Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Maicol Mercuriali uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi
La sinistra prova a cambiare registro. Dopo l’aggressione al cuore d’Europa per mano dell’Isis, anche i democratici nostrani, per ora a parole, cercano di scrollarsi di dosso quell’aura di buonismo umanitario che li ha sempre contraddistinti. Dicono di non voler cadere nella trappola dell’Isis e di lavorare a una risposta europea alla strategia del terrore del Califfo Al Baghdadi.
Sostengono di non voler commettere gli errori del passato, come hanno fatto gli Stati Uniti di George Bush quando sono finiti nel mirino di Al Qaeda, e di non voler farsi trascinare dall’emotività come sta facendo adesso la Francia di François Hollande. Per Sandro Gozi, l’uomo a cui Matteo Renzi ha affidato le politiche europee, servirebbe costruire “un’Europa della sicurezza, una Cia europea, per affrontare l’aggressione diretta al Vecchio Continente da parte dei nazisti psicopatici islamici”. Così definisce i terroristi il sottosegretario democratico durante un incontro del Movimento Federalista Europeo nella sua Cesena, rilanciando l’idea del premier belga Charles Michel di un’intelligence europea.
Il pericolo lo abbiamo in casa, ora non lo nega più nessuno. “La minaccia è nelle nostre città, dentro e fuori i nostri confini: le risposte non possono essere unicamente nazionali e nemmeno nazionalistiche”, ha osservato Gozi. Ma l’Europa è arrivata tardi ancora una volta, così come non ha saputo affrontare la crisi economica come soggetto politico, ora si è fatta anticipare dai terroristi e il progetto di una Difesa comune è lontano anni luce. Se tra i vari Stati non c’è fiducia, non c’è intesa, come possono collaborare i servizi segreti? Per l’ex consigliere di Romano Prodi c’è un filo rosso tra la strage di Charlie Hebdo e quella del Bataclan. “Hanno voluto attaccare i valori dell’Europa, innanzi tutto la libertà. Non ci odiano per quello che facciamo, ma per quello che siamo e rappresentiamo. Non possiamo rinunciare ai diritti fondamentali, questa sarebbe la prima vittoria che concediamo ai terroristi. Sono sorpreso di come Hollande abbia deciso di sospendere la propria adesione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo: i nostri fratelli francesi vanno capiti, ma questa non è reazione lungimirante. Non dobbiamo rimanere disarmati dei nostri valori”.
Tuttavia l’attacco all’Europa è una situazione che non premia i partiti europeisti ma favorisce l’avanzata delle destre, da Marine Le Pen in Francia alla Lega di Matteo Salvini. E così anche il Pd inizia a essere più netto su certi temi. “Dobbiamo essere molto più esigenti sul rispetto dei nostri valori costituzionali con chi sceglie di vivere in Italia”, evidenzia Gozi, rompendo con una certa sinistra incline a concedere deroghe su deroghe agli immigrati. “Dobbiamo essere più efficaci nel dare una risposta ai venditori di paura che vorrebbero fare l’altro grande regalo che l’Isis aspetta: far credere che tutti i rifugiati siriani siano terroristi, quando in realtà scappano dagli stessi macellai del Bataclan”. Ma con l’Isis siamo in guerra? “Non abbiamo usato la parola guerra per tanti motivi – risponde il sottosegretario alle politiche europee – primo perché avremmo servito un terzo regalo ai nazisti islamici dell’Isis, li avremmo riconosciuto come Stato. E non vogliamo farlo”.
C’è però una questione di tempi e l’Italia dà l’impressione di essere attendista. “No, noi diciamo ai nostri partner che prima vogliamo essere d’accordo su una strategia comune in Siria, questo non per scansarci dalle nostre responsabilità ma per portare tutti a un unico obiettivo: il nemico è l’Isis. La Siria deve rimanere unita, va costruita una transizione politica tra le forze che sostengono Bashar Assad e quelle di opposizione, tranne l’Isis, e puntare, da qui a 18 mesi, a libere elezioni. Andare con una presenza militare, che nessuno chiede in Siria, sarebbe un nuovo motivo di propaganda per l’Isis che farebbe leva sugli occidentali che occupano il sacro suolo islamico”. E la Libia? “Stiamo lavorando per organizzare una conferenza internazionale stile Vienna per promuovere una missione da noi coordinata – conclude Sandro Gozi – in cui tutte le forze politiche libiche, tranne quelle alleate all’Isis, chiedano alla comunità internazionale di accompagnarle verso un governo di unità nazionale”.