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Un altro centrodestra è possibile

Una stagione politica nel centrodestra appare definitivamente terminata. È giusto dirlo senza infingimenti, con serenità ma con altrettanta fermezza. Tra personaggi screditati da scandali e inchieste, volti non più spendibili e leader ormai al tramonto, un tratto di politica italiana volge ormai al tramonto.

Cosa resta oggi del centrodestra? Niente, se non una sua caricatura rappresentata dai fedelissimi di Silvio Berlusconi asserragliati nel fortino di Forza Italia. Non certo Ncd, collocatosi ormai stabilmente nel campo del centrosinistra e oggetto di un continuo esodo di parlamentari. Meno che mai Matteo Salvini e Giorgia Meloni che di un centrodestra di stampo conservatore ed europeo, quale è quello di cui si auspica la nascita anche nel nostro Paese, non hanno e non vogliono avere le sembianze. Di fronte a questo stato di cose, mentre l’agonia del centrodestra si dispiega in tutta la sua drammaticità, dalle colonne dei maggiori quotidiani italiani si leva, periodicamente, il grido di dolore di autorevoli editorialisti.

L’assenza di un polo liberale e conservatore, ricordano, inficia il buon andamento della vita democratica e la logica dell’alternanza lasciando senza rappresentanza tanti elettori non di sinistra. Appelli rimasti inascoltati se è vero che di tentativi di ricostruire qualcosa nel campo di centrodestra non se ne scorge neanche l’ombra. Nel frattempo, però, scappano gli elettori. Di fronte ad un centrodestra incapace di rappresentarne le istanze e ormai in panne, tanti italiani scelgono strade diverse. Chi trovando rifugio nel voto di protesta (M5S o Lega) chi in una più distaccata scelta astensionista. Che fare, allora, di fronte al disfacimento dell’attuale centrodestra? Cedere alla rassegnazione e pensare che il decadimento sia irreversibile? No, provare a ricostruire, questa volta sul serio però. E non c’è che un modo per farlo, a mio avviso.

Ripartire da contenuti e comportamenti. Stabilire, cioè, un patto di natura pre-politica in cui i sopra citati termini assumano un valore dirimente e determinante. Per rimettere in piedi il centrodestra, insomma, c’è bisogno, innanzitutto, di credibilità culturale e morale dei suoi protagonisti. Non è tempo, allo stato delle cose, di formule, alchimie e massimi sistemi. Ci sarà tempo per discutere di nomi, alleanze e programmi. Ora è il momento di rifondare dal basso coinvolgendo le persone perbene e preparate in un progetto ampio, di lunga gittata, per l’Italia. Per questo è necessario stringere un patto che vincoli tutti quelli che ci stanno ad un impegno culturale e morale.

Un patto che preannunci un centrodestra meritocratico in cui chi ha idee e voglia di fare va avanti, chi cerca scorciatoie o ruba va fuori. Idee e ed etica personale. Per questo sabato prossimo a Roma daremo vita al primo degli incontri di Rottamiamo il Centrodestra. Tutto il resto, per ora, conta poco.

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