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Saipem, Metroweb, Ansaldo. Come cambierà verso la Cassa di Costamagna e Gallia

PIER CARLO PADOANCLAUDIO COSTAMAGNA CDPFABIO GALLIA CDP

Tre quarti a imprese e un quarto tra Infrastrutture, Pa e immobiliare. Questo il cocktail servito dalla nuova Cassa depositi e prestiti targata Matteo Renzi, dopo il ribaltone dello scorso giugno che ha portato alla guida della società del Tesoro  il tandem Costamagna-Gallia. Ieri, al ministero dell’Economia, la Cassa ha presentato il nuovo piano industriale 2016-2020, che prevede la mobilitazione di 160 miliardi di euro da destinare a quattro settori chiave, ovvero aziende, amministrazioni pubbliche, infrastrutture e real estate. A cui vanno aggiunti un altro centinaio di miliardi frutto della possibilità per Cdp di accedere alle risorse messe insieme dalla Bei nell’ambito del piano Juncker (300 miliardi in tutto), progetto cui la Cassa italiana partecipa con 8 miliardi. L’idea del nuovo vertice della Cassa – in simbiosi con Palazzo Chigi – è di attingere anche alle risorse messe a disposizione da Ue e Banca Europea degli Investimenti (Bei), assegnando a Cdp un ruolo chiave per realizzare il piano Juncker finalizzato alla crescita dell’economia nel Vecchio Continente. Tutto ciò, scrive Giovanni Pons di Repubblica, “grazie allo status di National promotional institution che il governo le sta riconoscendo”.

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PAROLA D’ORDINE, IMPRESA

Il grosso delle risorse, circa 117 miliardi di euro (+77% rispetto al vecchio piano industriale), sarà destinato al sostegno delle imprese, sia che decidano di investire in Italia, sia all’estero. Per l’occasione Cdp ha individuato diverse soluzioni, tra cui il ricorso al venture capital, maggiormente orientato alla nascita di star up. Il nuovo vertice di Cdp voluto da Renzi prevede “una maggiore presa sul Fondo italiano di investimento”. Dice Gallia: “Abbiamo intenzione di crescere. Oggi siamo al 12,5% (il resto, con quote identiche a quella diCassa è diviso tra Abi, Mps, Confindustria, Intesa e Unicredit, ndr) e vogliamo prendere altre quote di investitori che vogliono uscire”. Le altre direttrici dell’intervento della Cassa nel mondo produttivo, saranno l’innovazione, l’internazionalizzazione (la cui gestione sarà interamente orchestrata da Sace) e una generale riorganizzazione delle partecipazioni del Fondo strategico italiano, il braccio armato di Cassa depositi e prestiti. “Abbiamo l’ambizione di aiutare le nostre imprese dalla nascita alla
crescita all’internazionalizzazione, lungo tutto il ciclo di vita”, ha rimarcato Gallia.

LA RIORGANIZZAZIONE DEL FSI

Proprio su quest’ultimo punto, l’ad di Cdp, Fabio Gallia ha fornito qualche chiarimento. “Ci sarà una rifocalizzazione del Fondo”, che sarà diviso “in due ambiti: da un lato quello delle partecipazioni di rilevanza sistemica per il Paese come Metroweb, Saipem (dentro cui Fsi è appena entrato, ndr) Sia, in cui terremo una quota e Ansaldo Energia”. Dall’altro, ha aggiunto Gallia, “le altre ottime aziende alcune quotate e altre da mettere sul mercato da gestire in un’ottica di valorizzazione”, come Valvitalia, Rocco Forte hotel, Kedrion, Inalca e Trevi group. Gallia ha poi anticipato come nel futuro del Fondo, tra le altre cose, ci sia “la creazione di una sgr, Fsi sgr nella quale Cassa avrà meno del 50% del capitale: l’obiettivo è catalizzare le imprese  verso l’Italia, andandole a prendere e portandole qui “. A suonare la carica sugli investimenti, anche il presidente della Cassa, Claudio Costamagna: “non ho mai visto un momento come questo di interesse per l’Italia. Dobbiamo sfruttarlo e consentire a chi è interessato di scommettere sul nostro Paese”.

TRA INFRASTRUTTURE, PA E UN PO’ DI IMMOBILIARE

Ma non ci sono solo le imprese e le partecipazioni del Fondo strategico nel piano industriale della Cassa. Sul fronte delle infrastrutture, per esempio, Via Goito punta a “cambiare passo”, tanto per utilizzare una terminologia renziana. Come? Aumentando del 23% le risorse per le grandi opere di cui l’Italia ha disperatamente bisogno e portandole a 24 miliardi di euro. Altri 15 miliardi poi andranno alla Pubblica amministrazione. Soldi con cui Cdp darà un po’ di ossigeno agli enti stretti da Patto di Stabilità, erogando mutui e finanziando progetti attraverso il meccanismo per partenariato pubblico-privato. Infine, l’immobiliare, cui Cdp destinerà 3,8 miliardi, aumentando l’esborso del 110% rispetto al precedente piano industriale. Le risorse verranno in particolare impiegate per lo sviluppo del social housing e per la riqualificazione urbana.

TELECOM, METROWEB E LA BANDA LARGA

Ma oltre al piano industriale quinquennale, vista anche la presenza del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la conferenza è stata anche l’occasione per fare il punto su molti dei dossier caldi in pancia a Cdp, a cominciare dalla partita Telecom-Metroweb per lo sviluppo della banda larga, all’indomani dell’ingresso nel board dell’ex monopolista dei 4 consiglieri espressione del gruppo Vivendi, azionista al 20% e prossima a una nuova accelerazione, come riportato da indiscrezioni di stampa. Il management della Cassa ha innanzitutto ribadito che la partecipazione del 46% in Metroweb, attraverso Fsi, è “stabile e di lungo termine” e quindi almeno per il momento non destinata a mutare. Quanto allo sviluppo della banda ultralarga, Costamagna ha precisato che Cassa “sta parlando con tutti gli operatori interessati al progetto, come Vodafone ma anche con Enel, per arrivare a capire con quale struttura mettere a servizio le competenze di Metroweb Telecom e Metroweb stanno lavorando a un piano industriale, non ho visto i risultati finali che credo positivi ma quando vedremo la bontà del piano ci sederemo a un tavolo per una  collaborazione con Telecom con interventi sulla struttura azionaria, ma potrebbe anche non prevederli”.

I DRIBBLING DI PADOAN

Molto meno propenso a rispondere ad alcune domande extra-conferenza il ministro Padoan, che è parso a tratti infastidito. Sull’ingresso dei francesi nel board, per esempio, Padoan si è trincerato dietro un “Telecom è un operatore privato. Il governo è rispettoso delle scelte che non sono sua competenza”. Il titolare di via XX Settembre ha glissato anche il tema Poste, in particolare la richiesta di delucidazioni sulla gestione di Poste del disavanzo del fondo pensione Ipost, ora confluito nell’Inps, ora che lo Stato è sceso al 60%. “Non vedo correlazione tra la discesa della partecipazione e il problema della gestione. Lo Stato rimane saldamente al controllo di Poste, questo è un tema molto specifico e quindi lo lascio all’azienda”. Il ministro è stato infine incalzato sul tema bad bank, il cui progetto è ancora insabbiato nei gangli dell’Ue. E anche qui Padoan è stato piuttosto sbrigativo. “Stiamo lavorando a meccanismi che permettano di introdurre strumenti di garanzia di mercato per facilitare l’incontro tra domanda e offerta. Stop”, ha detto, riferendosi alla possibilità di favorire l’acquisto da parte di player esteri di crediti deteriorati.


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