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Il pick up dell’idraulico americano ripreso “a combattere” in Siria

Il New York Times ha dedicato un articolo alla vicenda di Mark Oberholtzer, idraulico americano di Texas City, il cui ex pick up è finito in mano ai ribelli siriani. La presenza del mezzo di indubbia provenienza americana è molto nota agli osservatori, perché rappresenta una delle tante curiosità del conflitto (Guido Olimpio del Corriere della Sera, per esempio, l’ha più volte segnalata): il furgone dell’idraulico americano è riconoscibilissimo, visto che ha ancora sulla fiancata attaccato il logo della ditta “Mark-1 Plumbing” con i recapiti per i contatti.

LA DENUNCIA

La questione è tornata alle cronache dei media americani (anche il Washington Post e la CNN ne hanno parlando in queste ore), perché Oberholtzer ha deciso di denunciare per danno di immagine, e chiedere un risarcimento da un milione di euro, il concessionario a cui aveva rivenduto il mezzo. Oberholtzer ha dichiarato di aver ricevuto oltre mille telefonate di persone che lo accusavano di essere un terrorista, avendo visto le immagini del suo pick up armato di una mitragliatrice di grosso calibro in Siria. Fu il programma televisivo che l’umorista Stephen Colbert conduceva nel 2014 a diffondere per primo al grande pubblico americano le foto del pick up dell’idraulico americano: la sera in cui passarono le immagini a vedere la puntata di “Colbert Report” c’erano 2,5 milioni di telespettatori (Colbert le commentò dicendo: «Quel paese sta andando nel cesso, ma per la prima volta ora sanno chi chiamare per sturarlo»). Oberholtzer è stato anche rintracciato dall’Fbi e dal dipartimento della sicurezza nazionale, che gli avevano chiesto chiarimenti. La colpa di tutto ciò, secondo l’idraulico, sarebbe del commerciante di autovetture che non avrebbe rimosso le insegne dal veicolo, pur avendo dichiarato di occuparsene, prima di rivenderlo a sua volta: per questo la denuncia e la richiesta di risarcimento (anche per violazione della privacy).

UNO DEI VECIOLI DELL’ISIS

Il pick up dell’idraulico texano non è l’unico dei veicoli prodotti in Occidente finit in mano agli estremisti islamici in Medio Oriente. Il problema è nota da tempo: l’ABC annunciava ad ottobre che il governo americano aveva avviato un’indagine per tracciare il passaggio di SUV di marca Toyota che finiscono nelle mani dell’ISIS (e conseguentemente nei suoi video, cosa che ha causato a Toyota molti guai di immagine). I modelli della casa giapponese, Hilux, Tacoma e Land Cruiser, sono la prima scelta dei combattenti in quanto li ritengono affidabili, agili e robusti, ma anche per l’ampia disponibilità sul mercato. L’ipotesi più probabile è che i mezzi siano acquistati nei paesi confinanti dove agiscono commercianti con buoni contatti e pochi scrupoli.

In Siria via Turchia. Il pick up di Oberholtzer non è un Toyota, ma un Ford F-250: il concessionario che lo aveva preso in permuta per un altro veicolo acquistato dall’idraulico, l’ha rivenduto attraverso un’asta online a dicembre dello scorso anno ed il mezzo è finito a Mersin, in Turchia. Da lì è riapparso con un mitragliatore sul cassone e guidato dai membri della Jaish al Muhajireen wal Ansar, conosciuta anche come Katibat al Muhajireen, unità di foreign fighters ceceni tra le prime apparse dall’estero in Siria. Il gruppo ha avuto una lunga storia nel conflitto siriano, è stato guidato nel 2012-2013 dal potentissimo comandante militare dell’IS Omar al Shishani (ora Emiro della guerra in Siria), ha combattuto sotto l’egida del Califfato per poi distaccarsi definitivamente a settembre di quest’anno e giurare fedeltà alla qaedista Jabhat al Nusra.

(Foto: Twitter)

 

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