Anche i grillini hanno un giudice costituzionale. Con l’accordo raggiunto ieri sera e la decisione di Matteo Renzi di lasciare a bocca asciutta Forza Italia, dopo 31 votazioni a vuoto il Parlamento è riuscito ad eleggere i tre nuovi membri della Consulta. E con 609 consensi, il più votato è proprio il candidato proposto dal Movimento 5 Stelle, ossia Franco Modugno, che mette piede nella Corte Costituzionale insieme al più noto Augusto Barbera proposto dal Pd e a Giulio Prosperetti suggerito dall’area centrista (Scelta Civica e Area Popolare).
BARBERA, MODUGNO E PROSPERETTI. LE FOTO DEI 3 NUOVI GIUDICI DELLA CONSULTA
CHI E’ FRANCO MODUGNO
Settantasette anni, romano, laureatosi nel 1961 in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi su “La teoria kelseniana nella indistinzione dei poteri” discussa con il prof. Massimo Severo Giannini, Modugno è oggi docente emerito in quello stesso Ateneo oltre che uno dei principali costituzionalisti italiani. Poco avvezzo a intervenire nel dibattito pubblico, lontano dallo stereotipo del giurista che scrive sui giornali per commentare le riforme in atto e prendere posizione con questo o quel partito, Modugno non è molto conosciuto fuori dai confini della sua professione. Ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento del diritto costituzionale, muovendo i primi passi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo, per poi passare a quelle di Macerata e Salerno (dove è stato anche preside) fino al rientro a Roma nel 1975 come preside della Facoltà di Scienze Politiche. Nel 1979 ha iniziato anche a insegnare alla Luiss mentre nel 2011 è stato nominato professore emerito di diritto costituzionale alla Sapienza. Oggi dirige le riviste Giurisprudenza Italiana e Diritto e Società e fa anche parte del comitato di direzione della rivista Giurisprudenza Costituzionale.
IL GIURISTA CHE PIACE AI GRILLINI
Il 23 novembre scorso è stato Danilo Toninelli, deputato 5 Stelle incaricato di seguire le questioni costituzionali, a fare per primo il nome di Franco Modugno. Due giorni dopo sul blog di Beppe Grillo è uscito un articolo firmato da M5S Parlamento che candidava ufficialmente il giurista alla Consulta. “Franco Modugno è uno tra i maggiori costituzionalisti italiani viventi”, si legge nel post, dove si aggiunge: “Non un soldato di partito ma un nome alto per competenza e indipendenza personale che invitiamo tutti a votare”. D’altronde, “i requisiti per il M5S sono noti da sempre: personalità slegate dai partiti, niente politici di professione, moralità e condotta incensurabili, profilo alto e comprovata indipendenza”. Insomma, tutte caratteristiche che a detta dei pentastellati sarebbero difficilmente riscontrabili nel professor Barbera, se è vero che è stato deputato di sinistra dal 1976 al 1994 ricoprendo anche la carica di ministro ed “è stato sempre appellato tra i professori di riferimento del Pci, del Pds, dei Ds e infine del Pd, ricoprendo anche un ruolo di riferimento in una corrente di partito interna allora denominata Alleanza democratica”.
Una vicinanza alla politica che invece, secondo i 5 Stelle, Modugno non ha e non ha mai avuto. Piuttosto, a convincere i grillini potrebbero essere state le pubblicazioni firmate da Modugno insieme a Gustavo Zagrebelsky, l’ex presidente della Corte Costituzionale e oggi a capo dell’associazione Libertà e Giustizia che qualcuno tra i grillini voleva candidare al Quirinale.
BARBERA, MODUGNO E PROSPERETTI. LE FOTO DEI 3 NUOVI GIUDICI DELLA CONSULTA
IL DIALOGO CON I CIELLINI
C’è un giudice della Consulta con il quale il professor Modugno ha avuto più occasioni di confronto professionale negli ultimi anni: si tratta della vicepresidente Marta Cartabia, nominata nel settembre 2011 da Giorgio Napolitano dopo averla conosciuta al Meeting di Rimini. Già, perché la docente di diritto costituzionale all’Università Bicocca di Milano è vicina al movimento di Comunione e Liberazione e proprio nell’agosto scorso è intervenuta alla kermesse riminese per parlare del suo incarico all’interno della Corte Costituzionale insieme al giudice emerito Sabino Cassese. Un mese prima di quell’evento, alla Camera dei deputati Cartabia e Modugno sono intervenuti insieme al convegno “Motivare la legge? Le norme tra politica, amministrazione, giurisdizione”, presieduto dal presidente della commissione per la semplificazione, il segretario del Centro Democratico Bruno Tabacci.
E sempre a Roma, ma tre anni prima, ossia nel luglio 2012, Modugno aveva preso parte a un convegno promosso dalla Fondazione per la Sussidiarietà guidata dal ciellino Giorgio Vittadini in cui veniva presentato il volume “Esperienza elementare e diritto” (Guerini e Associati) firmato dai costituzionalisti Lorenza Violini, Paolo Carozza, Andrea Simoncini (uno dei leader di Cl, qui un suo ritratto di Formiche.net) e la stessa Cartabia. A scrivere la prefazione di questo libro, l’attuale presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julian Carròn.
Nel resoconto del dibattito fornito da Tracce, rivista di Cl, il professor Modugno mette in guardia a “non ridurre l’esperienza elementare a dottrina”. E questo perché l’esperienza elementare “è insieme un contenuto e un metodo ed è questo che la rende interessante” e “non fornisce un elenco minimo di valori condivisi, ma chiama in campo un soggetto”. Pur se spiegato con il lessico del giurista e del docente universitario, Modugno fa capire che sul tema nuovi diritti (dalle nozze gay alla maternità surrogata, tanto per fare qualche esempio) non è sempre in sintonia con la collega Cartabia. Per quanto riguarda il matrimonio omosessuale, ad esempio, Modugno in quell’occasione (come riportato da Quaderni della Sussidiarietà n.13, anno 2012) così si esprime: “Se il diritto di formare una famiglia si scinde dall’esplicito riferimento all’uomo e alla donna come titolari del diritto di sposarsi (ossia si scinde, con l’argomento della dissociazione, il diritto a contrarre matrimonio dal diritto a formare una famiglia) è possibile non già riconoscere, sic et simpliciter, il matrimonio omosessuale, bensì considerare come ‘famiglie’ anche le unioni omosessuali. E tali le riconosce la Corte di Strasburgo, ritenendole quindi protette dall’art. 8 che tutela, oltre alla privacy, anche la vita familiare”.