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Ecco come l’Isis prova a portare la jihad in Cina

“Il nostro sogno è morire combattendo / Nessuno potrà fermare la nostra guerra / Prendi le armi della rivolta/ Il nemico svergognato entrerà in panico”. Questo è il ritornello di una nuova canzone dell’Isis “Siamo Muyahidín”. L’uso della musica non è certo una novità per i drappi neri, ma questo brano ha una particolarità: è il primo in mandarino, la lingua più parlata in Cina e nel mondo.

LA CANZONE

È una contagiosa melodia marcatamente pop, con un testo che incita a imbracciare le armi per difendere lo Stato Islamico. In quattro minuti, due voci maschili rendono omaggio a chi muore in nome dell’Islam con una ipnotica musica di sottofondo. Il brano è stato diffuso su Twitter da una delle “case di produzione” dell’Isis, Al Hayat Media Center.

IL PUBBLICO

La notizia è stata diffusa dal gruppo di monitoraggio del jihadismo Site Intelligence Group. Secondo il sito The Australian, il singolo potrebbe essere indirizzato agli hui, un’etnia cinese di 10 milioni di persone in maggioranza musulmane, moderate e che parlano mandarino. Il mandarino è anche la lingua nativa di gran parte degli uiguri, un gruppo etnico musulmano che vive nel nordest della Cina e ha al suo interno un forte movimento separatista.

LE MINACCE

Non è la prima volta che la Cina è toccata dalle minacce dell’Isis. Il gigante asiatico è tra i sessanta Stati identificati come possibili bersagli degli attacchi terroristi in un video di propaganda dell’organizzazione terroristica. La regione cinese dello Xinjiang, a maggioranza musulmana, è nella mappa dei territori in cui lo Stato Islamico vorrebbe espandersi.

Dopo la diffusione della canzone, il portavoce del ministro cinese degli Affari esteri, Hua Chunying, ha convocato una conferenza stampa durante la quale ha annunciato un piano per combattere i jihadisti: “Abbiamo bisogno di fermare la diffusione di questi pensieri e bloccare i finanziamenti a questo tipo di organizzazioni”.

ATTACCHI DI ISIS ALLA CINA

Lo scorso 19 novembre, il Paese guidato dal presidente Xi Jinping ha confermato che un cittadino cinese è stato assassinato dallo Stato Islamico. A settembre, la foto di Fan Jinghui (nella foto) era stata pubblicata insieme a una richiesta di riscatto sulla rivista del “Califfato”, Dabiq. Il quotidiano cinese People’s Daily riporta le dichiarazioni del governo: “Il ministero degli Affari esteri di Cina conferma che il prigioniero cinese Fan Jinghui è stato ucciso dall’Isis. E promette che gli renderà giustizia”. Il giorno dopo, in un attacco a un albergo in Mali condotto da alcuni terroristi vicini ad Al Qaeda, sono morti altri tre cittadini cinesi. Attacchi su territorio cinese che potrebbero rafforzare l’ipotesi di un intervento militare anche di Pechino, secondo il sito del Global Times.

OFFENSIVA MILITARE CINESE?

Al vertice dei Paesi dell’Asia e del Pacifico (Apec) tenutosi recentemente a Manila, il presidente Xi Jinping ha detto che “il terrorismo è un nemico comune dell’umanità e che il governo cinese lotterà senza fermarsi per eliminare questa violenza”. Secondo alcune indiscrezioni pubblicate dal quotidiano libanese Al Masdar Al Arabi, la Cina potrebbe così aggiungersi a Russia, Stati Uniti e a tutti gli altri Stati che in questo momento compongono il frastagliato fronte anti Isis. Il giornale non spiega quale sarà la strategia di Pechino, ma sostiene che “i cinesi potrebbero iniziare ad agire già nei prossimi giorni”, inviando delle truppe militari nelle zone di conflitto.



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