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Perché il Front National di Le Pen spopola

La Francia “profonda” ha voltato le spalle a chi non ha saputo difenderla. Il Front National ha raccolto non soltanto il risentimento, il rancore, la delusione e la paura, ma anche (e soprattutto) l’ansia di rinnovamento che in tutti i ceti ed in tutte le contrade del Paese si va manifestando. Non è stato un voto di banale protesta quello ottenuto dal partito di Marine Le Pen. Piuttosto la manifestazione di un’inquietudine radicata, accompagnata ad una ragionevole speranza di superare l’impasse sociale e culturale, prima che economico. Chi lo derubricasse, come altre volte è stato fatto, a mero conato sciovinista o, ancor peggio, xenofobo, commetterebbe un gravissimo errore. Il Front National interpreta, come nessun’altra formazione politica, l'”identità infelice”, per dirla con Alain Finkielkraut, che come una cappa di piombo è calata sulla Francia ben prima del 13 novembre, la data più tragica del suo dopoguerra.

Il 30% ottenuto dalla Fiamma tricolore ed i sonanti successi personali della leader e di sua nipote Marion Maréchal-Le Pen, la prima nel Nord- Pas de Calais-Piccardie, la seconda in Provenza-Alpi marittime-Costa azzurra, oltre alle affermazioni in altre sei regioni, a cominciare dall’Alsazia-Lorena dove era candidato il numero due del partito, dicono chiaramente che la Francia intende svoltare. Ed in una maniera inedita: al di là della destra e della sinistra. E’ ciò che gli elettori hanno compreso ed i vecchi partiti, soprattutto quelli di Hollande e di Sarkozy (per quanto questi abbia cambiato nome all’Ump in Républicains), non ancora, rinchiusi nei loro recinti in attesa dell’ondata di piena che pensano di poter arginare ancora una volta mettendosi insieme in nome di retorici “valori repubblicani”. La Le Pen da tempo, mutuando le idee da intellettuali che hanno scavalcato i vecchi steccati, sostiene che le differenze d’antan non reggono più: lei stravince in una regione che per decenni è stata roccaforte della sinistra; la giovane rampolla della famiglia, in una vasta area (Paca) dove hanno dominato, nei comuni principali, e nelle amministrazioni regionali socialisti e post-gollisti senza soluzione di continuità.

“Repubblicano” – se questo dovesse essere il discrimine – è senza alcun dubbio anche il Front National che alla triade storica dell’identità civile e politica francese ha aggiunto la “laicità” per sottolineare il pericolo che la Francia corre nell’adeguarsi ai costumi degli altri dimenticando di difendere i propri. Ed in nome della libertà di pensiero, di credo e di religione la Le Pen ha lanciato la sfida a chi, nei fatti, ritiene la “sottomissione” all’islamismo o la subalternità culturale all’indifferentismo relativista ineluttabili.

Potranno mettere in campo tutte le desistenze che vogliono gli sconfitti del vecchio sistema dei partiti, ma la valanga lepenista è destinata a travolgerli per il semplice fatto che gli elettori socialisti e del centrodestra frammentato, insieme ai rottami della sinistra sbandata e confusa (ormai quasi insondabile in alcune regioni), non hanno più alcuna voglia di fare le barricate a tutela di una nomenklatura che ha dimostrato di essere incapace di difendere l’identità, la sovranità, l’indipendenza, il ruolo storico della Francia di fronte alle tecnoburocrazie europee ed alla tracotante sfida islamista.

Tanto basta per ritenere che domenica prossima due grandi aree della Francia, al Nord e al Sud, saranno sicuramente acquisite dal Front National, mentre non è detto che ad Est, nell’Alsazia-Lorena, la vittoria non sia alla portata: altrove gli escamotage dei moribondi della Quinta Repubblica potrebbero avere la meglio alleandosi innaturalmente per sbarrare il passo ai lepenisti. Ma se dovessero riuscire nell’intento, come governeranno? Sarkozy ha già fatto sapere che di “apparentamenti” non se ne parla, sensibile alle pulsioni del suo elettorato contiguo a quello lepenista; Hollande invoca disperatamente la desistenza laddove i suoi proconsoli non hanno nessuna possibilità di ribaltare il risultato del primo turno. Tutto questo alla gente interessa poco o niente. Quel 30% indica che un francese su tre è con il Front National, quel che rimane se lo disputano vecchi arnesi lontani dal popolo, incapaci di capire ciò che nelle viscere della Francia è maturato da anni. E non si tratta soltanto del disagio sociale ed economico connesso alla crisi strutturale comune a quasi tutti i Paesi europei, ma di qualcosa di più grave e difficile da curare: il sentimento della decadenza che ha contagiato l’anima francese. Un male oscuro che va estirpato.



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