E’ormai chiaro che con la nuova legge elettorale si andrà incontro ad un panorama federativo, con l’obiettivo di aggregare forze e non disperdere energie. Ma ciò che ancora appare nebuloso al cubo, è con quale schema si presenteranno alle urne i cocci del centrodestra. Detto di Forza Italia che sta vivendo da un punto di vista contenutistico e programmatico gli ultimi giorni di Pompei, con annessa “liquidazione” di sede e dipendenti, è nella placenta di chi intende prenderne il testimone che andranno ricercate direzioni di marcia e intenzioni.
La nuova destra social-repubblicana italiana, al netto di diatribe su denominazioni o rivendicazioni territoriali, se vorrà farsi futura forza di governo dovrà porsi l’obiettivo, nel medio-lungo periodo, di produrre un’alternativa qualitativa al Pd renziano: che sia fattibile e praticabile, oggettivizzata da strategie di ampio respiro e visioni alte, con una forte componente social-repubblicana alle spalle. E non una semplice unione di urla contram personam proveniente da macroregioni diverse. Occorrerà che si compatti su una base programmatica, che sia supportata da fatti e prospettive, non da sbuffi ideologici. Ad esempio sul tema migranti, dove Lega e Fdi hanno posizioni ultraintransigenti, andrà ricercata una terza via: che sottolinei come la questione non investa più un semplice no ideologico, ma sia da circuire in un perimetro di mera logistica. Ad Ellis Island un secolo fa nessuno accusava gli americani di razzismo o xenofobia, ma furono creati punti di controllo e smistamento, mentre nel Mediterraneo regna ancora il caos, con i filo Isis che si mascherano tranquillamente da rifugiati e transitano sul territorio italiano.
Inoltre sarebbe molto utile stimolare Bruxelles a non limitarsi al compitino fin qui svolto: non servirà concedere una linea di credito da tre miliardi, così come fatto alla Turchia, senza ottenere riscontri, visto che nell’Egeo si continua a morire e i numeri di transiti e arrivi (toccata quota un milione) non paiono sminuirsi. Né ha senso la strada imboccata da Palazzo Chigi che nelle ultime settimane si è colorata di populismo, battendo i pugni sul tavolo (ma fino a dove?) contro Berlino. Si tratta di schermaglie che lasciano il tempo che trovano. Una strategia potrebbe essere quella di puntare molte fiches sul caso libico, dove l’Italia dovrà avere (finalmente) un ruolo primario, per portare a casa un doppio obiettivo. Ma il governo sarà capace di farlo?
Ecco che, in questo pertugio come in altri, alle voci welfare, spending review, internazionalizzazione, privatizzazioni e Ttip, chi vorrà disegnarsi come reale alternativa al Pd, o a ciò che il premier strutturerà di qui alle elezioni politiche, dovrà compiere uno sforzo titanico. Perché questa volta, come le urne del 2013 insegnano, non sarà sufficiente giocare una semplice partita di alleanze, o schiamazzare dei no aprioristici per incanalare un dissenso sistemico, che si sta ampliando in queste settimane (si veda il caso risparmiatori). Ma se ciò che resta del centrodestra vorrà diventare una coalizione vera e funzionale, con l’ambizione di governare di qui a un paio di lustri, dovrà allenarsi per fare un vero e proprio scatto di reni nella direzione della qualità.
Sino ad un certo punto i nuovi soggetti presenti sul campo elettorale, e quelli che si stanno componendo in questo epilogo del 2015, potranno giocare con vecchie regole o con slogan 2.0. E’sotto gli occhi di tutti come si è evoluta la caratterizzazione rottamatrice renziana, limitandosi ad un puerile sgombero di personaggi e idee. Un po’ poco per affrontare le nuove sfide della modernità, dal momento che i presunti nuovi giovani non sembrano paragonabili ai leader della Prima Repubblica. Che, per quanto bistrattata e piena zeppa di faglie, era guidata da statisti che davano del tu alle grandi cancellerie europee. Nessuno si aspetta che i nuovi siano figli di Almirante, Berlinguer o De Gasperi. Ma che almeno giochino la carta di proposte studiate e non di pancia.
Perché non iniziare dalle primarie (del centrodestra) alle prossime amministrative?
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