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Smog, ecco i dati che sfatano gli allarmismi

Ogni situazione si può più o meno abilmente trasformare in strumento al servizio della demagogia. Anche l’annoso problema dell’inquinamento atmosferico (che l’uomo ha causato con il suo intervento sull’ambiente almeno dall’inizio della rivoluzione industriale, quindi non esattamente ieri) diventa occasione per puntare il dito contro il responsabile di turno e sfoderare numeri privi di sostegno scientifico.

L’ASSALTO DEL CODACONS

A Roma il Codacons è arrivato a minacciare l’amministrazione di denuncia penale per mancata tutela della salute pubblica: “Non basta disporre le targhe alterne per pensare di aver fatto abbastanza sul fronte della lotta allo smog. La salute pubblica si tutela attraverso misure strutturali che spingano i cittadini a lasciare a causa l’automobile, e anche quando vengono adottati provvedimenti che limitano la circolazione privata, l’amministrazione deve essere in grado di farli rispettare, altrimenti risultano del tutto vani”. “Nessun provvedimento sul fronte dell’inquinamento può essere realmente efficace se non si renderà il trasporto pubblico della capitale adeguato ed efficiente”, aggiunge il Codacons, che arriva a sostenere addirittura un “danno di natura contrattuale per gli automobilisti” derivato dai “continui provvedimenti di targhe alterne e i futuri blocchi totali del traffico”, perché è ingiusto pagare le polizze assicurative per i giorni in cui non si può usare la macchina.

UNA RISPOSTA DI SISTEMA

Che il problema dello smog sia strutturale e necessiti di una soluzione più ampia è ovvio per tutti e infatti il governo, attraverso il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, ha deciso di convocare (per il 30 dicembre) sindaci e governatori: “L’emergenza smog che si sta verificando in molte grandi città italiane può durare ancora molto e ripresentarsi in futuro in modo sempre più frequente, visto gli effetti che i cambiamenti climatici stanno determinando in ogni parte del mondo: per questo la nostra risposta deve essere coordinata e ‘di sistema’, non in ordine sparso”, ha detto il ministro. “La riunione di mercoledì sarà il momento per confrontare la riuscita delle varie iniziative adottate in questi giorni e per trovare un metodo unico di procedere da qui in avanti. La risposta che possiamo dare nel medio termine parte da un nuovo rafforzato impegno sulla mobilità sostenibile, per lo svecchiamento del parco mezzi pubblici e per l’efficienza energetica, ma non avrà successo senza una nuova cultura civica nelle strade, nelle realtà produttive, nelle abitazioni: il decalogo dei ministeri dell’ambiente e della salute serve a spiegare ai cittadini che molto dipende dal grado di responsabilità delle loro scelte”.

TARGHE ALTERNE O BLOCCO TOTALE?

Ma intanto i provvedimenti varati per rispondere alla situazione contingente scontentano tutti e vengono cavalcati da parti politiche disparate. A Roma le targhe alterne hanno sollevato il polverone perché secondo alcuni non sono sufficienti, sarebbe stato più efficace predisporre il blocco totale come a Milano. Il Campidoglio ribatte da giorni che Roma e Milano sono città con valori dei particolati e climi diversi. A Roma è stato ritenuto più opportuno fermare le auto tra le 7.30 e le 12.30 e le 16.30 e le 20.30 perché in queste fasce orarie nella Capitale l’aria è “ferma” e lo smog ristagna. Nelle fasce intermedie la ventilazione è maggiore ed è tollerabile l’uso delle auto.

Quanto ai controlli, insufficienti per il Codacons, il Campidoglio ha replicato con una nota che sono stati rafforzati i controlli da parte della Polizia Locale di Roma Capitale, con un incremento degli accertamenti e verifiche sul rispetto dell’ordinanza: il 28 e il 29 dicembre saranno impiegate circa 150 pattuglie, con postazioni mobili anziché fisse come in passato.

LA SPERIMENTAZIONE CHE FA DA MODELLO

Roma ha anche inaugurato, in concomitanza con le targhe alterne del 28 e 29 dicembre, il biglietto per i mezzi pubblici valido per l’intera giornata. La formula che unisce l’incentivo economico al trasporto pubblico (e il potenziamento dei veicoli Atac), le targhe alterne e i maggiori controlli dei Vigili viene considerata al Campidoglio come una sorta di caso di studio di cui verificare gli esiti per capire se si possa ripetere in futuro. Ovviamente sempre nel caso di sforamento dei livelli di polveri sottili nell’aria: si tratta di “provvedimenti emergenziali”, che nessuno considera come la soluzione al problema dello smog.

