune denominatore: la forte immigrazione, che, nei due casi, viene considerata come un problema particolarmente serio, diventando uno strumento ideale per le campagne dell’estrema destra.
Il centrodestra (Républicains più centristi) dovrebbe portare a casa senza troppe difficoltà tre regioni: Alsazia (ormai allargata all’intero nordest: Alsazia-Lorena-Champagne-Ardenne), Centro-Valle della Loira e infine “Pays de Loire” (che ha per capoluogo Nantes). Per le altre regioni la battaglia è aperta. La sinistra è in fortissima difficoltà, ma la sua speranza è di avvantaggiarsi grazie ai voti che la destra estrema potrebbe sottrarre alla destra classica. Il gioco è pericoloso, ma i socialisti ci sperano (non senza un po’ di cinismo).
Ieri è accaduto un fatto rilevante: l’intervento a gamba tesa del leader degli imprenditori, Pierre Gattaz, contro il Front national. Il presidente del Medef, la Confindustria francese, si è espresso con una determinazione che ha pochissimi precedenti nella storia di questa organizzazione (in realtà due precedenti: nel 1997 al momento della discussione sulla legge istitutiva delle 35 ore e, prima ancora, nel periodo 1981-83 con l’elezione all’Eliseo di François Mitterrand e la fase delle nazionalizzazioni). Pierre Gattaz, attuale presidente del Medef (figlio di Yvon Gattaz, che guidava il Cnpf, antenato del Medef, nel periodo iniziale della presidenza Mitterrand) ha avuto parole di fuoco contro il Front national. Per lui il passaggio di una o più regioni nelle mani di questo partito sarebbe una sorta di disastro.
Sta di fatto che il giudizio finale sui risultati verrà dall’esito della battaglia nelle regioni in bilico e soprattutto in una: quella parigina, dove la candidata del centrodestra Valérie Pécresse (già ministra al tempo di Sarkozy) affronta in un duello all’ultimo sangue il presidente in carica dell’Assemblea nazionale, il socialista Claude Bartolone. La Borgogna-Franca contea è in bilico in un duello destra-estrema destra, la regione con capoluogo Lione (che includerà, oltre alla vecchia regione Rodano-Alpi, anche l’Alvernia) è in bilico in un duello classico destra-sinistra. I giochi sono apertissimi in Normandia, dove tutto è possibile e dove tutti potrebbero dunque sbarcare.