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Casaleggio sta rottamando pure Grillo. Parola di Becchi

L’uomo del giorno. Piaccia o no, questo è stato Paolo Becchi ieri dopo l’intervista rilasciata a Formiche.net sulla sua “disiscrizione” dal Movimento 5 Stelle, ripresa da tutti i principali media. Dall’accusa di fare da stampella al governo Renzi come per l’elezione dei giudici della Consulta, alla sorpresa per le parole dette al Financial Times con cui Luigi Di Maio ha sconfessato una parte della politica estera grillina criticando peraltro il populismo, le critiche del docente universitario genovese sono state rilanciate dall’Ansa anche nella sua versione inglese. Sulle sue parole si sono avventati diversi esponenti politici, dai renziani che hanno colto l’occasione per sparare ancora una volta sui grillini a salviniani come il responsabile economico leghista Claudio Borghi che le ha rilanciate su Twitter, mentre una firma importante di Repubblica come Francesco Merlo lo ha definito “l’eroe televisivo” dei 5 Stelle, “il rivoluzionario sconclusionato e imbranato ma buono”.

Becchi però non si è fermato qui. Nei colloqui successivi ha rilanciato puntando sul crescente e ingombrante ruolo di Gianroberto Casaleggio a scapito di Beppe Grillo, considerato ormai “un ologramma pure lui”.

“IL BLOG E’ DI CASALEGGIO”

Dopo un dialogo con Radio Capital, nella serata di ieri il professor Becchi è stato ospite de La Zanzara su Radio 24. E lì, incalzato a più riprese dai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo (a quest’ultimo ha riconosciuto l’importanza dell’intervista estiva rilasciata da Grillo al suo programma In Onda di La7 nella quale l’ex comico annunciava una graduale uscita di scena), ha sostenuto che “il blog è di Casaleggio, è gestito da Casaleggio” e il ruolo di Grillo è ridotto a “un nome, un’etichetta”. Becchi è tornato sulle parole di Di Maio al Financial Times dicendo che “lì si dà del buffone a Grillo, dicendo che non c’è più populismo, che invece era il cavallo di battaglia di Grillo e ora è diventato una pericolosa tossina contro l’M5S è un antidoto. Beppe ha sempre sparato contro la Nato e ora si trova scritto sul Financial Times che il Movimento è diventato filo-atlantico. Questo significa fare passare per buffone il fondatore del Movimento, che viene sbeffeggiato proprio sul blog. Grillo è solo un ologramma, una sigla, come all’inizio dei tiggì”.

SUL BLOG CRITICHE AL DISCORSO DI FINE ANNO

A proposito di ologrammi, tema centrale del discorso di fine anno di Grillo trasmesso sul blog, non sono passati inosservati alcuni commenti molto critici apparsi proprio su quella piattaforma. “Caro Beppe – scrive ad esempio un utente -, per farsi ascoltare, bisogna farsi capire, sono convinto che tu conosca meglio di tutti noi ciò perché è il tuo mestieri farti ascoltare e tenere l’attenzione, se puoi la prossima volta, approfitta della tua attitudine a farti ascoltare ed usa le tue tecniche di uomo di spettacolo perché ti assicuro che funzionano meglio di un ologramma”. E un altro: “Mah… discorso deboluccio, direi. Sembra preparato in una mezz’oretta”. Mentre c’è riconosce che è stato sì un “bel discorso” peccato che “non attrarrà voti”. Il motivo? “Bel discorso per intellettuali e conoscitori degli argomenti a cui fai riferimento. Piacerà ai simpatizzanti ma resterà indifferente agli astenuti e agli indecisi”.

LA SUCCESSIONE A 5 STELLE

Chi è il vero capo politico del nuovo partito pentastellato? E’ la domanda che si pone Becchi nel suo post odierno sul Fatto Quotidiano on line: “Le trasformazioni all’interno del Movimento fondato da GrilloCasaleggio sono sotto gli occhi di tutti – ha scritto il professore – Grillo, dopo aver fatto togliere il suo nome dal logo, ha ormai altri pensieri (il ritorno alla sua vocazione iniziale). Nel comunicato politico n.54, in occasione delle europee, Grillo si era definito esplicitamente capo politico del M5S. Dopo la sconfitta, con il comunicato successivo aveva dichiarato di “essere un po’ stanchino”, ed aveva provveduto alla nomina di un Direttorio, ribadendo però di voler rimanere il garante. Ma allora chi è ora il capo politico? E come mai il garante non è intervenuto a far rispettare ad esempio le regole per le elezioni comunali, seguite solo nel caso romano? Togliendo il suo nome dallogo, ha fatto un ulteriore passo indietro. Il “mantra” al riguardo è che “Grillo lo aveva detto” che quando il MoVimento fosse cresciuto si sarebbe fatto da parte”. Conclusione di Becchi: “A quanto pare ci siamo: Grillo è ormai assente, anche se ancora si sente la presenza della sua assenza”.

CASALEGGIO DECIDE MA NON E’ UN VERO LEADER

Grillo si defila, quindi, o viene accantonato, Casaleggio svetta sempre più, e non solo dietro le quinte, e addirittura sul blog di Grillo si notano alcuni aspetti inediti: “Hanno reso Grillo l’ologramma di se stesso, un buffone. Non ha più nessuna funzione. Del resto, il blog è di Casaleggio. E’ lui che comanda”, si legge nell’intervista odierna di Becchi al Quotidiano Nazionale. Significativo anche l’intervento del professore genovese apparso sul Giornale: “Il dato di fatto – scrive l’ex ideologo grillino, docente di storia della filosofia a Genova – è che all’uscita di scena di Grillo non ha fatto seguito anche quella di Casaleggio, il quale a questo punto da solo esercita un potere assoluto sul nuovo partito, senza esserne il leader, anzi rivendicando di non esserne la guida, pur prendendo tutte le decisioni politiche”. Becchi parla di una “figura quasi invisibile sulla scena pubblica, che decide in segreto la linea politica della maggiore forza politica di opposizione”. A differenza di Renzi, Salvini e Berlusconi – che almeno “ci mettono la faccia” dice il docente – nel caso dei 5 Stelle “abbiamo una forza politica pilotata da chi è in grado, utilizzando il blog che comunque porta ancora il nome di Grillo, di manipolare l’informazione e al contempo (come nel caso della Consulta) di controllare i parlamentari e, nell’ipotesi del futuro governo pentastellato, di controllare persino l’esecutivo. Una persona, Gianroberto Casaleggio, che non è mai stata eletta e votata da nessuno, controlla il maggior partito di opposizione, imponendo decisioni prese da lui con il ristretto gruppo del Direttorio, che funge da cerchia di trasmissione per controllare tutti gli altri parlamentari ridotti al ruolo di marionette, una persona che ormai utilizza la rette come mezzo per manipolare le coscienze e che domani potrebbe addirittura controllare l’esterno dell’intero governo”.

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