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Merck molla l’Italia nel silenzio della politica

Migliora costantemente gli utili, non investe sul territorio italiano e licenzia pure i dipendenti italiani. E’il caso della multinazionale del farmaco Merck che il prossimo 31 dicembre manderà via altri 186 dipendenti, nonostante tra due anni scada il contratto per la molecola su un farmaco anti diabete quindi in teoria ci potrebbe essere nuovo spazio. Ma la governance Usa ha deciso il taglio: dal 2007 ad oggi sono stati mandate via 1500 persone in tutto, delle 2000 complessive che operavano in Italia. In sostanza la multinazionale che ha un preciso riscontro economico dai proventi di farmaci rimborsati dal SSN scarica sulla collettività migliaia di lavoratori, che vanno in mobilità pur non avendo problemi economici. E’questa la traccia seguita da due interrogazioni, la prima alla Camera firmata da 22 deputati del Pd, la seconda al Senato firmata da colleghi del M5S.

Ai più anziani è proposto l’abbandono immediato con una liquidazione, ma resta il nodo degli anni che mancano alla pensione. Peggio va ai più giovani a cui è proposto un transito di un anno  mezzo in una azienda sorella, con riduzione dello stipendio del 50%: ma con il dramma che a 45 anni non saprebbero più dove ricollocarsi. Nel 2008 la multinazionale ha chiuso lo stabilimento di Baranzate di Bollate (Milano) con 130 lavoratori, e venduto il centro di ricerca IRBM di Pomezia che occupava 150 lavoratori. Inoltre l’anno dopo la Schering Plough (acquistata 12 mesi prima) poneva 93 lavoratori in mobilità, la MSD 18; nel 2010 la Schering Plough altri 96 e chiudeva lo stabilimento di Comazzo (Lodi)  con 150 lavoratori. Nel 2013 altra chiusura, questa volta a Pavia con 250 dipendenti e nel 2014 veniva ceduto il ramo d’azienda linea oftalmologica (occupante 35 unità) a Santen.

Nelle due interrogazioni si chiede alle Commissioni lavoro se i ministri del lavoro e della sanità siano a conoscenza del piano industriale seguito dalla multinazionale farmaceutica americana Merck. E ciò per una serie di ragioni di merito: in primis perché non è un’azienda in crisi; in secondo luogo perché fino ad oggi ha provveduto a massimizzare i guadagni “riducendo in modo drammatico il numero degli addetti, con elevato tasso di scolarità, senza operare investimenti produttivi sul territorio nazionale”.

Logica avrebbe voluto che si convocasse quantomeno un tavolo di confronto tra le parti, non solo per salvaguardare il livello occupazionale, ma per comprendere le motivazioni che stanno portando un colosso del farmaco ad abbandonare progressivamente il mercato italiano. Nonostante in Italia si registri un incremento di farmaci ad elevato contenuto tecnologico. Proprio come quelli prodotti dalla MSD.

twitter@FDepalo



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