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L’uccisione del capo delle finanze del Califfato e una cosa in più sul sistema economico dell’Isis

Giovedì scorso il colonnello Steven Warren, portavoce dell’operazione Inherent Resolve (la missione americana contro lo Stato islamico), parlando in video conferenza da Baghdad, ha annunciato che in un airstrike condotto dalla United States Air Force in  Iraq è stato ucciso Abu Salah, il capo del network finanziario del Califfato.

I leader uccisi. Non ci sono molte altre informazioni sulla figura di Salah, e anche il comunicato stampa con cui il Pentagono ha annunciato la sua uccisione (che sarebbe avvenuta a fine novembre) è piuttosto scarno e definisce Abu Salah il ministro delle Finanze dello Stato islamico. Si parla anche di altri due leader colpiti insieme lui: tale Abu Maryam, considerato il responsabile del network di estorsioni con cui l’Isis impone tassazioni ai propri cittadini, e Abu Raham al Tunisi, coordinatore del passaggio di informazioni, combattenti e munizioni (entrambi tunisini: si sa che dalla Tunisia arriva la più alta percentuale di foreifn fighters affluiti tra i soldati del Califfo). Il vero nome di Abu Salah sarebbe Muwaffaq Mustafa Muhammad al-Karmush, e pare sia stato un ex ufficiale del dipartimento culturale dei mukhabarat (l’intelligence) durante il regime di Saddam Hussein (un altro dei leader dell’Isis che arriva dall’élite baathista), poi virato verso le posizioni radicali dell’al Qaeda irachena.

LA GUERRA FINAZIARIA

L’annuncio dell’uccisione del senior-leader, che figurava in un organigramma ricostruito tempo fa dal Telegraph, è stato contemporaneamente confermato su Twitter da Brett McGurk, l’inviato speciale della Casa Bianca per la Coalizione “anti-Isis”, che lo ha definito come parte dello sforzo che la coalizione sta compiendo per colpire le finanze dei baghdadisti. La notizie è arrivata nello stesso giorno in cui il dipartimento del Tesoro americano ha rivelato i dettagli della guerra finanziaria contro lo Stato islamico, e non è escluso che l’Amministrazione americana abbia atteso un po’ per massimizzare l’effetto. Tra i provvedimenti finanziari, ci sono la chiusura di oltre 90 banche che operano nelle aree controllate dal gruppo (operazione concordata con il governo iracheno). Poi le sanzioni contro almeno 30 individui che hanno legami con i sistemi di finanziamento internazionale dell’Isis, e l’inasprimento dei controlli alle frontiere per bloccare i traffici di contanti.

La novità. Secondo alcuni osservatori iracheni, il Tesoro americano e la Federal Reserve hanno lanciato anche un’indagine sulla vendita all’asta del dollaro da parte della Central Bank of Irak, in mezzo alle cui dinamiche si sarebbe inserito l’Isis ottenendo qualcosa come 25 milioni di dollari al mese di business; secondo Hisham al-Hashimi, ricercatore iracheno tra i più esperti al mondo sulle questioni del Califfato, Abu Salah sarebbe uno dei progettisti materiali anche di questo importante asset finanziario.

Le tassazioni. È stato il sottosegretario al Tesoro Adam Szubin, parlando da Londra, ad annunciare le ulteriori misure americane contro le finanze del Califfo: un aspetto inusuale, di solito questo genere di comunicazioni sono affidati alla Difesa o agli Esteri. Szubin ha anche chiarito che buona parte degli introiti arriva al Califfato grazie alle tassazioni imposte sugli 8 milioni di cittadini che vivono nelle aree sotto il controllo dell’Isis (in questo, la notizia di aver colpito anche il responsabile della rete delle estorsioni, Abu Maryam, assume ancora più peso). La principale, percentualmente, della fonti di introito, resta però il petrolio: Washington stima che circa al metà dei proventi del gruppo, calcolati in un miliardo di dollari l’anno, arrivi dal commercio di greggio; anche le autocisterne dei traffici sono ultimamente finite tra gli obiettivi dei caccia.

Azioni diplomatiche. Colpire le finanze del Califfo, è l’argomento in discussione in un vertice del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, programmato tra pochi giorni, che sarà presieduto dal segretario al Tesoro americano Jack Lew e dovrebbe rappresentare un punto di incontro tra americani e russi (e coalizioni collegate) per costruire una muova risoluzione Onu più incisiva e mirata.

(Foto: nel riquadro viola Abu Salah)

 

 

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