NON SIAMO A PECHINO

Anche sui dati delle centraline si è creata molta confusione. A Roma nella giornata di domenica il superamento del numero dei giorni consentiti dalla normativa vigente nell’arco dell’anno del limite giornaliero del PM10 si rilevava nelle stazioni Preneste, Francia, Magna Grecia, Cinecittà e Tiburtina (5 su 13 totali); il superamento del valore limite giornaliero previsto dalla normativa vigente per il PM10 veniva rilevato nelle stazioni Preneste, Cinecittà e Tiburtina (3 su 13). Dunque la capitale non è avvolta da una nube tossica in stile Blade Runner; gli sforamenti a volte sono esigui (i valori misurati possono essere 51 o 53 anziché 50, il massimo consentito).

A Milano, che ha varato tre giornate di “blocco totale”i dati Arpa mostrano comunque che i livelli di benzene, biossido e monossido di carbonio e PM10 sono in diminuzione da anni, grazie all’introduzione di veicoli meno inquinanti e al miglioramento di alcuni degli impianti termici civili. Lo notano gli autori del libro “Arcipelago AreaC”, secondo i quali l’aria di Milano non è mai stati meno inquinata e sono i riscaldamenti, non le automobili, a causare lo smog.

Difficile dire se oggi l’aria sia più pulita. L’Oms denuncia un ambiente più inquinato a livello globale e sottolinea i rischi per la salute, con dati sulla mortalità basati sui rilevamenti dell’agenzia Onu. Il consenso scientifico sul rapporto causa-effetto tra polveri e gas inquinanti e patologie o decessi non esiste, ma l’inquinamento atmosferico nelle nostre città è sotto gli occhi di tutti, così come l’aumento della diffusione delle malattie respiratorie.

IN MEDIO STAT…

Lanciare l’allarme rosso è dunque esagerato – sottolineano ad esempio i ricercatori dell’Istituto Bruno Leoni – e appare superficiale prendersela col sindaco o commissario di turno per un problema che esiste da decenni. Tuttavia, non sarebbe corretto nemmeno coccolarsi nell’illusione di un progresso senza soste che permetterà di abbattere naturalmente lo smog. L’Ispra spiega sul suo sito che negli ultimi decenni in Italia il quadro delle emissioni in atmosfera è profondamente mutato: si è passati da quelle dovute prevalentemente all’utilizzo di derivati del petrolio e di carbone, caratterizzate da alte quantità di biossido di zolfo (oltre che di particolato, di ossidi di azoto e monossido di carbonio), alle emissioni di particolato e di ossidi di azoto dovute alla combustione del gas naturale e di monossido di carbonio da traffico stradale. Per questo oggi l’inquinamento atmosferico interessa principalmente le aree urbane, le grandi infrastrutture stradali e i poli industriali.

La principale causa dell’inquinamento atmosferico nelle aree urbane è il traffico veicolare, “che è all’origine di elevate concentrazioni di inquinanti, il cui accumulo può essere aggravato da condizioni atmosferiche sfavorevoli alla dispersione”: ovvero dalla siccità, come negli ultimi 50 giorni.

A oggi, anche a seguito all’introduzione delle nuove benzine, gli inquinanti più critici per i centri urbani sono il particolato (PM, in particolare quello inferiore a 10 micrometri, il famigerato PM10) e l’ozono e lo smog fotochimico, mentre si è ridotto l’impatto delle emissioni di monossido di carbonio e di benzene; permangono criticità per quanto riguarda il biossido di azoto.

Insomma, possiamo ancora uscire di casa e respirare, anche a Roma e Milano, senza temere di finire nelle statistiche dell’Istat sulla mortalità in Italia. Ma siccome l’inquinamento è ovunque, non solo nelle metropoli, e i responsabili dello smog sono tanti – anche i mezzi per il trasporto pubblico e commerciale, i riscaldamenti (a Roma ne esistono ancora a carbone), le attività agricole e industriali, è giusto anche auspicare quell’invocata soluzione “di sistema”, perché la tecnologia ha sicuramente migliorato l’efficienza degli impianti, le prestazioni dei motori e la qualità dei combustibili, ma non vuol dire che l’inquinamento non esista più o stia sparendo da solo.



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