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Isis, Le Pen, Putin. Il pensiero (a porte chiuse) di Tusk

Il presidente dell’Unione europea Donald Tusk ha incontrato oggi i deputati europei della sua famiglia politica (PPE) a Bruxelles per fare il punto, un anno dopo la sua elezione, sullo “Stato dell’Europa”. Ha parlato di 5 crisi parallele, di grandi portata, che sta vivendo l’Europa in questo momento: terrorismo, emergenza profughi, Russia/Ucraina, Brexit, Turchia. Tusk ha confessato agli eurodeputati che un anno fa, quando ha preso l’incarico, non pensava che l’Europa potesse ritrovarsi in queste condizioni, con tutte queste crisi aperte.

ISIS E IL VOTO FRANCESE

Il presidente dell’Ue si è concentrato principalmente sul pericolo terrorismo: “E’ in gioco – ha detto – il futuro del centro destra europeo, la gente si aspetta che l’Europa sia più decisa, garantisca la sicurezza dei cittadini, non servono le scuse ma i risultati”. Ha parlato di mancanza di responsabilità di alcuni governi europei, i quali non hanno capito che in questo momento si lotta per la sopravvivenza dell’Europa. Secondo Tusk le elezioni francesi sono un sintomo del cambiamento delle necessità dei cittadini, che vogliono “poteri forti e decisi”. Un primo segnale in questa direzione è arrivato venerdì scorso quando è stato trovato un compromesso sul Passenger Name Record (PNR). Secondo il Presidente dell’Ue, l’approvazione del PNR può contribuire a fermare la minaccia terrorista, ma bisogna fare uno sforzo ulteriore e i servizi di “intelligence” degli Stati membri devono cooperare tra di loro, scambiarsi le informazioni: “Schengen non può sopravvivere  senza una forte politica di sicurezza”. L’Europa deve proteggere le sue frontiere esterne e i “cittadini vanno rassicurati nel loro quotidiano in Europa”. Tusk ha poi mosso accuse pesanti contro gli Stati membri, secondo lui tra i “responsabili” dell’escalation del terrorismo, sottolineando che da un lato gli Stati chiedono maggior coordinamento e maggiore controllo da parte di Frontex sulle frontiere esterne, e dall’altro però non vogliono rinunciare alla loro sovranità nazionale.

DOSSIER RUSSO-UCRAINO

Passando al tema immigrazione, Tusk ha fatto notare che senza un controllo efficace delle frontiere non ci può essere distribuzione dei rifugiati e ha aggiunto che gli immigrati vanno fermati, individuati per motivi di sicurezza e ordine pubblico. Sulla crisi russo-ucraino è apparso molto deciso: “Le sanzioni verso la Russia rimarranno fino a quando non verrà rispettato l’ accordo di Minsk”.  Per ciò che riguarda la questione Brexit, ha insistito sulla importanza di tenere il Regno Unito dentro perché secondo il presidente dell’Ue “il referendum può rappresentare l’inizio della fine dell’Ue”. Anche sulla Turchia è stato di poche parole: “Non possiamo scendere a troppi compromessi con la Turchia, perché Cipro va tutelato”. Tusk ha concluso il suo intervento invitando tutti ad “essere cauti con la promessa che l’Europa è pronta a pagare per tutti“, e ha lanciato un messaggio “velato” a quanti lo criticano per il suo operato, ricordando che lui come presidente dell’Ue ha a disposizione due strumenti: la persuasione e la possibilità di convocare il Consiglio europeo, cosa che questo anno ha fatto ben 12 volte.

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