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Milano, la borghesia ha già scelto Beppe Sala?

Di Giuseppe Turani

Tutti questi che si agitano scrivendo sui social network che bisogna fare l’impossibile per mantenere una storia di sinistra nell’amministrazione di Milano cominciano un po’ a preoccupare. Non sanno bene dove vivono e nemmeno cosa è successo negli anni recenti.

E quindi scrivono che Pisapia è stato eletto “dalla sinistra” (non di classe, perché non si usa più), dal popolo contro non si sa bene quali poteri. Allora conviene precisare che quella “sinistra” alla quale questi amici fanno riferimento non esiste più a Milano da almeno vent’anni.

Qui non ci sono più tute blu, nessuno fa il battilastra e nessuno piega il ferro. Milano, da almeno un paio di decenni, è una città terziaria. La gente telefona, fa riunioni, manda fax (ormai e-mail), compila pezzi di carta, commercia. Quindi il classico popolo di sinistra non esiste più, è solo un ricordo nella testa di alcuni amici tenacemente attaccati a quell’epoca. La verità è che l’operaio della Breda è scomparso.

Per capire tutto questo basta fare un giro alla ex-Bicocca. C’è di tutto: università, luogo d’arte (Hangar Bicocca), teatro, residenze. Ma operai (alcuni ci sono ancora) ne vedrete in giro pochissimi. Milano è una città ormai di  borghesia e di piccola borghesia. Di masse che avevano da perdere solo le loro catena non c’è più traccia.

Ma allora chi ha eletto Giuliano Pisapia, sindaco “arancione”? La risposta è molto semplice: la borghesia. Non a caso il primo a indicarlo come candidato è stato Piero Bassetti, il rappresentante più lucido e politicamente attento della borghesia milanese.

Ma si sapeva che Pisapia era di sinistra. Come mai allora i bravi borghesi di Milano lo hanno votato? Anche in questo caso la risposta è semplice: Pisapia è un figlio di quella borghesia milanese. Da sempre, erede di una tradizione familiare (l’avvocatura) gestita ai massimi livelli: se il padre ha scritto il codice di procedura penale (anche quello del Brasile), Giuliano è sempre stato fra gli avvocati più importanti della città, con una clientela di alto livello.

Ma si sapeva che aveva inclinazioni di sinistra. Come mai lo hanno votato comunque? Perché Milano, anche se a volte sembra scordarsene, è la città di Verri e di Beccaria, non di Salvini. Un sindaco “borghese” e per di più con una coscienza “di sinistra” era perfetto. E infatti è  stato eletto. Poi i suoi amici vendoliani hanno cercato di intestarsi la vittoria, ma era una scemenza: in città contano poco e comunque non sono loro a dare il tono. E nemmeno le altre piccole formazioni di sinistra.

Ma adesso siamo a una svolta. Bisogna trovare un nuovo sindaco. Alcuni dei candidati in lizza (a sinistra) puntano molto sul “sociale”. E sbagliano. Milano, grazie, ma non solo, all’Expo, è una città europea, che vuole crescere e avere servizi sempre migliori, scuole fantastiche, ecc. Paradossalmente si potrebbe dire che il problema di Milano non è Quarto Oggiaro, ma il quartiere degli affari, la moda, il design, la ricerca.

Se la città cresce e si sviluppa, e si colloca in posizione centrale in Europa, allora le risorse per sistemare i quartieri salteranno fuori da soli. E, soprattutto, i giovani avranno di meglio che fare i pony express.

Proprio alla luce di questi ragionamenti, la borghesia milanese ha già scelto Beppe Sala, l’uomo dell’Expo, il manager che quasi certamente ha i numeri per fare di Milano qualcosa di importante in Europa. E non a caso, ancora una volta, il solito Piero Bassetti, si è già espresso a suo favore.

La città non vuole un sindaco di sinistra (forse non lo ha mai voluto, se non in anni lontani). A coltivare l’idea di un sindaco di sinistra sono rimasti quegli amici che hanno la sinistra nel cuore (e che magari hanno sfilato con Mario Capanna). Ma sono pochi.

(Leggi il commento completo su uominiebusiness.it)

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