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Terna, tutti i segreti dell’acquisto della rete elettrica delle Ferrovie

Dopo un anno di trattative, nel mese di dicembre è stato finalmente annunciato l’accordo che consente a Terna di rilevare la rete elettrica delle Ferrovie dello Stato al prezzo di 757 milioni di euro. Dopo che nei mesi scorsi le due parti si erano a lungo confrontate sul prezzo (le Fs chiedevano un corrispettivo vicino al miliardo di euro), a sbloccare la trattativa aveva contributo a fine ottobre in maniera determinante l’Autorità per l’energia, che aveva fissato in 674 milioni il valore della rete che alimenta la circolazione dei treni in Italia. Difficile, quindi, per il venditore, allontanarsi troppo da questa cifra.

L’ANNUNCIO DELL’OPERAZIONE

Da lì in poi il negoziato è stato in discesa, fino a che il 9 dicembre non è arrivata una nota ufficiale ad annunciare l’accordo. Con l’operazione, che tra le altre cose permette alle Ferrovie di fare cassa in vista dell’attesa privatizzazione, Terna aumenta del 13% la sua rete elettrica consolidandosi come primo operatore indipendente d’Europa. Nel dettaglio, oggetto dell’acquisizione da parte di Terna sono 7.510 chilometri di elettrodotti in alta e altissima tensione e 350 stazioni elettriche che verranno assorbiti nella Rete di trasmissione nazionale (Rtn), oltre a 869 chilometri di elettrodotti già facenti parte della Rtn e a un contratto per il passaggio della fibra ottica.

LE MOTIVAZIONI

L’operazione, che come detto si è chiusa al prezzo di 757 milioni, è tra parti correlate poiché sia Terna sia Fs sono controllate (nel caso di Ferrovie) o partecipate indirettamente (tramite Cdp Reti, nel caso di Terna) dal ministero dell’Economia. In particolare, il gruppo guidato da Matteo Del Fante lo è indirettamente attraverso la Cdp Reti (che ha il 30% di Terna), veicolo a sua volta controllato dalla Cassa depositi e prestiti, mentre l’azienda di cui Renato Mazzoncini è fresco amministratore delegato è posseduta al 100% dal Tesoro. E’ per questo motivo che Terna, quotata in Borsa, nei giorni scorsi ha pubblicato un documento, quello appunto relativo alle operazioni tra parti correlate, per fornire ulteriori dettagli sull’operazione e fugare qualsiasi dubbio legato ai potenziali conflitti di interesse in gioco.

IL DOCUMENTO DI TERNA

Il documento spiega che l’operazione “si inquadra in un contesto disciplinato dalle norme sia di legge sia regolamentari” emanate dall’Autorità per l’energia. In particolare, la legge di Stabilità dell’anno scorso ha, tra le altre cose, disposto “l’inserimento della rete ad alta e altissima tensione di proprietà del Gruppo Fs nella Rtn, subordinatamente al suo acquisto da parte di Terna”. Non solo. Il documento informativo redatto da Terna sottolinea “i vantaggi che si potrebbero ottenere anche da un punto di vista strategico e industriale sia sul piano degli investimenti, sia dei costi operativi, sia della qualità del servizio sfruttando le sinergie che l’integrazione tra la rete elettrica del Gruppo Fs e la rete di trasmissione del Gruppo Terna può consentire”.

LA QUESTIONE PREZZO

Come detto, il prezzo della cessione delle rete delle Fs è stato fissato a 757 milioni. In realtà, però, il parere di congruità firmato dai consulenti di Rothschild parla di 770 milioni. “Sulla base delle analisi condotte – scrivono gli esperti della banca d’affari – Rothschild è dell’opinione che il valore complessivo identificato da Terna per il perimetro pari a 770 milioni sia congruo da un punto di vista finanziario per Terna e in linea con i parametri di mercato per operazioni comparabili, prescindendo da qualsivoglia rapporto di correlazione esistente tra le parti interessate dall’operazione”. E 770 milioni è un corrispettivo giudicato “congruo” anche da Banca Imi e Unicredit, cui il consiglio di amministrazione di Terna si è rivolto in qualità di “esperti indipendenti” per avere ulteriori riscontri sulla correttezza del prezzo. Tutti i consulenti, quindi, si sono espressi sulla congruità del prezzo di 770 milioni. Questa cifra, in realtà, si concilia con i 757 milioni del corrispettivo di vendita annunciato nel comunicato con il fatto che 13 milioni se ne andranno in “costi e fiscalità derivante dal perfezionamento” dell’operazione. E verosimilmente, tra questi costi, ci saranno anche i compensi agli stessi consulenti che hanno redatto i documenti di congruità.



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