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Meglio Hillary Clinton o i Repubblicani contro il terrorismo?

Per combattere il terrorismo, i cittadini americani si fidano più di Hillary Clinton che dei suoi potenziali rivali repubblicani: una considerazione importante, che emerge dai sondaggi nel clima d’ansia innescato dalle carneficine di Parigi e riproposto dalla strage di San Bernardino.

L’ex segretario di Stato, senatore dello Stato di New York all’epoca dell’11 Settembre, cerca d’essere all’altezza della fiducia, mentre Donald Trump, il battistrada repubblicano, l’attacca giudicandola “troppo debole” nei confronti dell’Islam radicale.

Invece, l’antagonista di Hillary per la nomination democratica, il senatore Bernie Sanders, mostra diffidenza nei confronti della Russia e, contro il terrorismo, preferisce affidarsi a una non meglio definita “nuova Nato”. Ma Sanders resta, comunque, più attento ai temi interni ed economici, dove ha maggiore competenza.

Sulla lotta al terrorismo, Hillary ha un punto di vista costante: dopo San Bernardino, ha affermato che i terroristi vanno combattuti “nei cieli, in terra e nel cyber spazio”, parafrasando una frase detta da Winston Churchill nell’imminenza della Seconda Guerra Mondiale. “Perché loro – ha spiegato – sono incredibilmente bravi su internet, nel reclutare e nel fare propaganda e nello spingere ad atti di violenza”. Gli Usa, ha aggiunto l’ex first lady, devono guidare la lotta al “terrorismo jihadista”.

Concetti simili a quelli espressi dopo i fatti di Parigi, in un discorso al Council on Foreign Relations di New York che fa da punto di riferimento per i successivi interventi su questo tema: per battere l’Is, il sedicente Stato islamico, oltre ai raid aerei servono forze di terra per riconquistare i territori e soprattutto “una coalizione internazionale più efficace, come solo gli Stati Uniti possono mobilitare”: l’obiettivo “non è contenere e respingere l’Is, ma sconfiggerlo e distruggerlo”, in Siria, in Iraq e in tutto il Medio Oriente, “annientando le loro infrastrutture”.

Per la Clinton, con gli attentati di Parigi, s’è entrati in “un nuova fase” che richiede maggiore lavoro di intelligence e il coinvolgimento, indispensabile, dei Paesi arabi; e “l’impegno di ogni pilastro della forza americana”. Parole che esprimono un approccio più duro rispetto a quello del presidente Barack Obama, ribadito nel discorso alla Nazione di domenica 6. Tra la paura e la determinazione, “dobbiamo scegliere la determinazione e guidare il mondo nell’affrontare questa minaccia”, dice Hillary, senza tuttavia precisare se le forze di terra in Siria debbano prevedere truppe statunitensi.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016



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