Domenica 13 dicembre è una data che resterà, forse, nella storia del giornalismo italiano. Almeno per quanto riguarda quello che viene definito “giornalismo d’inchiesta”. E si sa, Report, la trasmissione d Rai 3 condotta da Milena Gabanelli, è nota come la punta di diamante nel settore da tanti anni.
Il senso di questo evento può essere fissato, forse, in un tweet del direttore della Rete 3 Rai. È quasi mezzanotte quando Andrea Vianello (@andreavianel) twitta “#Report è programma d’inchiesta che non prevede ospiti in diretta. Per dare la propria versione basta accettare di rispondere alle domande”. Poco prima, il canale Twitter di Report (@reportrai3) mette in rete un post: “Eni sta scrivendo il falso. Hanno rifiutato l’invito, con richieste e attese andate avanti per un mese. Milena Gabanelli #Report”. Circa tre ore più tardi, “Report” posta ancora: “Ecco lo scambio di e-mail tra la redazione di #Report ed Eni, che non ha accettato interviste televisive”. Il tweet in questione conduce alla documentazione di uno scambio epistolare tra la redazione di Report ed Eni, in cui il gruppo guidato dall’amministratore delegato, Claudio Descalzi, declina la richiesta di interviste da parte della trasmissione Rai e risponde invece per iscritto ai quesiti posti dalla redazione. Chiosa lo scontro a colpi di tweet Marco Bardazzi (@marcobardazzi), capo della Comunicazione di Eni: “@andreavianel Andrea abbiamo risposto a tutto, ma le risposte sono state usate solo in parte. E allora abbiamo detto la nostra #report”.
Ma cosa è successo nel corso della serata? La puntata era centrata su diversi argomenti, come dismissioni da parte di Eni e questioni ambientali.
Eni si è, dunque, rifiutata di concedere interviste a Report e quindi – è immaginabile – di esporsi alle scelte redazionali della trasmissione nel taglio e montaggio delle stesse e di dover poi inviare una richiesta di rettifica per lettera. Metodo di replica assai deboluccio in confronto alla potenza evocativa di una trasmissione televisiva. Perché, appunto, il contraddittorio, nello schema di Report non si svolge in diretta – come specificato da Vianello via Twitter – con la presenza in studio di un esponente della società oggetto dell’inchiesta. Ci si deve affidare alle scelte redazionali e poi, nel caso, tentare di replicare. Pochino, deve aver deciso l’Eni.
Così il gruppo dell’energia decide di rispondere utilizzando l’arma informativa del nostro tempo: la disintermediazione. Dico la mia via web, sui social media, dati alla mano, rivolgendomi direttamente al pubblico. E via: una raffica di tweet con collegamenti a approfondimenti sulle varie questioni trattate, immagini, infografiche. Ha lavorato sodo la direzione Comunicazione Esterna e, nel corso della trasmissione, replica in diretta, un tweet dopo l’altro, rispondendo argomento per argomento.
D’altronde, Eni ha già dimostrato di aver compreso il potere della disintermediazione creato dal web con il progetto Eniday, la testata online di storytelling d’impresa lanciata da pochi mesi dal gruppo.
Oggi sta a chi pratica il giornalismo comprendere tutto il potere di intervento sull’informazione, attraverso il dialogo diretto con il pubblico che il web offre a soggetti come singoli, organizzazioni e imprese, che non devono più sottostare al filtro dei media “classici”. “È la rete, bellezza!”