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Renzi, Boschi e la passione per Banca Etruria

Renzi ha chiamato Raffaele Cantone, capo dell’Autorità anticorruzione, per gestire gli arbitrati dei risparmiatori di Banca Etruria e delle altre banche. Scelta teatrale e patetica, non certo per il giudice Cantone, ma per Renzi stesso, il quale sta dimostrando tutta la sua incapacità, la sua inadeguatezza, la sua superficialità se non precarietà di uomo politico e di governo. Per l’Expo chiama Cantone, e per Mafia Capitale chiama Cantone, e per il Mose di Venezia chiama Cantone. Sembra che per sostituire Garcia allenatore della Roma voglia suggerire a Pallotta il nome di Cantone. A questo punto, caro Presidente Mattarella, non aspetti l’esito della mozione di sfiducia alla ministra Boschi, compia un atto doveroso e anche gradito, visto che Cantone è indispensabile, lo nomini presidente del Consiglio e gli dica di portarle la lista dei ministri in 48 ore. Così si evita di essere presi in giro dal pargoletto fiorentino, che ad ogni curva pericolosa invoca Cantone.

L’atteggiamento che sta avendo il governo su Banca Etruria è insopportabile, per scarsissima trasparenza, ambiguità e reticenza. Non si può governare raccontando frammenti di verità o addirittura nascondendola agli italiani, perché le banche in questione si trovano in un groviglio di interessi nel quale sono comunque coinvolti, non si sa in che forme, parenti di ministri, di sottosegretari, dello stesso capo del governo. Non interessa se in forme lecite o illecite, non è questo il punto come non lo è neppure l’esito della mozione di sfiducia alla Boschi, e neppure se Renzi andrà in minoranza o sopravvivrà (per quanto tempo?). Non appassiona il conflitto d’interessi, se esiste, di Renzi, della Boschi, di Lotti. Il dato vero che deve riguardare, come cittadini e come uomini facenti parte della comunità italiana, è la povera gente ignara, truffata dalle banche, e che oggi sono sotto giudizio della magistratura. Allora la cosa da fare con immediatezza è restituire ai risparmiatori i loro denari utilizzati in modo non trasparente, se non truffaldino. Sì, l’interesse primario è questo. Si affronteranno dopo tutte le ombre legate al grumo di potere toscano, in cui si trovano i parenti di Renzi, della Boschi, di Lotti al governo con incarichi rilevanti, da cerchio magico. Come pure gli interrogativi sul procedere di questo governo dal febbraio 2014 a oggi vanno chiariti in modo inequivocabile: sulle riforme avviate, sulle mance elargite, sulle accelerazioni e rallentamenti di certi provvedimenti legislativi.

Oggi alla politica, non a Renzi e al suo governo, si domanda una sola cosa: moralità, pubblica e privata. L’agire dell’uomo politico deve essere guidato da un solo imperativo: obbedire alla propria coscienza retta e a null’altro, incondizionatamente. Il principio non si applica solo ad alcuni ma a tutti, e tutti devono essere nella stessa condizione.

“Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”. La massima di Immanuel Kant è il principio laico assoluto di riferimento degli uomini retti che agiscono nella società ogni giorno. Se è valido per i cittadini comuni vale ancor di più per coloro che rivestono cariche pubbliche, chiamati a svolgere il proprio ruolo con decoro e rispetto per l’umanità e per le regole, scritte e non scritte.


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