Uno dei più violenti di sempre. È stato definito così dal ministro delle Infrastrutture, dell’Energia e dell’Acqua, Yuval Steinitz, l’attacco informatico condotto lunedì alla rete elettrica di Israele. L’hack è arrivato alla vigilia della giornata inaugurale di uno degli appuntamenti di riferimento per l’industria del settore – il Cyber Tech di Tel Aviv -, la seconda fiera al mondo, la prima al di fuori degli Stati Uniti, che oggi giunge a conclusione.
L’ATTACCO
L’offensiva, di cui si sta occupando il National Cyber Bureau, l’ufficio israeliano dedicato alla prevenzione e al contrasto delle minacce cibernetiche, è durata due giorni; quarantotto ore racconta il Jerusalem Post -, in cui la domanda di energia elettrica all’Israel Electric Corporation ha toccato un picco di 12610 megawatt, dovuta alle temperature invernali scese sotto lo zero.
IL VIRUS NEUTRALIZZATO
A colpire la rete israeliana, ha spiegato il ministro Steinitz intervenuto al Cyber Tech, è stato un virus, identificato e neutralizzato dal software che protegge l’infrastruttura. Una prontezza di “riflessi” confermata in una recente classifica, pubblicata sul sito del World economic forum, che colloca Gerusalemme al diciassettesimo posto tra le nazioni meglio preparate per far fronte a un attacco cibernetico.
Tutto questo, però, non rassicura appieno le autorità del Paese, che intravedono in questo attacco solo la punta dell’iceberg di un futuro in cui queste offensive saranno destinate a moltiplicarsi. “I cyber attacchi sono una grande minaccia e sono certo che crescerà nel prossimo decennio. Questo è un nuovo esempio di ciò che abbiamo bisogno di essere preparati ad affrontare in qualsiasi momento”, ha commentato il titolare del dicastero dell’Energia.
LA MINACCIA TERRORISTICA
“Abbiamo bisogno di tecnologia cibernetica per prevenire questi attacchi – ha aggiunto Steinitz, ripreso dal sito israeliano Arutz Sheva – che possono paralizzare” non solo “centrali elettriche”, ma anche “l’intera catena di approvvigionamento dell’energia”, dal “gas naturale, al petrolio, alla benzina, ai sistemi idrici”. Poi il sospetto: “Organizzazioni terroristiche come l’Isis, Hezbollah, Hamas e Al Qaeda hanno capito che possono causare danni enormi con attacchi informatici rivolti a nazioni”.