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Pensioni Inps, tutte le litanie dei sindacati

L’Ocse ha riconosciuto l’importanza delle riforme pensionistiche realizzate nella scorsa legislatura (ivi compresa quella del ministro Fornero), ma ha avvertito che, in Italia, l’età effettiva di pensionamento è ancor troppa bassa a fronte degli andamenti crescenti dell’attesa di vita. Inoltre, aggiunge l’Organizzazione dei paesi industrializzati, l’incidenza della spesa sul Pil è troppo elevata, tanto che l’aliquota contributiva (il “pezzo forte” del costo del lavoro) è la più alta al mondo. Occorreranno quindi altri interventi e non – aggiungiamo noi – quelli suggeriti da Tito Boeri, che farebbero aumentare la spesa. I sindacati hanno replicato con la solita litania, evocando la differenza tra spesa previdenziale e assistenziale, come se quella del secondo tipo fosse evanescente. A loro facciamo rispondere – ipse dixit – da Carlo Cottarelli (dal saggio: La lista della spesa, Feltrinelli, 2015): “Si tratta di una trentina di miliardi, circa il 2% del Pil. Se anche escludessimo il totale di questo importo, la spesa pensionistica sarebbe stata nel 2010 pari al 13,3 del Pil, comunque tra le più alte in Europa… senza contare che anche negli altri paesi le spese pensionistiche contengono comunque una componente assistenziale, anche se inferiore a quella italiana”.

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“Lasciatemi quindi affermare innanzitutto che credo fermamente che l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa: il terrore senza nome, irrazionale e ingiustificato che paralizza tutti gli sforzi necessari per passare dalla ritirata all’attacco. In ogni momento buio della nostra storia nazionale una leadership onesta ed energica ha potuto contare sulla comprensione e il supporto del popolo, che sono indispensabili per la ripresa”. È un brano tratto dal discorso di insediamento di Franklin Delano Roosevelt il 4 marzo del 1933. La disoccupazione era pari al 25%. Le banche era chiuse a tempo indefinito in ben 38 Stati. Roosevelt era molto attento alla comunicazione. Lo strumento privilegiato erano le fireside chats (le “chiacchiere del caminetto”, brevi discorsi alla Nazione trasmessi alla radio). Ma neppure un grande leader come F.D.R ce l’avrebbe fatta se fosse stato costretto a misurarsi con il populismo di tanti talk show nostrani e con il qualunquismo dei pamphlet di maggiore successo.

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“La semplificazione rudimentale del discorso politico può continuare e, problemi di integrazione sistemica permettendo, avere successo, dando vita ad una società controllata dai media e affidata a una leadership fortemente personalizzata. La telecrazia, di cui qualcuno parla, potrebbe essere appunto la forma di governo di una società semplificata dal controllo”. Sono considerazioni di Angelo Bagnasco, scritte vent’anni or sono. Forse, il Cardinale pensava a Silvio Berlusconi, allora “folgorante in soglio”. Non immaginava che la telecrazia e la leadership personalizzata sarebbero diventate la regola.

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